Salir la montata gh’è dura:
la gamba la n’ghen pù abituà,
‘l r’spiro i s’ fa svelto,
i gociolon d’ sudoro m’nuto
impast’n i ciufi,
i scend’n svelti a brusciar i och’i.
Salir la montata gh’è dura:
l’erba la copre i sasci,
‘n violo streto e curvo
i guide i pasci p’santi
anc se i rami l’ombra
i la dan profonda e scura.
Salir la montata gh’è dura:
‘l paeso imobil’ e serio
i propon’ musi novi,
‘l saluto gh’è dificile e svelto,
i amici d’ na vota, vech’i ‘nca lore,
i rid’n come dir: ”Bei mi tempi!”.
Salir la montata gh’è dura
prché i altri i sent’n la rotura
ch’esist fra noaltri
e romp’r ‘l mei, ‘l paes’antigo
che tanta storia gh’a tramandà,
i par ‘n dovero pù che ‘n destin nero.
Salir la montata gh’è dura:
ma mai a m’ stuf’rò
d’ v’nir ‘n ti borghi o ‘n t’la Pià
p’r farm p’rdonar la fuga
dai sasci sgr’tolà e seri
chi m’ mir’n però con tanta sc’mpatia.
SALIRE LA MONTATA E’ FATICOSO- Salire la montata (la mulattiera) è faticoso: le gambe non ci sono più abituate, il respiro si fa svelto, le gocce di sudore impastano i capelli, scendono svelte a bruciare gli occhi. Salire la montata è faticoso: l’erba copre i sassi, un viottolo stretto e curvo guida i passi pesanti anche se i rami l’ombra la danno profonda e scura. Salire la montata è faticoso: il paese immobile e serio propone visi nuovi, il saluto è difficile e svelto, gli amici di una volta, vecchi anche loro, ridono come dire: “Bei miei tempi!”. Salire la montata è faticoso perché gli altri sentono la rottura che esiste tra noi, e rompere il migliore, il paese antico che tanta storia ha tramandato, sembra un dovere più che un destino nero. Salire la montata è faticoso, ma mai mi stuferò di venire nei borghi o nella Piazza per farmi perdonare la fuga dai sassi sgretolati e seri che mi guardano però con tanta simpatia. (Tratta dal libro “Pane per la memoria”).