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DA LUNI MARE
di Paola G. Vitale
1 marzo 1984
(trent’anni di storia)
Nella
foto dell’inaugurazione dei locali annessi all’erigenda chiesa di Luni Mare,
don Angelo de Mattei, già mancato da 24 anni, celebrava la Santa Messa, e noi
fedeli, in piedi sul cemento della fondazione, partecipavamo commossi. Tra la
folla ho riconosciuto la mia testa, anche se la mia partecipazione attiva era
cominciata molto prima, nell’anno 1976, assieme alla signora Ida, in un locale
che aveva ospitato l’asilo per i piccoli, poi ceduto per la celebrazione della
Santa Messa e dove ho iniziato la mia storia di catechista anche per i miei
bambini che nel 1977 hanno ricevuto la Prima Comunione nella chiesa di S.
Eutichiano a Marinella.
Tutto ciò che è in quel locale (la nostra chiesa) lungo trenta metri, ad arco,
e largo cinque, è stato donato da benefattori che si sono susseguiti, a
cominciare dalla signora Isola di Villanova d’Arda, che al momento della
pensione donò una grossa cifra, seguita da amici e da tante famiglie che qui
venivano per la vacanza sul mare. Sempre si sono susseguite queste opere di
amore verso la Chiesa, che ancora non c’è come edificio, ma è presente nel
cuore di tanti abitanti di Luni Mare, residenti oppure proprietari di case per
le vacanze o per l’aria salubre.
Don Ludovico poi ci aveva dato la dignità della stanzetta in legno e dei mobili
fatti appositamente costruire, Insomma, tra alterne vicende, l’ultimo anno è
stato confortato dalle tre Sante Messe feriali del giovane don Roberto, ora
trasferito a Romito Magra.
Scenda
ora lo Spirito Santo e il dono della cappella!
Una giornata eccezionale!
Oggi,
14 febbraio, la
Chiesa ricorda i Santi Cirillo e Metodio, grandi per il bene della Chiesa,
inoltre è San Valentino, festa degli innamorati, e oltre 25.000 coppie di
fidanzati sono in piazza S. Pietro, in udienza dal Papa. C’è un bel sole che
allarga il cuore nell’aria ancora fresca ed io sono piena di gioia perché sono
in armonia con mio marito e inoltre ho ricevuto un gradito miracolo da San
Francesco, patrono d’Italia.
Dopo la preghiera, stavo uscendo dal nostro archetto-chiesa e ho udito un
piccolo fracasso. Alzando gli occhi ho visto cadere alcune strisce di
rifinitura dalla finestrella superiore che dà luce tra i due lampadari di don
Angelo de Mattei. C’era un uccellino tutto solo, inferiormente color arancio
chiaro, che sbatteva nella plastica nel tentativo vano di uscire da lì, da dove
vedeva il cielo. Sono caduta in ginocchio, un po’ spaventata, e ho invocato di
nuovo San Francesco d’Assisi, come mi era capitato qualche anno fa. L’ho
supplicato: “Santo Francesco, ti supplico, fai scendere l’uccellino e fallo
uscire dalla porta!”. Così è stato, subito, ed io commossa ho ringraziato San
Francesco. Deo gratias.
1°
marzo a
Le Grazie
Sabato 1° marzo, senza il nostro vescovo Luigi Ernesto, assente per maggiore
impegno, ci siamo recati in pellegrinaggio al santuario della Madonna delle
Grazie, sempre compatti e numerosi, nonostante la pioggia insistente. Sfilando
per la via della bella cittadina che costeggia un ampio e sinuoso golfo,
abbiamo pregato il Santo Rosario guidati dai sacerdoti e seminaristi e
preceduti, come sempre, dalle Confraternite. La croce dorata di Cristo apriva
il cammino sorretta da un giovane che pareva non avvertire la pioggia, sotto
tanta Presenza.
La chiesa, bella e ricca nella sua architettura, è sicuramente dedicata alla
passione e morte in croce di nostro Signore, tanto che all’ingresso della
sacrestia una statua della Madonna trafitta da spada, posta sotto una grande
croce con Gesù, colpisce veramente al cuore e induce al vero raccoglimento
nella fede. Nonostante la chiesa fosse gremita, è stata possibile la Santa
Confessione e, quindi, la Comunione Eucaristica.
Il richiamo a vivere alla presenza di Cristo, sempre in confidente abbandono, è
stato l’argomento forte dell’omelia del vicario generale, mons. Enrico Nuti.
Cerchiamo di tenerlo sempre presente.
Ringraziando tutti, un forte invito alla prossima mattinata di preghiera
insieme!
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In ricordo del Preside Prof. Giuseppe Franciosi
di La comunità di Casano
La comunità di Casano
rinnova le più sentite condoglianze ai familiari del caro prof. Giuseppe e
assicura che non dimenticherà mai il “suo” preside, uomo buono e stimato che ha
dedicato la vita ai suoi ragazzi di numerose generazioni.
Negli ultimi anni egli ha speso parecchie energie nel dar
vita e poi collaborare al bollettino interparrocchiale “Il Sentiero”. E’ parso
giusto, perciò, elargire, in sua memoria, una piccola somma per aiutare a
garantire la continuità al nostro giornalino.
Assicurando le preghiere e il ricordo di tutti, vi siamo
vicini certi che egli ha raggiunto la Casa del Padre ed anche la sua amata
Giulia.
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Lettera a Gesù
di Giuliana Rossini
Caro
Gesù, Ti invio queste righe in controtendenza rispetto alle normali abitudini,
per metterti al corrente di una proposta che vorrei fare. Di solito le missive
a Te vengono inoltrate a Natale per chiedere regali o manifestarti buoni
propositi. Io invece Ti scrivo in quaresima, periodo di riflessione,
conversione e di incontro con Te, perché vorrei che si verificasse un
cambiamento di rotta nel nostro modo di pensare e vedere le cose. Come
ben sai, mi è già capitato di manifestare un certo fastidio, che intendo ora
ribadire, per come vengono comunicate a raffica notizie, che definire
disastrose è troppo poco, dal mezzo televisivo. Tu mi potresti rispondere che
se siamo subissati da veri e propri bollettini di guerra è perché noi uomini
procuriamo il “materiale” di cui essi sono infarciti. Sì, certo, ma come dice
anche il noto detto “est modus in rebus”,
c’è modo e modo di usare gli strumenti di comunicazione e di riferire
gli avvenimenti. Non vorrei essere fraintesa e passare come una che demonizzi i
cosiddetti media. Sei
Tu, Gesù, che ci hai dato i talenti, l’intelligenza e la volontà per
raggiungere certi traguardi ed è giusto che l’uomo non li sotterri, ma li
utilizzi per cercare di migliorare la propria condizione. La televisione ha il
grande merito di avvicinare tutti i popoli del mondo, facendoci vedere cose di
cui la maggioranza di noi non avrebbe neppure sospettato l’esistenza, di
arricchire il nostro bagaglio culturale tenendoci informati su una grande
quantità di avvenimenti, senza trascurare la compagnia che può tenere alle
persone sole. Però ritengo, come spesso accade, che le cose ci siano sfuggite
di mano. Capita che la scienza faccia passi da gigante nel compiere scoperte
utili all’umanità, ma l’etica, che ne dovrebbe regolare l’uso, non sia all’altezza
della situazione, anzi venga tranquillamente accantonata, perché ci
insuperbiamo credendoci degli dei, dimenticando la nostra piccolezza e che Tu
solo sei il vero Maestro. Così non siamo in grado di capire e analizzare la
grande portata (dis) educativa del mezzo in questione. Mi verrebbe da
domandarti (ma so bene che non sei Tu il responsabile): chi ha deciso che
informare sia sciorinare quantità a dismisura di cattive notizie, senza tenere
conto di ciò che di buono l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio e reso
Suo figlio da Te, normalmente compie? Perché non affiancare al negativo (che
purtroppo esiste) qualche buona notizia? Perché non ci si rende conto
dell’effetto deleterio che il racconto esasperato del male può avere,
specialmente sui giovani che possono perdere la speranza e ritenere che non
valga la pena di impegnarsi a migliorare le cose, tanto va tutto a rotoli? Caro
Gesù, Tu ci hai insegnato che togliere la speranza, specialmente ai più
piccoli, è un delitto che merita il Tuo castigo. Proprio qualche domenica fa,
Tu, in Galilea, seduto sulla montagna, mentre ammaestravi le folle, ci dicevi
che sarebbe stato meglio cavarci l’occhio destro e tagliarci la mano destra
piuttosto che dare con essi motivo di scandalo. E’ per ciò che oso esternare
questi pensieri, anche perché sono convinta che essi esprimano un comune
sentire, che la maggioranza delle persone ne abbia abbastanza del male per il
male e desideri invece che il bene, che c’è intorno a noi, esca in superficie e
sia messo in evidenza. So bene tuttavia che i “signori” dell’informazione sono
interessati solo dall’”audience” che ottengono i loro programmi e che occorra
ben altro per scuoterli e far loro mutare atteggiamento. Ma Tu ci ami di un
amore senza misura e ci mostri anche che nulla è impossibile a Te se siamo
disposti ad accogliere e mettere in pratica la Tua volontà. Ed
ecco allora la proposta: perché non incominciare noi, dal nostro bollettino,
con testimonianze di storie autentiche e positive? Sono certa che la Redazione
de “Il Sentiero” approverà l’idea di abbracciare un nuovo tipo di informazione
che pubblichi quello che di buono e bello accade ogni giorno intorno a noi e
che bisogna imparare a vedere guardando la realtà con occhi nuovi, cioè, Gesù,
con i Tuoi occhi. A dire il vero il nostro bollettino interparrocchiale ha già
nel suo DNA la predisposizione ad accogliere il positivo, si tratta solo di
fare un passettino in più. Tu,
Gesù, Figlio di Dio, sei venuto sulla terra a morire per noi per amore e così
ci hai rivelato che Dio è Amore (non poteva esserci amore più grande di quello
del Padre che dona il Figlio e di quello del Figlio che dà la vita per i
fratelli). Dio Padre ci ha amati per primo, quando noi eravamo ancora nel
peccato ed ha amato tutti, facendo splendere il sole e cadere la pioggia sui
buoni e cattivi, sui giusti e gli ingiusti. Anche noi dobbiamo amarci così,
creando tra noi rapporti nuovi, ad immagine di quelli esistenti tra Te, il
Padre e Spirito Santo, considerando l’altro come un fratello da amare e servire
e non da strumentalizzare e scandalizzare. Solo così vivremo realmente la
Pasqua in pienezza.
Buone Feste a tutti.
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DIARIO
di Walter
Iniziando
a scrivere queste mie riflessioni non posso non ricordare, a un mese dalla sua
scomparsa, il caro prof. Giuseppe Franciosi, il “preside”. Questa è sempre
stata la sua rubrica, il suo “diario”, per far sapere ai lettori le cose che
normalmente succedono nelle nostre comunità parrocchiali. Era questo, mi
diceva, il principale impegno di questo nostro bollettino. Ed io, dopo la sua
rinuncia, mi sono sentito in dovere di continuare questo suo desiderio, anche
se non sono certamente in grado di eguagliare la sua particolare chiarezza nel raccontare
i fatti da lui vissuti. Cerco soltanto di mettere in pratica ciò che da lui ho
imparato.
Sabato 1° marzo
Oggi,
col pellegrinaggio mariano del primo sabato del mese siamo andati al Santuario
delle Grazie (Portovenere). Ma di questo ne parla la Paola in altra pagina.
Martedì 11 marzo
Oggi
è venuto quassù, a Ortonovo, il tecnico della Gestetner per portarmi una
confezione di inchiostro e per ritirare il saldo del nuovo ciclostile. Quando
avevamo deciso di sostituire quello vecchio eravamo tutti in pensiero (il
Preside invece in questi casi era sempre fiducioso, diceva che quello economico
era l’ultimo dei problemi): un po’ di soldi in cassa c’erano, ma ne mancavano
ancora tanti per coprire la spesa totale. Ma con l’appello a voi lettori e alle
parrocchie siamo riusciti in meno che ce l’aspettassimo a saldare il debito.
Certo, ora siamo proprio a zero, quindi vi invitiamo a continuare il vostro
generoso sostegno a questa pubblicazione.
Giovedì 13 marzo
Questa
sera l’ora di adorazione interparrocchiale per le vocazioni si svolge nella
chiesa di S. Giuseppe, a Casano. La chiesa è calda e ben illuminata, le panche
sono tutte piene. Nel vedere questo mi viene in mente quello che sempre mi dice
don Rossetti, quando lo sento al telefono. Ogni volta mi ripete che lui non sa
capacitarsi di quanto siano cambiate le nostre comunità. Quando era parroco
lui, qui a Casano, oltre 50 anni fa, non si sarebbe mai sognato di riempire la
chiesa per un’adorazione, o i pellegrinaggi del primo sabato e altre cose che
noi ora facciamo. Certo, si potrebbe fare anche di più, ma non mettiamo limiti
alla Provvidenza e continuiamo nelle nostre preghiere, il Signore saprà
certamente ricompensarci.
Domenica 23 marzo
Oggi
alla Santa Messa delle ore 11, al Santuario, il parroco, padre Mario ci ha
incantati (almeno me e alcuni altri che me l’hanno detto) col commento al
Vangelo che raccontava del colloquio di Gesù con la Samaritana. Già giovedì
scorso, la sera, nella “cripta” al centro del paese, nella consueta ora di
adorazione con l’inserimento della Lectio Divina, per una buona mezz’ora ci
aveva intrattenuti su questo argomento. Oggi pensavo che sarebbe stata una
ripetizione, invece in altri venti minuti ha reso ancora più completo il
commento (anche se è pur vero che non si
finirebbe mai di discernere sui racconti del Vangelo). E, come ho già detto un’altra volta, il segreto sta proprio nella “Lectio”:
leggere qualche giorno prima la Parola e meditarla ci fa gustare meglio, poi,
l’ascolto della domenica.
Martedì 25 marzo
Oggi
si celebra la festa della Santissima Annunziata e nella frazione di Annunziata
il diacono Agostino col parroco, padre Mario, hanno programmato per le ore 11
la Santa Messa solenne. A presiedere la celebrazione c’è il Rettore del
seminario, don Franco Pagano, concelebrano i padri Mario e Onildo, il vicario
don Andrea, don Roberto Poletti (anche se trasferito a Romito, quando può
partecipa ai nostri incontri) e il “padrone di casa”, Agostino. Enzo alla pianola
(che lo fa un po’ tribolare) accompagna i canti. La piccola chiesa, nonostante
il giorno feriale è piena di fedeli giunti da diverse parrocchie. L’omelia di
don Franco è naturalmente incentrata sul messaggio dell’angelo a Maria, ma più
che il contenuto mi colpisce il modo con cui il Rettore comunica (e questo l’ho
notato anche all’Adorazione in seminario e anche quando riceve le confessioni
in occasione dei pellegrinaggi mariani). Egli, infatti, quando parla riesce
sempre a trasmettere gioia, e non è certamente cosa facile; ha sempre il
sorriso sulle labbra e i suoi concetti anche se importanti e problematici
sfociano sempre in sano ottimismo. Nella
Santa Messa è stata ricordata la defunta Aldemara, moglie del diacono,
scomparsa recentemente.
A voi tutti, cari lettori, auguro di
cuore una serena e Santa Pasqua!
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Una Pasqua a ritroso nel tempo.
di Marta
Il vestitino era pronto da
tempo: la zia cuciva per noi nipotini gli abiti nuovi perché il giorno di
Pasqua tutto doveva essere rinnovato. Mi piacevano il pensiero e l’attesa
dell’evento. Durante la quaresima gli adulti facevano voti e preghiere al Signore,
noi bambini dovevamo rinunciare a qualcosa (dolci, giochi…) o promettere di
essere più ubbidienti e disponibili con tutti, e questo ci procurava un certo
sacrificio. Il Venerdì Santo era il giorno più triste. La sera, verso il
crepuscolo, cominciavano a preparare i grandi fuochi. “Perché mamma si fanno i
fuochi?”, domandavo. “Per illuminare il percorso del Signore sotto la croce”,
mi rispondeva lei. La processione con grande folla si snodava per il paese con
canti e preghiere e il suono della ràrà rappresentava il clamore della folla e
il pianto della gente per la passione di Gesù. Nella
testolina di noi piccoli veniva da pensare: “Perché gli uomini sono così
cattivi con Gesù che non aveva fatto nulla di male?”. La paura e lo sgomento ci
prendeva alla gola sfociando in un pianto dirotto. Il Sabato santo era il
giorno di attesa e la veglia. Poi ecco che tutte le campane suonavano a distesa
annunciando la lieta notizia: Gesù è risorto! Allora tutti noi bambini
correvamo nei prati, negli orti, campi e giardini esultando e cantando e,
subito dopo, a risciacquarci la faccia, senza asciugarla, per essere certi di
purificarci. Poi la domenica, il giorno di Pasqua. Non stavo ferma un momento;
il vestitino nuovo era pronto sul mio letto, era molto bello, color fragola, di
tessuto fru-fru, ricco di arricciature sulle spalle e nella gonna; il colletto
bianco di millerighe con la trina tutt’attorno e un grande fiocco lo chiudeva
sotto il mio collo (anche se mi strusciava sotto il mento, non mi importava
niente); pure il fiocco che la mamma mi aveva messo in testa era molto grande e
bello; le scarpine erano di vernice nera, i calzettoni bianchi. Tutti eravamo
pronti e tutti a nuovo. Io guardavo mio fratello che per l’occasione lo avevano
pettinato con la riga e tanta brillantina e, sebbene avesse già dodici anni,
portava i calzoni corti. La chiesa il giorno di
Pasqua era sempre gremita. Anche chi non frequentava spesso, quel giorno faceva
l’impossibile per non mancare ed erano molto attenti alla cerimonia. Poi fuori,
sul sagrato, tutti sorridenti ed esultanti ci scambiavamo gli auguri, anche con
persone alle quali durante l’anno, per strada, non facevamo assolutamente caso.
Noi piccoli, invece, pensavamo alle cose buone che avremmo mangiato quel giorno
e: nell’uovo che sorpresa ci sarà? Da maschio o da femmina? Ma ritornando alla
realtà del momento si gioiva pure noi, perché Gesù era risorto Buona Pasqua a tutti!
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