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C’è differenza tra ‘stare insieme‘ e ‘stare uniti’?
di Un’assidua lettrice
Penso
che anche questa sia una chiave di svolta per ognuno di noi, il punto dal quale
ripartire. Riflettendo su noi stessi, proviamo a porci alcune domande prendendo
come contesto il nostro essere quotidiano e non il nostro apparire: nella
nostra famiglia, nel nostro lavoro, nel servizio nelle nostre comunità
parrocchiali. Stiamo insieme o stiamo uniti
per un unico obiettivo con queste persone che Dio ci ha messo accanto?
Certo, ognuno di noi ha le proprie risposte, ma anche il proprio ‘lavoro
interiore’ da fare. Il buon Dio ci ha messo a disposizione tanti utili
strumenti per raggiungere l’obiettivo, ma ci ha lasciati liberi di decidere se
utilizzarli o meno. E
quali sono questi strumenti penso che lo sappiamo tutti; e se proprio non lo
sappiamo chiediamolo ai nostri sacerdoti, sempre pronti a darci buoni consigli,
chiediamolo a Maria con la preghiera del cuore e saremo esauditi. Ci
accorgeremo che tutti questi strumenti ci riportano ad un’unica risposta: se
stiamo uniti, non ci perdiamo; se stiamo insieme prima o poi ci possiamo
perdere (e purtroppo la vita reale ce lo testimonia). L’Anno
della Fede sta per terminare e dobbiamo ringraziare lo Spirito Santo per averci
trasmesso, tramite il Papa Benedetto XVI, questa indispensabile opportunità per
ricominciare una nuova vita seguendo quella Guida spirituale che è un
meraviglioso strumento di Dio: Papa Francesco. Tutti
noi abbiamo anche la possibilità di vedere a che punto siamo del nostro cammino
spirituale. Come? Ritornando un po’ indietro nel tempo, quando ci era stato
consigliato di aprire la porta a Cristo. L’abbiamo aperta quella porta? Siamo
sempre uguali? Il beato card. Newman diceva: “Vivere significa cambiare, ed
essere perfetti significa cambiare spesso…”.
Sarà la nostra coscienza o il nostro cuore a farci fare le scelte
giuste. Riflettiamo inoltre su queste parole del card. Bagnasco: “…Ci resta una
domanda che dobbiamo porci, non che mondo lasceremo ai nostri figli, ma a quali
figli lasceremo il mondo”. Rendiamoci conto di questa nostra responsabilità! Buon
cammino di conversione quotidiana a ciascuno di noi; se stiamo uniti non ci
perderemo mai. Un esempio di unità mondiale l’abbiamo avuto col digiuno e la
preghiera per la pace chiestoci dal Papa Francesco. Pace non solo in Siria e
nei tanti altri Paesi, ma pace in noi stessi, nelle famiglie, nella Chiesa, nel
nostro Paese, nel mondo. Come
sempre riporto una parte del messaggio della Madonna del 25 settembre scorso: “ Cari figli! Anche oggi vi invito alla
preghiera. Il vostro rapporto con la preghiera sia quotidiano. La preghiera
opera miracoli in voi e attraverso di voi. Perciò figlioli la preghiera sia
gioia per voi! Allora il vostro rapporto con la vita sarà più profondo e più
aperto a comprendere che la vita è un dono per ciascuno di voi. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata”.
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L’ultimo abbandono
di Doretto
Ci
sono dei momenti in cui ci pare di essere gettati nella sventura e abbandonati
da cielo e terra. Eppure questo disorientamento e questo abbandono rientrano
nella tua trama paterna. Gesù, ma come faccio io, così piccolo, a comprendere
la tua volontà quando sono nel dolore? E allora ho imparato una cosa: mi lascio
abbandonare in te! Io so che tu vuoi solo il
mio bene. Non mi affatico più, non rifletto più. Mi metto nelle tue mani. E
godo pace! Se mi ribello e pongo intralci, ritardo la mia felicità. Poi penso: siamo a novembre, e il giorno 2 di questo mese
commemoriamo i nostri cari defunti. Ecco, loro hanno già sperimentato l’ultimo
abbandono! Quando sarà l’ora e arriverà lo Sposo, io mi auguro di avere la mia
lampada ancora accesa, e nel momento in cui dovrò entrare con Lui al banchetto
celeste, io mi auguro di essere in grado ancora una volta o l’ultima, di
abbandonarmi tra le sue braccia e lasciarmi amare come un bambino tra le
braccia della mamma. Gesù, quanti invece muoiono senza avere avuto la gioia di
averti conosciuto? E in quel momento fatidico, cosa penseranno? Si dispereranno
in quella immensa solitudine, al buio che apparirà loro davanti? Li assalirà la
paura? Penso così a S. Francesco d’Assisi; lui è arrivato a chiamare la morte
“sorella morte”: ecco la differenza. E allora penso
ancora una volta alla infinita misericordia di Dio. Dio ci ama, siamo sue
creature e Lui ci vuole tutti salvi. Se ascoltiamo la sua parola e la mettiamo
in pratica, volendoci bene tra noi, siamo già felici su questa terra e lo
saremo per sempre nell’altra vita che ci attende. Siamone certi!
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