La Chiesa è una istituzione divina, perché voluta espressamente e istituita da Gesù, ed umana, perché coloro che la compongono e le persone cui è stata affidata sono uomini. Alla Chiesa Gesù ha assegnato un mandato ben preciso: fare in modo che l’intero genere umano sia unito nel testimoniare il dono di salvezza che il Padre ha, per sua volontà, messo a disposizione di tutti.
La Chiesa è un corpo unico formato da tante membra che diventano vero corpo funzionale al progetto divino soltanto con la condivisione piena degli insegnamenti di Gesù e del suo sacrificio di croce.
Nell’omelia pronunciata nella cattedrale di Brugnato il giorno del suo insediamento, il nostro Vescovo sosteneva un concetto cardine per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: nell’unione siamo popolo vitale di Dio, nella divisione siamo soltanto membra fragili, se non inutili; solo tante membra unite nel nome del Signore nostro Gesù Cristo possono formare un corpo pieno di energie.
Potremmo concludere qui la nostra riflessione sulla necessità di unione di tutti i cristiani, a condizione che la voglia di unità fosse sostenuta dall’assoluta volontà di farla. Per me, questo è l’anello debole che fa camminare a passettini incerti più che sostanziali.
Quando dico sostanziali, penso alla disponibilità di ricevere l’Eucarestia nella Basilica della Dormizione al Cremlino o nelle minuscole, ma splendide, chiesette ortodosse del Peloponneso greco come nella mia parrocchia: se il Corpo di Cristo è uno solo, perché no? Sempre secondo me, è vero che si manifesta la voglia, ma la ferma volontà sembra incespicare su ostacoli spesso incomprensibili nell’ottica dell’amore e zoppicare.
Un proverbio afferma “aiutati che Dio ti aiuta” nel senso che l’uomo deve provarci senza riserve mentali, culturali, psicologiche e materiali se vuole l’intervento divino a sostegno e non viceversa. La componente umana della Chiesa è gestita dall’uomo ed è responsabilità dell’uomo, in primis, non provocare, dopo, risolvere con umiltà, le dissonanze sorte e interrogarsi sulle cause di divisione, affinchè non debba più verificarsi un altro vulnus.
La volontà di Gesù è inappellabilmente esplicita: ut unum sint. Quella dell’uomo perché tentenna? Non posso nemmeno farmi sfiorare dall’idea che Gesù ci abbia dato un compito più grande delle nostre umane possibilità.
Un altro problema si affaccia sul nostro futuro prossimo che dovrebbe dare nuova vigoria all’esigenza di unità: dai risultati di alcuni studi raccolti in un filmato fatto visionare ai Padri del recente Sinodo a Roma e commentato dal card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, si evince che a causa dell’esplosione demografica delle popolazioni orientali e africane e della forte migrazione verso Occidente, nel 2050 le antiche popolazioni europee rappresenteranno meno del 25% del totale.
Ne consegue che i cristiani saranno una minuscola minoranza per di più cordialmente divisi e separati. In queste condizioni essere lievito si fa più complicato, mentre non muta la missione salvifica della Chiesa. Viene da sussurrare: Addio origini cristiane dell’Europa. In conclusione, l’unione di tutti coloro che alla Parola hanno professato fedeltà piena e convinta, si avverte essere condizione determinante perché il magistero della Chiesa possa procedere nel nome della Tradizione apostolica verso l’obiettivo finale: ut unum sint nell’accogliere il progetto di salvezza.
Preghiamo perché ciascuno comprenda quanto le trincee a tutela delle proprie posizioni siano inutili, dannose, fuorvianti e contrarie a quell”Amor che tutto muove”.