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LA (RI)EVANGELIZZAZIONE E’ ANCHE UNA QUESTIONE DI METODO
di Antonio Ratti
In occasione del secondo anniversario del Convegno diocesano sulla Sfida educativa (22-23 aprile 2010), che tenne impegnate nella preparazione per diversi mesi tutte le parrocchie e, purtroppo, caduto con i suoi contenuti e i suoi obiettivi progettuali nell’oblio più totale, mi pare pertinente proporre alcune mie considerazioni. Chi mi legge ha buone ragioni per pensare che sono monotono, monocorde, ripetitivo e involuto, ma la “cosa” ritorna in mente ogni qual volta mi è dato di osservare determinate situazioni. Solitamente ciò che mi spinge a scribacchiare sono episodi che si possono individuare nell’ambiente in cui si vive. Cinque o sei giovani tra i 18 e i 25 anni sono i più assidui frequentatori dell’Oratorio della Parrocchia in cui vivo; tutto il pomeriggio di ogni giorno giocano a ping-pong e a bigliardino; ogni tanto tutti insieme escono e vanno nello spazio riservato a fumare; poi rientrano e continuano il loro bighellonare. La storia, che sicuramente ha anche qualche risvolto positivo, va avanti da alcuni anni. A questo punto la curiosità è forte:“Nella vita cosa fanno?” “ Niente” E’ la risposta più corretta. Non studiano, quindi cultura zero, non hanno interessi né un mestiere, non lavorano o saltuariamente trovano qualcosa da fare; trascinano noiosamente un giorno dopo l’altro, in attesa di un fumoso, aleatorio qualcosa che, con le attuali difficili condizioni, non arriverà mai. Come si vede, una situazione a dir poco frustrante. Da due sacerdoti sono stati fatti dei tentativi, forse non idonei, per catechizzarli alla fede con esito nullo. Tutto sommato sono dei bravi ragazzi che preferiscono l’Oratorio alle tante sale giochi e alle compagnie poco edificanti: moralmente sono puliti, ma non riescono a capire che il corpo con i suoi automatismi nelle funzioni fisiologiche sa fare tutto da solo, mentre è la testa che abbisogna di essere alimentata da una forza interiore che solo l’uomo può avere, il lombrico no. La superiorità dell’uomo è racchiusa qui. Orbene, per loro il problema primario non è la fede, bensì scoprire che l’esistenza dell’uomo ha un significato e un valore, elementi che sono molto di più del quotidiano vegetare. Non ho la soluzione, che è sicuramente complessa, dovendo includere anche un potenziale aiuto per un possibile inserimento nella società civile e nel mondo del lavoro, ma so che la chiave di volta è nella loro presa di coscienza che l’esistere richiede un progetto di vita e nell’operare in equipe da parte della comunità. Ho pena per il loro tempo che scorre nell’inedia e ho la convinzione che la mia idea non sia del tutto sbagliata.
Il concetto che segue, se esce dalla bocca di esperti di marketing, è considerato una buona partenza per il successo del prodotto da promuovere, in realtà, è solo buonsenso, piedi per terra, concretezza: se nel potenziale target cui ci si vuole rivolgere, si avverte il bisogno o la voglia di una determinata cosa, il gioco è fatto, perché basta dimostrare di poter offrire il meglio che il mercato dispone e propone; se, invece, il potenziale target è indifferente e non mostra né bisogno, né voglia, è indispensabile suscitare e stimolare questi ultimi. E qui si mettono in luce le capacità di analisi e di introspezione – che non sono innate, ma vanno studiate, perché hanno delle tecniche ben precise - di coloro che devono individuare, con creatività e competenza, le argomentazioni giuste per accendere l’attenzione e far scattare il bisogno. Se vogliamo fare i “saputi”, suggeriamo le tecniche classiche del marketing, che, per esempio, attraverso la pubblicità si propone di creare aspettative assai attrattive e bisogni, agendo su elementi emozionali e psicologici; se ci accontentiamo di essere semplicemente logici, è sufficiente saper applicare il “metodo Gesù” che consiste nel portare le persone a riflettere sul senso della vita ( es. “Calarono dal tetto, che avevano scoperchiato, la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: “Figlio, ti sono perdonati i peccati.” Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?” E subito Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: “ Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “ Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina?” Ora perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, “ dico a te – rivolto al paralitico – alzati, prendi la tua barella e va a casa tua.” Quello prese la sua barella e se ne andò sotto gli occhi di tutti. E tutti si meravigliarono e rimuginavano in cuor loro l’accaduto.” (Mc 2,1-12), “Il mio regno non di questo mondo”, “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”, quindi, l’accettazione volontaria della morte di croce; ecc. ecc.) Da quanto detto, si evince che il Metodo Gesù ingloba con raffinata applicazione le tecniche del marketing e le precede di 2mila anni, perché ha la caratteristica di tenere fisso lo sguardo sull’obiettivo finale: costringere i presenti a meditare sul problema esistenziale. Se non viene studiata e sviluppata questa metodica, che è di fondamentale importanza per il successo di ogni iniziativa, il predicare la fede si risolve in un predicare nel deserto. Tutta l’attenzione, oggi, mi pare vada riposta nel suscitare il bisogno di dare un senso e un valore vero alla vita, perché l’uomo moderno, contrariamente a quanto appare, dà scarso e distorto significato al dono della vita: mostra, purtroppo, un dannoso rigurgito di egoismo che non porta lontano, ma è capace di creare sofferenze immense e diffuse. Successivamente, e solo sucessivamente, possiamo giocarcela alla grande, perché il materiale messoci a disposizione da Gesù è inestimabile. E’ fin troppo facile, soddisfatte le premesse di cui sopra, dimostrare come la Parola che Gesù propone sia il prodotto migliore tra quelli disponibili. Possono sostenere il confronto, per esempio, i Testimoni di Geova con le loro raccogliticce e confuse argomentazioni bibliche? Il concetto di Paradiso teme il confronto con quello islamico? Quale altro credo può proporre una realtà trascendente e ultraterrena paragonabile a quella cristiana? Chi può racchiudere il tutto in una sola parola, Caritas = Amore? Penso che, chi ha avuto modo e il dono di reflettere e ha deciso di darsi una fede in cui credere, se non è autolesionista, sceglierà quella che dà le migliori prospettive nel tempo terreno e fuori dal tempo. E’ fin troppo evidente come la fede in Cristo sia amore in cielo come in terra, sia la sola in grado di offrire eterna gioia nella luce di chi ha voluto, progettato e creato l’uomo a sua immagine. Tutto ci è proposto in modo semplice, chiaro, logico, razionale e sequenziale. La Parola di Gesù non appartiene al mondo del “verba volant”, è croncretamente capace di cambiare la vita dei singoli e dei popoli, annullando, con la rivoluzione dell’amore, le perfide infrastrutture che l’uomo lontano da Dio si è costruito per dare libero sfogo al cieco egoismo che lo fa sentire invulnerabile e potente. Siamo in grado di pensare quale rivoluzionaria rivoluzione si avrebbe nella vita terrena degli uomini di ogni ordine, grado e colore della pelle, se le Organizzazioni mondiali e le Nazioni tutte decidessero di dotarsi di uno Statuto con due soli articoli 1) Amatevi come io ho amato voi; 2) Ama il prossimo tuo come te stesso? Quanto siamo lontani da questo paradiso terrestre, che, però, resta il compito e l’obiettivo che Gesù ha assegnato a ciascuno di noi, in quanto propedeutico al paradiso celeste. Questa è la ragione per cui dobbiamo seriamente meditare se è corretto procedere con il nostro tran tran di singoli e di comunità, che non impegna più di tanto o se sia più produttivo cercare metodiche e strumenti in linea con i tempi, strade nuove per relazionarsi e linguaggio comprensibile per migliorare la qualità e la quantità dei risultati. Cioè, fare al meglio ciò che la Parola del Figlio di Dio ci chiede di attuare come singoli e come comunità. (Un proverbio inglese ammonisce: se fai sempre le stesse cose, otterrai sempre gli stessi risultati)
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LA BIBBIA, LIBRO DI DIO
di Carlo Lorenzini
Pensiamo la faccia che avrebbe fatto Dante, nel fervore creativo del suo Poema, se una mattina svegliandosi avesse trovato accanto al suo letto lo spirito, mettiamo, di Galileo (Tolomeo era con lo scienziato pisano; ma se ne stava da una parte, il viso a terra, mortificato e in silenzio) a dirgli: “Amico, abbiamo letto (Copernico, Keplero e altri e anch’io) abbiamo letto la tua ‘Divina Commedia’ e quant’altro tu hai scritto. Siamo tutti d’accordo. Cose sublimi: complimenti. Sei veramente un grande poeta. Ma come scienziato, làsciatelo dire, nonostante l’aria che ti dài, sei una frana. Le cose non stanno come dici tu e come ti ha insegnato costui”, ed indica Tolomeo, il quale, sempre in disparte e a viso a terra, non osa guardare in faccia Dante; “la Terra, la Luna, il Sole e i Pianeti, non è come dici tu; è tutto diverso: intanto è la Terra a muoversi e poi… Ma fatelo dire dal tuo maestro qui”, e indica sempre Tolomeo. “Oramai lo sa anche lui come stanno le cose. Il quale quello che non sa è come possa aver fatto a non capire…”.
Cosa pensiamo che avrebbe fatto Dante, di fronte a questa rivelazione, di fronte a questa verità che contrastava con la tradizione, con la sua logica sistematica, con la sua morale diremo oggi centrista; e, soprattutto, una verità che faceva a calci e pugni con la verità delle Scritture? Che cosa avrebbe fatto se fosse sopravvissuto al colpo? Non lo sappiamo. Forse avrebbe fatto cose grosse. Magari avrebbe preso tutti i suoi scritti come falsi e bugiardi e ne avrebbe fatto un falò; avrebbe divorziato da Beatrice e se ne sarebbe tornato nella selva oscura a darsi buon tempo… Fortunatamente Galileo ha aspettato un circa trecento anni a farsi vivo. Permettendo a Dante di morirsene tranquillo, in pace con se stesso e con la sua scienza geocentrica, convinto delle sue convinzioni. Poi finalmente Galileo è venuto a dire definitivamente (per allora) come stavano le cose. E subito la pagina della Bibbia con Giosuè e il ‘férmati, o sole’ ha spinto il mondo teologico contemporaneo a reagire, protestando che quanto affermava Galileo andava contro il Libro sacro. Ma poi tutto è ritornato normale. E oggi il contrasto fra le parole di Giosuè e le affermazioni di Galileo non ci tocca più che tanto. Come non ci scandalizziamo di fronte all’ignoranza astronomica di Dante. E questo perché (la cultura fa progressi) la Divina Commedia è un libro di poesia; e le categorie della poesia sono diverse da quelle della scienza.
Allo stesso modo la Bibbia non è un libro scientifico, non è neanche un libro di storia o di informazione. E’ un libro tutto particolare: che ha per autore e personaggio principale Dio, la Divinità. La Bibbia può anche essere paragonata ad una specie di Giornale di bordo, in cui il capitano registra gli accadimenti che intervengono alla sua navigazione. E le cose che il capitano registra non sempre sono edificanti; perché la ciurma è quello che è e non sempre fra il comandante e i suoi uomini c’è idillio; perché il popolo di Dio non sempre riconosce l’autorità del Padre. Chi legge la Bibbia deve essere pronto ad una visione dell’uomo non sempre edificante e ad un concetto della divinità il più delle volte severo. E, a volte, addirittura crudele. Prendiamo, ad esempio, le pagine dedicate a Giosuè e alla sua conquista della Terra promessa: sono terribili per efferatezza; e credo che l’umanità non conosca spedizioni militari di conquista più spietate della spedizione di Giosuè alla conquista della terra promessa. Oppure soffermiamoci un istante a conoscere la famiglia di Isacco e Rebecca con i figli Esaù e Giacobbe: non è certo un esempio di sacra famiglia; come non è proprio da uomo virtuoso il comportamento di Giacobbe in casa di Labano. Eppure Dio, quando si riferisce al passato, dice tranquillamente: “Io sono il tuo Dio, io sono il Dio dei tuoi padri: Abramo, Isacco e Giacobbe”.
Noi diciamo che la Bibbia è il libro di Dio. Ciò significa che il suo contenuto, i suoi personaggi e Dio stesso come protagonista, non vanno giudicati con i parametri del giudizio umano.
Il negativo della Bibbia (e del negativo ce n’è, sia scientifico che morale) non intacca la divinità del Libro. Ma ne riparleremo.
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SALVE REGINA DELLA PACE, MADRE DI MISERICORDIA
di Un’assidua lettrice
16.04.2012- Ieri, domenica della Divina Misericordia, mentre ero in chiesa per la Santa Messa ho sentito dentro di me, in maniera profonda, l’importanza che ha per me, ma in realtà per tutti noi, la Divina Misericordia e soprattutto quanto dobbiamo confidare ogni giorno con immensa fiducia nella misericordia divina, decidendoci a cambiare pagina e fare veramente spazio nella nostra vita a Colui che tanto ci ha amato e tanto ci ama: Gesù.
E quanto diventa importante per ciascuno di noi l’accostarci ai Sacramenti in maniera responsabile e coerente, per avere da Lui quell’Amore misericordioso che Lui vuole dare a tutti i suoi figli!
E’ un periodo molto importante questo che stiamo vivendo e per questo le mie riflessioni sulla vita sono ogni giorno più intense e fanno nascere in me il desiderio sempre più forte di approfondire ciò in cui credo perché la mia fede sta aumentando sempre più; tutto questo dopo l’esperienza di Madjugorie, e questo mio “svegliarmi” mi ha portato anche a conoscere questa festa istituita dal nostro “intercessore”, Giovanni Paolo II.
Penso che bisognerebbe parlarne di più di questa ricorrenza, non solo in questi giorni. Suor Faustina Kowalaska, che sotto la guida di un angelo è stata negli abissi dell’Inferno, scrive nel suo diario: “…Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori ed invoco incessantemente la Misericordia di Dio per loro… . Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che sono lì, sono anime che non credevano che esistesse l’Inferno”.
Io penso che dobbiamo riprendere a leggere e mettere in pratica il Vangelo, ricorrere ai nostri sacerdoti confessando i nostri peccati, pentendoci e cambiando strada.
Noi crediamo che siamo nati per il Paradiso, ma c’è il Purgatorio e anche l’Inferno, e che abbiamo un Padre che ci aspetta, che ci vuole incontrare, perché è sommamente Misericordioso. Quindi ognuno di noi ritorni a fare spazio a Gesù nel proprio cuore! Io credo che facendo così si crei un “effetto domino” e che le cose inizieranno a migliorare, ottenendo così la pace almeno nel nostro cuore, che non è cosa da poco; quella pace, quella serenità interiore che ci può donare la nostra Madre di Misericordia. Non dimentichiamoci mai che oltre che avere un Padre Misericordioso abbiamo anche colei che ci vuole portare a Lui, la Mediatrice e Madre di Misericordia (così la invochiamo nella Salve Regina).
Quando alcuni anni fa ero a Medjugorie e sentivo dentro di me una pace mai avuta così forte, chiesi al sacerdote che mi confessò come avrei potuto portare a casa quella pace e lui mi disse di recitare il Santo Rosario. Confesso che non l’avevo mai recitato prima e che all’inizio mi sembrava anche un po’ noioso, ma poi mi sono resa conto di quanto mi aiutava e da allora non dimentico mai di recitarlo ogni giorno. Il mese di maggio è il mese dedicato a Maria, almeno questo mese cerchiamo di recitarlo ogni giorno, partecipando anche alle recite che si svolgono nelle parrocchie o Santuari dove si venerano le varie immagini della Madonna (Fatima, Lourdes, Medjugorie, Ausiliatrice...).
Nel messaggio del 25.08.1997, per me molto importante come gli altri, ma in questo c’è l’essenza della venuta di Maria nella terra di Medjugorie, Maria dice: “Figlioli, il Rosario mi è particolarmente caro. Per mezzo del Rosario aprite a me il vostro cuore e io posso aiutarvi”. Utilizziamo dunque bene il nostro tempo, perché il tempo passa e con il tempo passiamo anche noi: impieghiamolo anche in buone opere.
Un caro saluto a tutti e che Santa Rita possa intercedere per tutti noi e ci possa far capire quali sono le cose veramente importanti per la nostra salvezza eterna e se già le abbiamo capite che ci possa tenere fermi su questa strada. Grazie, Maria; continua ad aiutarci.
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