N° 5 - Maggio 2012
Storie dei lettori
  I pellegrinaggi del primo sabato
di Mila


 

 

Siamo andati all'ultimo pellegrinaggio, domenica 25 marzo, a Venezia nella basilica della Madonna della Salute.
Siamo partiti alle cinque del mattino col solito pullman, Walter all'organizzazione e don Roberto guida spirituale. Si lo so, l'ultimo pellegrinaggio insieme al nostro Vescovo Francesco è stato alla Madonna di Soviore, protettrice della nostra diocesi, il primo sabato di marzo.
I pellegrinaggi alle varie chiese Mariane della diocesi sono nati circa tre anni fa per chiedere alla Madre di Dio di intercedere presso il suo Divin Figlio perché susciti nella nostra zona sante vocazioni al sacerdozio. Ne abbiamo tanto bisogno.
Questo lo scopo principale però, come disse in una sua omelia il nostro Vescovo, allora lo era ancora, ognuno viene a Maria col proprio fardello. Gioie, dolori, richieste e anche i nostri “grazie”; portiamo tutto a Maria con fiducia, sicuri di essere ascoltati.
I pellegrinaggi del primo sabato sono stati un'intuizione meravigliosa ed io spero, e con me tanti altri fedeli con i quali ho parlato, che il nostro nuovo Vescovo vorrà continuarli perché sono occasioni, non solo di raccoglimento e preghiera, ma anche di aggregazione fraterna, conoscenza del territorio e momenti di catechesi.
Così, domenica venticinque marzo, nella basilica della Madonna della Salute a Venezia, ancora una volta ai piedi di Maria abbiamo pregato insieme, i soliti del sabato e il nostro Vescovo ormai Patriarca di Venezia. Ma in quel momento, così uniti tutti insieme eravamo ancora in un piccolo santuario sulle colline che sovrastano il golfo della Spezia.
È stato scritto in un giornale :” Francesco Moraglia vescovo dei due mari.” Certo, ....Venezia è Venezia... però, il neo Patriarca mi perdonerà: il nostro mare è più bello e aspetta con impazienza il suo nuovo pastore.

 

 

 

 

  L’ORA DI ADORAZIONE
di Paola G. Vitale


 

 

                Questo giovedì 12 aprile, ecco che siamo ancora insieme per l’Adorazione interparrocchiale nella accogliente Santissima Annunziata. Siamo nell’ottava di Pasqua e la gioia radiosa della Resurrezione di Cristo è ancora palpabile tutto intorno, non solo nei nostri cuori. Sta a noi custodirla e farla fruttificare, affidandoci a Lui e invocando lo Spirito Santo.

            La Settimana Santa è stata intensa e partecipata anche qua a Luni Mare, specialmente per la Via Crucis, dopo l’Adorazione alla Croce e confortata da grande folla al mattino di Pasqua, anche se un po’ meno per la grande Veglia Pasquale.

Questa volta pregheremo anche per l’arrivo del nuovo Vescovo mentre seguiamo ancora con affetto il neo patriarca Francesco nel territorio della Repubblica marinara di Venezia; mi viene spontaneo dire così nell’ideale incontro tra la ligure Genova a ovest e Venezia adriatica a est.

            Il Signore Risorto ci unisca e ci guidi ora e sempre; doni pace alle famiglie e ai cuori, soprattutto ai più sofferenti e ci doni ancora santi sacerdoti. A Maria Santissima affidiamo questo e ogni altro momento di preghiera: lo porti Lei al cuore dell’Onnipotente.

            Buon proseguimento, Ave Maria e avanti!


  Quando la musica diventa catechesi
di Gualtiero Sollazzi


 

 

   

 

“Magic Moments”. Titolo di una bella canzone, che mi è prepotentemente affiorato dopo aver partecipato a Ortonovo, nella abbazia di S. Lorenzo, a una ‘Meditazione musicale’, offerta dall’ Ensemble Vocale “Cantus firmus” diretto dal M° Renato Bruschi.

Sulla soglia della Settimana santa, siamo stati guidati verso la Resurrezione da musiche e parole che ci calavano nel mistero della “Passio Christi”.

Il senso della serata è stato così spiegato: “Non presentiamo un Concerto ma una meditazione musicale. La differenza è che nel Concerto ci si esibisce per ricevere apprezzamenti dal pubblico; nella meditazione, esecutori e ascoltatori vengono coinvolti in qualcosa di più grande: la contemplazione del Mistero”.

Ed è stato proprio così. Con un percorso appassionante che ha seguito i giorni della “Grande settimana”. “Asperge me, Domine” ha aperto il grande scenario, chiedendo al Signore per il suo popolo pietà e misericordia. Il potente "Hosanna”, il dolce gregoriano del “Pueri hebreorum” ci hanno fatto gustare i “così tanti misteri” che Bossuet scopriva nella domenica delle Palme. 

I giorni del lunedì, martedì e mercoledì sono stati incorniciati dalla grande musica di Palestrina, specie con lo stupendo “Jesu Rex Admirabilis”. Poi, il giovedì santo col grandioso “Domine, tu mihi lavas pedes?” di Bartulucci e l’adorante “Panis angelicus”. L’inno alla Croce e il Vexilla, ancora di Bartolucci, hanno fatto rivivere il Venerdì santo per l’ammirabile, struggente musica che accompagnava il dramma della Croce e, anche, il trionfo di quel Patibolo.

Calzanti e sobri i ‘commenti’ che introducevano ogni canto: hanno aiutato davvero a capire e riflettere. Strano quello che in vari momenti ho provato: anziché stare seduto, mi veniva fatto di mettermi in ginocchio. Le parole e le musiche ascoltate, mi spingevano a  pregare, stupito di quel dolore e amore “raccontati”. La dolcezza, la potenza, l’adorazione che la grande musica comunicava, spingeva a una risposta, per non dire a una conversione. Specie quella Croce, guardata e cantata con doloroso amore: “l’amato Legno” infuocava il desiderio di baciare e adorare “il dolce peso” che sosteneva.

Solo un grazie all’ottimo Coro che ci ha donato un momento speciale; un grazie, perché ci ha fatto riconoscere vera l’affermazione di Kahlil Gigran: “ La bellezza è un' estasi”.



Clicca sulla foto per ingrandirla
  UNA DOMENICA A ROMA
di Marta


 

 

                Alle ore 5,00 partenza da Ortonovo (Municipio) verso Roma. Ed ecco, subito, i primi problemi (ma anche gli ultimi): due persone mancano all’appello, il pullman arrivato non è sufficiente (mancano due posti)… La Paola, dopo varie telefonate (cambio pullman, recuperate le persone mancanti) sistema tutto e si parte con cinquanta minuti di ritardo.

Il tempo è minaccioso, speriamo bene. Padre Victorio ci dà il buongiorno pregando il Signore che ci protegga in questo viaggio.

Percorriamo la statale Aurelia fino a Civitavecchia ammirando la stupenda campagna toscana piena di vividi colori: il rosso dei papaveri, l’azzurro della borragine, il giallo della senape gratificano gli occhi.

Si arriva a Roma alle 10,20, col sole che splende. Il bello di questa gita è la libera scelta: chi vuole può visitare la città a suo piacimento: un solo appuntamento, alle 19,00 sotto l’obelisco di piazza San Pietro. Alcuni si sono subito dileguati mentre la maggior parte del gruppo, col l’autobus di linea (n° 64, S. Pietro-Termini), ha raggiunto la piazza del Quirinale. Nel tragitto ho contato ben undici chiese (alcune può darsi che mi siano sfuggite) in diversi stili: barocco, romano, gotico. Siamo passati davanti all’Altare della Patria, col monumento a Vittorio Emanuele, tutto in marmo bianco di Carrara: imponente, grande, maestoso. Quindi la visita al Quirinale: quanti tesori nella casa del nostro Presidente!

Abbiamo ammirato tante stanze piene di oggetti preziosi: quadri, arazzi, vasi cinesi, tappeti orientali, cristalli, lampadari e specchi di Murano, stucchi dorati…, tutto questo sotto la vigilanza (oltre che del personale addetto) dei Corazzieri, le altissime guardie del Capo dello Stato, con sciabole, elmo e la lunga coda di capelli neri.

Il “Cambio della Guardia” ha attirato molti turisti che hanno immortalato l’evento con le loro macchine fotografiche.

Nel pomeriggio visita a S. Pietro. Per entrare bisogna fare una lunga fila per i controlli della sicurezza, poi, a metà percorso una parte va ai Musei Vaticani e un’altra alla Basilica. Noi andiamo a visitare la Basilica. Alle 17,30 la processione di vescovi, sacerdoti, seminaristi, cantori… hanno dato inizio al canto dei Vespri. Non ci si stanca mai di ascoltare quei mistici canti gregoriani e poi in quel contesto. Dopo i Vespri inizia la Santa Messa presieduta dal card. Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano; tra i concelebranti c’è anche il nostro accompagnatore, padre Victorio, parroco a Ortonovo, mentre nella sede riservata al coro ci sono i coristi della “Cantus Firmus” di Ortonovo e la corale di Monterotondo (Roma) diretti dal M.° Ermenegildo Corsini.

All’omelia il Cardinale ci accompagna nella riflessione sul Vangelo che oggi ci parla dell’incredulità di S. Tommaso che aveva creduto solo dopo aver veduto; il Signore dice: “Beati quelli che crederanno senza aver veduto…”.

Possiamo quindi dire che domenica 15 aprile 2012, alle ore 18, la corale “Cantus Firmus” di Ortonovo, diretta dal M.° Renato Bruschi ha cantato una Santa Messa solenne nella Basilica più importante del mondo!

            Questo fatto è avvenuto perché il M.° Corsini è originario di Massa (il babbo è di Fontia, come Renato Bruschi), canta da alcuni decenni della Cappella Sistina ed è anche un bravo compositore. Alcuni brani eseguiti in questa occasione (Kirie, Sanctus, Agnus Dei, Dell’Aurora) sono  infatti di sua elaborazione. Ma il brano che più mi ha emozionato è stato l’Ave Verum di Mozart. Al termine prima un timido applauso (molto inusuale in San Pietro), poi  un’ovazione quasi commovente.

Da notare anche le belle parole del card. Comastri (non mi sono sembrate di circostanza) che ha detto: “Ringraziamo il coro di Ortonovo, La Spezia, e di Monterotondo in Roma. Sappiamo che questa giornata prevista nel mese di febbraio era stata rimandata, causa neve, e finalmente, oggi, si è avverata: complimenti, siete stati bravi”. Il Cardinale ha voluto poi ringraziare privatamente i coristi con i loro Maestri donando loro un’immagine del Beato Giovanni Paolo II con una speciale preghiera.

            Alle ore 19, ritrovo del gruppo sotto l’obelisco di piazza San Pietro, ed ecco un distinto signore, con baffetti alla David Niven, portamento signorile (english), che chiede di Renato: era il M.° Corsini: si sono abbracciati e saluti a tutti.

Diverse persone sapendo di questo mio viaggio a Roma mi avevano raccomandato una preghiera in loro favore. Durante il viaggio pensavo che non avrei avuto il tempo per tutti, ma durante le due Messe e i Vespri sono riuscita a mantenere la promessa.

Durante il rientro il M.° Renato ha fatto un resoconto (molto positivo) della giornata e ci ha ricordato che questa settimana è stata davvero piena di date importanti: il 21 aprile 2010 è stato beatificato Giovanni Paolo II; il 19 aprile, sette anni di pontificato di Benedetto XVI; il 16 aprile, 85° compleanno del Papa.

            Al Papa gli auguri di tutti noi e di tutto il mondo.


  Se tutto fosse onesto…
di Paola G. Vitale


 

 

            Se tutto fosse onesto, se tutto fosse giusto… non ci sarebbe poi questo trambusto! Fa anche rima, ma nel cuore c’è tanta amarezza!

Amarezza dovuta all’ingordigia che per amore di guadagno (in verità assai improbabile) fa compiere gli inganni più ignobili anche nel campo, delicatissimo, degli “alimentari”.

Il danno intanto è grande, mentre il lavoro condotto con onestà e giustizia farebbe guadagnare onestamente tante e tante famiglie, italiane e non.

Mi dicono: “Vuoi il mondo che non c’è!”. Ma avrò pure il diritto di denunciare il male e cercare il bene comune, che salva sempre il bene personale e lo garantisce?

Nei Comuni siamo sotto elezioni; anche qui a Luni Mare e anche qui c’è tanta amarezza perché, mentre non ci è dato il diritto di valorizzare il grande spazio verde che c’è, niente è fatto nella parte di via Togliatti, per rendere accettabile e vivibile e… godibile l’ambiente tanto bello che c’è! E allora? Allora vediamo di unirci e reclamare i servizi… e al diavolo i grandi progetti di modernizzazione, se non sono accompagnati da servizi sociali adeguati! Gli anziani allora devono, al massimo, vivere a rischio? O chiusi a soggiorno obbligato?

Allora dobbiamo dire che l’anziano sussiste a gloria di Dio, offrendo in silenzio ogni ora della sua vita mentre gli scolari e i rispettivi genitori socializzano in attesa del pullman e pulmino scolastico che viene prelevare bambini e ragazzi.

“Ad maiora! (a eventi migliori!).


  Dal mio viaggio in Brasile
di Angelo Brizzi


 

 

            Il 19 del mese di gennaio u.s., con l’amico Franco, da Malpensa spicchiamo il volo per il Paraiba, stato della Confederazione Brasiliana. Atterriamo a Natale, capitale del Rio Grande do Norte, che si presenta al nostro sguardo come città metropolitana, ordinata, piena di luci e di vita. Siamo accolti da un gruppo di giovani che, con canti e balli folkloristici, ci danno il benvenuto nella loro terra e l’invito di “vamos a la playa” da padre Riccardo con l’amico Rino. Dopo i convenevoli ci predisponiamo a percorrere, con la vettura di padre Riccardo, i circa 200 chilometri che ci separano dalla sua residenza, a Lucena, cittadina capoluogo di Prefettura a nord di Joao Pessoa. Questa città, situata sul fiume Paraiba do Norte, conta circa un milione di abitanti; poche sono le industrie (tessili, alimentari e cementifici); povera di agricoltura ma con vaste piantagioni di “kokos”, di banani e di canna da zucchero. E’ la capitale dello stato di Paraiba, cattolicissimo, conforme al Brasile. La parte antica di Pessoa è posizionata su basse colline;  le case e i palazzotti pubblici e privati sono in stile coloniale ma a farla da padrone è lo stile barocco portoghese, in specie la chiesa di S. Francesco detta della “Giunzione”, per l’avvenuta unione tra le due Chiese vicine ma separate. Le strade (caly), fontane e scalinate ricordanti epoche passate, sono improntate dal passaggio degli Olandesi prima e dei Portoghesi poi. La nuova Joao Pessoa, in forte espansione, si estende lungo il litorale per circa quaranta chilometri; ampie strade la dividono in quartieri eleganti e ben curati dove vive la cultura “nordestina”, il benessere, la modernità, lasciando le periferie a “favelas”, dove la miseria e il degrado sono palpabili.

            Nel territorio della Prefettura di Lucena, al margine collinoso di una pianura formatasi nei secoli dal progressivo ritiro del mare, c’è una altura (nel passato un promontorio proteso sul mare) sulla cui sommità venne eretto un Santuario dedicato al culto della Vergine Maria. La natura ha posizionato quel promontorio in un punto strategico della costa atlantica a beneficio dei naviganti sulla rotta del porto di Pessoa. Il Santuario era ben visibile anche da molto lontano per i marinai che, nella coffa sull’albero di maestra, erano di vedetta; lo conoscevano come faro guida. Gli equipaggi delle imbarcazioni su quelle rotte, si volgevano alla Vergine ringraziandola per averli protetti nei lunghi mesi di navigazione, felici di rivedere la Sua Casa e invocavano la sacra effige con il nome di Nuestra Senòra de Guia (Nostra Signora della Guida). Trascorso un periodo di un certo interesse e splendore, il Santuario venne chiuso e abbandonato lasciandolo cadere nell’oblio ecclesiale e marinaresco in balia della custodia selvaggia della natura di quella terra e nascosto persino alla vista dei rari viandanti.

Sant’Elia, posto sulla facciata rivolta al mare, rimane con la Santa Vergine a guardare quella decadenza e l’allontanarsi lento del mare, lasciando posto alla nascente pianura paludosa poi fertile produttrice di frutta tropicale, varia nelle forme e nei colori, gustosa nei sapori.

            Il tempo passa così lento e inesorabile aiutando quel luogo di culto e guida a trasformarsi in qualcosa di penoso. Finché un giorno, circa venticinque anni fa, arriva in quel paese un nostro compaesano, padre Riccardo Ferrari, sacerdote carmelitano della Provincia Toscana; si “innamora” di quella terra di una bellezza straordinaria e della povertà dei suoi abitanti che necessitano di tutto: di un aiuto materiale per il vivere quotidiano e di una guida spirituale per l’anima.

Padre Riccardo mette in atto il suo mandato missionario: pastore per un gregge. Si dedica alla santificazione dei fedeli e la conversione di tanti altri, ponendo la sua intelligenza e la sua caparbia volontà al servizio dei miseri abitanti di quei fatiscenti villaggi.

Venuto a conoscenza della storia del Santuario abbandonato, ne va alla ricerca, in mezzo alla fitta boscaglia, e lo trova: in gran parte è diroccato; tra le vecchie mura gli animali selvatici hanno trovato casa; la vegetazione lo ha avvinghiato. Davanti a quello scomposto ammasso di pietre, prende una decisione (epocale per i mezzi a sua disposizione), cioè di riportare alla funzione per cui fu ideato e costruito il Santuario.

            Il suo gravoso lavoro manuale ed intellettivo di tanti anni ha fatto sì che un rudere tornasse tempio ad onore della Vergine Maria della Guida.     

 

(continua il prossimo numero)



Clicca sulla foto per ingrandirla
  DON GIOVANNI E’ NEI NOSTRI CUORI
di Enzo Mazzini


 

 

            Domenica 22 aprile non è stata una domenica come le altre per un nutrito gruppo di parrocchiani di Casano. La cara Lucilla ha curato l’organizzazione di un incontro col nostro don Giovanni Dalla Mora a Trebaseleghe (PD) dove si è ritirato all’età di novantacinque anni e dove vive confortato da confratelli orionini veramente meravigliosi.

Alle sei in punto un bel pullman “Lorenzini” ha raccolto gli oltre cinquanta partecipanti, accompagnati dal parroco, padre Onildo, che, prima di rivolgere una sentita preghiera al buon Dio, ha voluto sottolineare che quella appena iniziata più che una gita di piacere sarebbe stata un incontro tra fratelli per santificare la domenica insieme al nostro amato don Giovanni. Non per niente partecipava l’intera corale di San Giuseppe, accompagnata dalla sua direttrice, dott.ssa Lucia Taravacci e dall’organista, Virginia Diamanti, proprio per rendere più solenne la Santa Messa che sarebbe stata celebrata da don Giovanni insieme al nostro parroco.

Quanta commozione vissuta già in apertura di quella che per tutti sarebbe stata una giornata indimenticabile!

Alle ore 11,30 come da programma, siamo arrivati alla Casa “Don Orione” a Trebaseleghe. All’ingresso dell’ampio parco era ad attenderci il Direttore della Comunità, don Luciano Degan, che è una persona semplicemente meravigliosa. Lì si respira un’aria di profonda amicizia e fratellanza che ti pervade e ti commuove. Tutto era già pronto per la celebrazione. Immediatamente la bella chiesa della “Casa”, che assomiglia un po’ alla nostra di San Giuseppe, si riempiva di un popolo commosso che pregava insieme ai suoi Pastori (quello attuale e quello che per decenni ci aveva fatto da guida).

La chiesa veniva avvolta da bellissimi canti sacri eseguiti dalla nostra corale ed i presenti hanno potuto partecipare ad una toccante cerimonia. Don Giovanni, poi, nella commovente omelia, ha toccato fino in fondo i nostri cuori.

Qualche volta ho sentito alcune persone esclamare che non vanno in chiesa perché si annoiano. Ma come è possibile? La parola del Pastore è sempre edificante ed indispensabile, ma se ciò non bastasse, è meraviglioso partecipare ad un miracolo che si rinnova ogni volta allorché il pane e il vino si trasformano nel Corpo e Sangue di nostro Signore; il poter partecipare alla Santa Eucaristia che rappresenta il vero nutrimento, quello che ci vivifica, quale unico strumento di conforto e di aiuto in questo nostro peregrinare giornaliero, dono meraviglioso ed irrinunciabile del buon Dio.

Scusatemi per questa digressione che sgorga dalla commozione che ci ha pervasi durante la celebrazione di questa Messa veramente indimenticabile ed il cui ricordo ci accompagnerà fino a quando potremo di nuovo riabbracciare il caro don Giovanni.

Finita la cerimonia liturgica, il Direttore, persona meravigliosa, ci ha accompagnati in un salone dove era stata imbandita un’enorme tavola a forma di ferro di cavallo. Non vi sto a descrivere questo momento di condivisione del cibo che si è poi concluso con una fantastica crostata agli amaretti, preparata da Elisa e mamma Gabriella, con buon vermentino di Sarticola portato da Pietro. Dopo il pranzo il direttore, don Luciano, ha avuto un’altra splendida idea. Per far divertire i ragazzi presenti, perché non predisporre un gioco, per esempio la ruota della fortuna? Detto e fatto. In un attimo è arrivata la ruota insieme a tante uova pasquali, alcune delle quali sono state poi consumate dai presenti, altre hanno preso la via di Casano. Quindi, con don Giovanni, abbiamo fatto una bella passeggiata nel parco della Casa “Don Orione” che consiste in una pittoresca area verde, circondata da grandi alberi e tanti fiori, poi don Luciano ci ha fatto visitare tutta la struttura: i meravigliosi servizi con luminosissima sala conversazione, bar, moderna palestra e centro di fisioterapia, sala conferenze, teatro, ampia sala da pranzo e camere da uno o due posti letto muniti di ogni confort e servizi. Si tratta di una struttura di accoglienza veramente incantevole, dove oltre 150 persone passano periodi di convalescenza o, addirittura, gli ultimi anni della loro esistenza in un clima di serenità e fraternità.

Quanta bontà e dedizione totale si ritrovano in questi servi di Dio che insieme a S. Luigi Orione chiamano tutti noi ad essere famiglia di Dio.

Purtroppo il tempo è tiranno e questa stupenda giornata è filata via senza che ce ne accorgessimo. Ora si avvicinava il momento che in simili circostanze vorremmo sempre ritardare, quello del commiatto. Ci siamo quindi riuniti tutti intorno a don Giovanni per una foto ricordo e poi, col cuore in gola ci siamo lasciati, dopo avergli strappato  una grande promessa: l’anno prossimo don Giovanni compirà 100 anni e allora speriamo che il buon Dio ci mantenga tutti in vita per festeggiare a Casano, tutti insieme, il prossimo importante compleanno.

Anche don Luciano ci ha promesso che sarà presente: sicuramente sarà un’altra giornata indimenticabile.


  Racconti di vita ordinaria
di Doretto


 

 

            Giovedì 19 aprile 2012.  Quante cose mi stanno accadendo! E ogni attimo, ogni momento della mia giornata ho imparato ad accettarlo come volontà di Dio.

Ma quanti ”Gesù Abbandonato” ho incontrato. Come quella vedova che l’altro giorno si sentiva male, era sola, e non poteva chiamare la figlia perché il telefonino era scarico e lei non aveva nemmeno 1 euro per la ricarica.

            Sto ritornando al “Don Gnocchi” per un ciclo di fisioterapia e anche lì quanti “Gesù Abbandonato”. In primis, la paura del licenziamento: si parla addirittura di chiuderlo (ma come siamo governati!). E poi quante storie. Come quella donna che vorrebbe tanto avvicinarsi a Gesù Eucaristia, come aveva sempre fatto nella sua vita, ma ora non le è concesso perché convive con un uomo separato da sua moglie. E mi chiede: perché?

            Gesù, la mia anima è tanto piccola che a questi perché non sono capace di rispondere, ma una cosa però la so: le ho detto che Tu la ami di più, e che confida sempre in Te che sei grande e misericordioso. Gesù, quante croci, quanta umanità in cerca di Te! E io che mi sento così piccolo, inutile, bisognoso solo della Tua misericordia.

Ma ecco che, invece (complice la solita vocina?), in me sorge una luce. Sì, una luce che mi dà pace, mi dà gioia. La consapevolezza che non sono solo. Penso alla Tua Chiesa, a quei momenti di Unità che ci fa sentire che Tu sei in mezzo a noi, come durante la Messa di domenica scorsa, quando ci siamo avvicinati a Gesù Eucaristia e tutti quanti eravamo uniti in un affetto fraterno, e poi anche fuori, nel piazzale… E qui ho scoperto un’altra cosa meravigliosa. Sfogliando la mia vecchia Bibbia (quella che mi aveva regalato don Ercole) ecco cosa ho letto in una delle lettere di San Paolo inviata ai Corinti (13-11.13): “Del resto, fratelli, siate lieti, attendete alla vostra perfezione, consolatevi, siate concordi, conservate la pace e il Dio dell’amore e della pace sia sempre con voi. Salutatevi gli uni gli altri col bacio santo. Tutti i santi vi salutano”. Ecco perché tra di noi viene spontaneo abbracciarci e darci il bacio santo con la gioia nel cuore, come dice San Paolo. Ed ecco perché siamo lieti, siamo nella pace, perché il Dio dell’amore e della pace è sempre con noi. Ed è vero! E anche se viviamo in mezzo alle miserie di questo mondo: coraggio, andiamo avanti nel nostro cammino verso la realizzazione del disegno che Dio ha su ciascuno di noi, con la certezza che volendoci bene e, rimanendo sempre uniti nel suo nome, Egli camminerà a fianco a noi per indicarci il cammino.

Venerdì 20 aprile 2012 (mattino).  Questa notte ho avuto un sussulto. La solita vocina mi ha detto: “Bravo, che belle parole! Lo sai che ciò che hai scritto ieri non serve a niente? Vai a rileggere anche ciò che dice San Paolo nella sua prima lettera ai Corinti (13, 1-3): -Quand’anche io parlassi la lingua degli uomini e degli angeli, se non ho la carità, io sono un bronzo che suona o un cembalo che squilla…- Ebbene, tra voi vi volete bene e Gesù ha promesso che questo è il presupposto affinché Lui sia in mezzo a voi…, ma la carità dov’è?  A quella vedova, sola e povera cosa le avete dato? Cosa fate per lei? Perché non ne parlate tra di voi e provvedete ad aiutarla?

Gesù, ancora una volta, perdonami. E Ti ringrazio per questi doni che continui a darmi illuminando la mia mente, per farmi capire la Tua volontà. Per capire sempre meglio il disegno d’Amore che hai su di noi. Ebbene, in base a queste riflessioni faccio una proposta pratica: chi si pone su questa ”lunghezza d’onda” vada dal suo parroco e gli consegni 5 euro (non di più) dicendo: -Questi sono per la vedova povera e sola di cui ho letto su “Il Sentiero”-. Chi non può non dia niente, dica una preghiera per i poveri. Saranno 5 euro depositati “in cielo”, dove un giorno ce li ritroveremo centuplicati e fatti degni per il Paradiso.



Clicca sulla foto per ingrandirla
  Dal “diario” di un “altro” parrocchiano
di Walter


 

 

 

31 marzo – 8 aprile.   In questo periodo si sono svolti i riti della Settimana Santa: ne racconto i momenti più significativi.

Si inizia sabato 31 marzo con una meditazione musicale -alle ore 21 in San Lorenzo- della  corale “Cantus Firmus”, preparata dal Maestro Renato Bruschi, che ci introduce, con riflessioni e canto, nei vari momenti della Settimana più importante dell’anno (ne parla ampiamente in altra pagina l’amico Gualtiero). Il giorno seguente, Domenica delle Palme, ci troviamo, alle ore 10,30, sul sagrato del Santuario del Mirteto. Padre Victorio benedice le palme e i rami d’ulivo e, in processione, raggiungiamo la chiesa parrocchiale; siamo un bel numero; tanti sono i bambini. Al termine della Santa Messa Agostino ci informa sugli appuntamenti della settimana, in particolare dice che il Giovedì Santo, durante la Messa “in Coena Domini”, sarebbe bene che ci fossero dodici persone adulte a farsi lavare i piedi dal sacerdote e non lasciare sempre ai bambini questo compito (o privilegio).

Martedì sera c’è la “Penitenziale”. A ricevere le Confessioni, oltre ai soliti sacerdoti, c’è anche don Roberto, mentre all’organo c’è Enzo Mazzini: due belle novità.

Ed eccoci al Giovedì Santo. Davanti all’altare le donne hanno preparato una tavola con dodici scodelle, due caraffe, un grosso pane e dell’uva; attorno ci sono quattro panche riservate agli “apostoli”. Non è facile trovare, o meglio, convincere dodici adulti a sistemarsi lì per la “lavanda dei piedi”; si ritarda un po’, ma poi in dieci ci sediamo sulle panche e si dà inizio alla Santa Messa. E’ stata anche questa una bella novità, ma più che altro un atto di coerenza. Mi è venuto alla mente un ricordo molto lontano, di quasi sessant’anni fa. Ero un bimbo di 5/6 anni e quel Giovedì Santo ero andato quella mattina al Santuario dove l’indimenticato don Pesce ci doveva preparare per la cerimonia del pomeriggio e venivano scelti i “dodici” per la “lavanda dei piedi”. Don Pesce aveva preparato dodici biglietti con i nomi degli Apostoli e li aveva distribuiti a dodici bambini. Quando ho aperto il mio ho letto: Giuda Iscariota (quello che avrebbe tradito). Ho stretto il pugno con dentro il biglietto e sono corso piangendo fino al lontano lavatoio dove mia mamma era andata a lavare i panni. C’è voluta tutta la sua pazienza per convincermi che era tutta una finzione e che dovevo andare lo stesso alla Messa; e così poi è stato.

Venerdì Santo: dopo l’Adorazione della Croce del pomeriggio, ci ritroviamo alle ore 21 in San Lorenzo per la Via Crucis lungo le vie del borgo. La novità di quest’anno è che le stradine del centro storico sono state pavimentate con acciottolato e lastre di pietra, per cui tutto è più bello e più comodo da percorrere: è tutta un’altra cosa!

Sabato Santo e la Domenica di Pasqua concludono con i soliti riti il periodo più intenso dell’anno.

Sabato 14 aprile.   Oggi c’è il pellegrinaggio del 1° sabato del mese (è il 2° ma il 1° era Sabato Santo): si va alla Madonna del Molinello (Prati di Vezzano). E’ il primo dopo la partenza per Venezia del suo ideatore, il Patriarca Francesco. Pensavo che ci fosse meno gente, proprio perché mancava Moraglia, invece c’è tanta gente al raduno; il nostro pullman stavolta non è al completo. Mons. Giorgio Rebecchi (nuovo Amministratore Diocesano) dà inizio alla processione, poi presiede la celebrazione eucaristica mons. Bassano Staffieri, vescovo emerito della nostra diocesi, al cui riguardo devo dire che, dopo un periodo che non stava tanto bene, ora sembra proprio in grande forma. Quando preghiamo per le vocazioni, preghiamo sì per le nuove, ma anche che il buon Dio mantenga in salute i presbiteri che abbiamo.  

Domenica 15 aprile.  Oggi è in programma una gita a Roma. La corale “Cantus Firmus”, diretta dal M.° Renato Bruschi, è stata invitata ad animare una Santa Messa in San Pietro. Si doveva andare il 12 febbraio, ma la forte nevicata ce lo aveva impedito; oggi, finalmente,  si parte per questa nuova emozionante giornata. Ma di questo ne scrive ampiamente Marta in altra pagina.

Sabato 21 aprile.  Come faccio abbastanza spesso anche stamattina, alle ore 8, sono salito al Santuario per la recita delle Lodi e la Santa Messa. Anche stamane siamo pochi, pochi: per le Lodi in sette, compresi i tre sacerdoti, quindi alla Messa solo quattro (due del paese e due vengono da Casano), per cui rimaniamo tutti dentro il tempietto, ed è tutto più intimo, più bello. Padre Victorio ci fa lo stesso una bella omelia, meglio delle domeniche: è meno teso, siamo solo quattro amici ed è più a suo agio perché è molto timido. Ci parla del Vangelo di domani, domenica, dove si racconta dei discepoli di Emmaus. Ogni racconto evangelico, letto e riletto, ha sempre qualche cosa di nuovo su cui riflettere. Oggi padre Victorio ci dice che il Signore sempre ci lascia liberi di decidere; anche in questo brano, quando “fa finta” di proseguire il cammino; i discepoli gli dicono: “Rimani con noi perché si fa sera…”. E’ questo che Gesù vuole, vuole che siamo a prendere l’iniziativa: cercarlo, trattenerlo, andarlo a trovare…

 Quando esco penso: è così rilassante trascorrere quest’oretta quassù al Santuario, ci si ritempra veramente lo spirito; non capisco perché altri non partecipino. Forse hanno troppo da fare. Anch’io avevo “troppo da fare”, poi ho scoperto che il tempo si trova.

All’entrata del Santuario ho notato una locandina con il programma del mese mariano. Anche quest’anno ci saranno diverse meditazioni (il giovedì); il sabato si reciterà il Rosario nei borghi… L’anno scorso ci sono state delle belle novità; speriamo che anche quest’anno ce ne siano ancora o, almeno, continuare quelle dell’anno passato.

Inoltre, una richiesta ai miei paesani: al Santuario c’è sempre tanto da fare e la Marta non ce la fa a sbrigare da sola tutte le cose: organizziamoci per darle un aiuto. Il Santuario è la casa di tutti noi; i nostri predecessori ce l’hanno lasciato in eredità: una bella ed impegnativa eredità da accudire come le nostre case. Un invito anche a tutti i lettori: so che ogni parrocchia organizza il suo ‘mese mariano’, non dimenticativi però di fare una visita alla vostra Madre che di quassù vi protegge sempre.


<-Indietro
 I nostri poeti
 Storie dei lettori
 Spiritualità
 I nostri ragazzi
 La redazione
 Galleria Foto
 E Mail
Lunae Photo
Archivio
2022
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2021
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Settembre-Ottobre
n°6 Giugno/Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2020
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°6 Settembre-Ottobre
n°5 Giugno
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2019
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2018
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2017
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2016
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2015
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2014
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2013
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2012
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2011
n°11 Dicembre
n°10 Numero speciale
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2010
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2009
n°11 Edizione speciale
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
 
     
 Copyright 2009 © - Il Sentiero. Bollettino Interparrocchiale di Ortonovo (SP) Crediti