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La profezia del Vangelo si “gioca” negli appartamenti dove viviamo
di Un’assidua lettrice
La
profezia del Vangelo si “gioca” negli appartamenti dove viviamo…
Sono
parole che ho portato con me, dentro il mio cuore, dall’omelia di ieri di padre
Vittorio, commentando le Letture e sottolineando l’importanza che ha per ognuno
di noi la frase: “Beati quei servi che il
padrone al suo ritorno troverà ancora svegli”, e consigliandoci di dare più
importanza alla “Banca del Cielo” che alla “Banca della Terra”. Penso che la
lettura del Vangelo ci abbia portato a riflettere sui vari avvenimenti che ci circondano
abitualmente: incontriamo sempre più frequentemente persone che hanno
situazioni familiari infelici a causa di separazioni, anziani abbandonati,
familiari che non si parlano per delle eredità, invidie e gelosie tra fratelli,
comunità parrocchiali dove non vive la vera unità, ma dove nascono schieramenti
e pettegolezzi…, tutte realtà per niente evangeliche.
Durante
l’estate ho incontrato tante persone che non vedevo da anni e ho scoperto
diverse di queste realtà; situazioni che diventano, col tempo, quasi una
normalità. Non parlarsi, per esempio, con il fratello che si trova nel solito
bagno: un tempo sotto il solito ombrellone, ora un po’ più in là. Che brutto!
Ma quale voce ascoltiamo? Quanto egoismo! Ha ragione il nostro Papa, non c’è
tempo da perdere, dobbiamo riportare Dio nella nostra vita, nelle nostre
famiglie; essere cristiani credibili, uniti, dentro e fuori la Chiesa.
Facciamoci
curare, per questo, dai nostri sacerdoti per uscire da queste situazioni o per
rischiare di cadere in queste realtà che non ci porteranno mai la vera pace.
Rendiamoci veramente conto che Gesù non è venuto per condannarci ma per
salvarci e dobbiamo quindi confidare sulla sua infinita misericordia per essere
poi anche noi misericordiosi verso gli altri. Suor Josefa Mendez racconta che
in una visione Gesù le aveva detto: “Non è il peccato che maggiormente ferisce
il mio cuore, ciò che lo strazia è che dopo averlo commesso le anime non
vengono a rifugiarsi in me”.
Quanto
sono importanti per tutti noi i nostri sacerdoti! Ma ce ne rendiamo conto? E se
troviamo quello che riesce a farci aprire il cuore (una guida spirituale) è
veramente tanta roba; perché è lì che la nostra confessione è vera, lì
troveremo sempre parole di conforto e di stimolo a migliorarci e, piano piano,
ripareremo assieme le ferite aperte a causa del peccato. “Il confessionale
scaccia via l’Inquilino del piano di sotto che è entrato in noi attraverso il
peccato”, così diceva padre Claudio in una recente omelia. Ma di questi
consigli ne arrivano da oltre 30 anni (Medjugorie) da Colei che ci vuole
portare alla Pace, e da Fatima è già un secolo che Lei ci invita alla
Conversione. In uno dei messaggi la Madonna ci dice: “… Senza riflettere siamo
pronti a commettere il peccato e a metterci nelle mani di Satana; in questo
tempo in cui vuole creare disordine nei nostri cuori e nelle nostre famiglie; e
che non dobbiamo cedere e permettere che egli diriga noi stessi e la nostra
vita”. Ed è per questo che siamo arrivati a questo mondo macchiato: usiamo
quindi i prodotti giusti e iniziamo a smacchiarci iniziando da noi stessi e
consigliando questo efficace smacchiatore: il confessionale.
Ma
purtroppo anch’io fino a tre anni fa non conoscevo i valori del Vangelo, non
leggevo libri e riviste che mi informassero meglio, e che brutto non sapere
cose che per noi possono essere di fondamentale importanza per vivere nella
pace vera! Papa Benedetto diceva: “Tutti possono aprirsi all’azione di Dio, al
Suo Amore; con la nostra testimonianza evangelica noi cristiani dobbiamo essere
un messaggio vivente anzi, in molti casi, siamo l’unico Vangelo che gli uomini
di oggi leggono ancora…”.
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“SONO VENUTO A GETTARE FUOCO SULLA TERRA”
di Doretto
Mi sono chiesto tante volte cosa volesse dire Gesù con queste parole.
Oggi se sono arrivato a darmi una risposta è anche, forse, attraverso le peripezie
della vita, fatta di dolore e di tante prove anche negative. A volte, infatti,
è come se Gesù accendesse una lampadina, e tutto quello che prima era
incomprensibile, per me, diventa chiaro; e mi accorgo che, in fondo, era una
cosa tanto semplice.
Il fuoco? Ma certo! Gesù lo ha acceso in noi quando siamo
stati battezzati. E poi, su su, dalla Prima Comunione alla Cresima, al
Matrimonio. Ci ha inebriato col suo Amore attraverso lo Spirito Santo, e ora ci
dice: “Quanto vorrei che fosse acceso e incendiasse tutta la terra!”.
E allora mi vene spontaneo credere che questo fuoco
ognuno di noi se lo porta dentro; in qualcuno è acceso e si vede attraverso le
sue opere (ad esempio: volontariato, servizio civile, assistenza ai malati…),
in altri, invece, sembra spento. Ma in realtà non lo è spento. Infatti non c’è
più la fiamma, c’è solo cenere, ma sotto la cenere c’è rimasta un po’ di brace
che, da un momento all’altro, può riaccendere il fuoco, e che fuoco! Gesù è
sempre lì, vicino, e quando meno te l’aspetti, ecco, la fiamma si riaccende e
illumina tutta la tua vita. Sì, perché il fuoco è anche luce e la luce è vita;
la luce di Gesù è quella che ti fa vedere il fratello; è quella che illumina la
strada davanti a te affinché tu non inciampi. Chi è nella luce è con Gesù, è
con la gioia.
Leggendo i giornali e guardando la TV: mamma mia, quanta
cenere! Sembra proprio che il fuoco, nel mondo, si sia spento del tutto. Ma
Gesù ci ha anche detto: “Confidate: ho vinto il mondo”.
Cari amici lettori, sono trascorsi due mesi dall’ultimo
numero di questo bollettino, due mesi sotto l’insegna del caldo, e che caldo!
Ed eccoci già ormai a settembre (quando uscirà questo numero). Questo periodo è
trascorso velocemente, come sempre. Mi domando: “Come l’abbiamo vissuto? Sotto
l’insegna del fuoco o della cenere?”.
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Anno della Fede
di Don Romeo Rossetti – già Parroco di San Martino di Casano
Anno
della Fede
La
rivoluzione di Papa Francesco
Siamo
già ad anno inoltrato dell’Anno della Fede voluto dal Papa emerito Benedetto
XVI, indubbiamente ispirato dall’alto, cioè dallo Spirito Santo, con il
programma di una nuova Evangelizzazione della Chiesa, simile, almeno
nell’intenzione, a quella apostolica essendo ai tempi moderni assolutamente
difforme da quella originale voluta dallo stesso fondatore Gesù Cristo, e come tale prescritta agli
apostoli.
Questa
decisione è stata presa per risolvere tutti i gravi problemi (la maggior parte
dei quali inerenti la Curia
romana e di essi qualcuno di pubblica conoscenza) che lo stesso Papa, nel lungo
periodo vissuto in essa, aveva riscontrato e a causa dei quali egli, sommerso e
tormentato, ebbe un forte impulso riformatore che esercitò con grande acume,
fino alla fine del suo mandato facendo sempre appello alla conversione.
Memorabile il suo discorso del 11 ottobre 2012 (per la commemorazione dei 50
anni del Concilio Vaticano II): “… Abbiamo visto che nel campo del Signore
c’è sempre anche la zizzania e che nella rete di Pietro si trovano anche i
pesci cattivi...” e ancora: “da quando la Chiesa è diventata forte
istituzione, molti cattolici si sono allontanati..” .
Parlava
di “Unità e Pulizia”, Papa Benedetto, ed aveva anche allontanato circa 80
vescovi prima del suo “nascondimento” al mondo. Papa Benedetto “che di unghie e
di denti ne ha saputo mostrare come forse nessuno dei suoi predecessori” ha
fatto tutto ciò che poteva per lasciare al suo successore una Chiesa più forte
e più pulita. Lo ha fatto con intelligenza ma con amarezza e con una forza
violenta che lo hanno sfinito fino a costringerlo ad abbracciare la pesante
croce del suo ritiro, nell’umiltà del
silenzio e della preghiera, sempre in un immobile del Vaticano un tempo adibito
ad un convento di clausura.
Si
narra che San Francesco nel 1205, nella Chiesa di San Damiano ricevette dal
Cristo in Croce questo messaggio : “Ripara la mia Casa che, come vedi, è in rovina” . Come San Francesco anche Papa Francesco,
il successore desiderato da Papa Benedetto XVI,
è arrivato a noi certamente per un disegno della Divina Provvidenza di cambiamento e di ritorno alle
origini, alla Chiesa povera dei poveri o “dei minori”, come diceva S. Francesco
che voleva essere il minore dei minori.
Egli
ha esordito con un “buonasera” del nostro normale quotidiano la sera della sua
elezione, presentandosi ai fedeli raccolti in piazza S. Pietro e invitando gli
stessi a pregare per lui, camminando fra la gente comune, abbracciando e
baciando gli ammalati (San Francesco abbracciava i lebbrosi), accarezzando i
bambini, le mamme, gli extra comunitari per farli essere “intra – comunità“. Ha
poi ritirato da subito, la croce d’oro, orpelli, paramenti lussuosi nelle
limousine, gli appartamenti vaticani…; ha incoraggiato i giovani a non farsi
“rubare la speranza“ e non aver paura di
sognare in grande, i sacerdoti “a non essere funzionari del culto“, i curiali a
vivere nella collegialità, tutti a “perdonare“ e ”condividere”.
Cerchiamo
quindi di essere tutti più comprensivi ed accogliere le persone divorziate, le
coppie conviventi, gli omosessuali, i non credenti...
Proprio
in questi ultimi giorni durante la
Messa quotidiana nella Cappella di Casa S. Marta, Papa
Francesco ha predicato che la Chiesa
non è un’organizzazione burocratica né una ong (organizzazione non governativa)
e gli uffici della Chiesa sono necessari, sì , ma fino ad un certo punto.
Servono solo come aiuto a questa storia d’amore che è la Chiesa Madre. Da
tutto l’insieme della sua attività in questi pochi mesi risulta che Papa
Francesco è a perfetta conoscenza dei gravi problemi che già avevano afflitto
la vita del predecessore e, aiutato da una commissione di cardinali di fiducia
ereditata dal Papa emerito, senza entrare nei particolari, ha già cominciato a
riformare la Chiesa
iniziando dalla Curia vaticana.
Confidiamo
che Papa Francesco, che ha dichiarato la Chiesa “ povera per i poveri”, continui a
impegnarsi come San Francesco, di cui porta il nome, ad attuare il messaggio di
Cristo come lo ha ricevuto San Francesco
nella Chiesa di San Damiano: “Ripara la mia Casa che, come vedi, è in rovina
“.
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