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AL PADRE RETTORE (che ci ottenne di essere sacerdoti)
di Padre Maurilio Montefiori
Fiammeggiava l’aurora e le ridenti
stelle nel cielo facean lieta danza
intorno al disco de l’argentea luna.
fremeva l’aura
che de le viole rapiva il profumo,
lungi portando tra canti d’augelli
a salutare del nascente giorno
il raggio primo.
Ma pur di fiamme rosseggianti immani
rilucea l’orizzonte e le volanti
schiere ferrate l’itale contrade
spargean di morte.
Così era il giorno, in cui splendé più bella
a noi la speme d’ascendere l’ara
di fiori adorna, vaga di candore,
a unirci a Cristo.
Intorno a noi ferveva la procella,
ma le tue mani tese e la tua voce
placar i venti immiti e radiosa
un’alba surse.
Che se l’armi il sonito non tacque,
non fu men lieta di canti e profumi,
sì che nel petto ancor la sua fragranza
dolce permane.
Quindi se lungi te voce superna
chiama, la nostra prece da l’altare
te seguirà dovunque ria tempesta
ti attende, o Padre.
Luglio 1945 Padre Maurilio Montefiori
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27 GENNAIO: GIORNATA DELLA MEMORIA
di Angelo Brizzi
Storia: maestra di vita
Si organizzano camminate, viaggi e altre modi di partecipazione in occasione di anniversari degli eccidi perpetrati dal nazismo dove essi avvennero. Il significato di tali iniziative può essere riassunto nell’idea degli organizzatori di mantenere vivo il ricordo di una parte importante, quanto dolorosa, del recente passato storico vissuto anche nei nostri territori dalle nostre comunità.
In particolare ripercorrendo con i nostri passi e con la mente quei luoghi dove avvennero veri e propri sacrilegi sulla vita di persone innocenti, uomini, donne e bambini; rivivendo fatti realmente accaduti ma un po’ dimenticati, spero proprio che tutto ciò serva a smuovere ed a impegnare maggiormente le coscienze per un avvenire migliore alle nostre discendenze.
BERLINO 1932
Prima di tutto, vennero a prendere gli zingari;
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei;
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali;
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti;
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me;
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Bertold Brecht (morto a Berlino nel 1956)
Il pensiero risultante dal meditato sul passato ci aiuti a riflettere sugli errori di quei bui momenti, inducendoci a trarne insegnamento per il presente: che sia fulcro di un futuro migliore.
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E IL CUOR SUSSURRA
di Ugo Ventura
Fra mille pensieri, o emigrante,
sogni la dolce terra
lasciata col pianto in gola.
S’affollano i ricordi:
il mare azzurro,
il cielo del tuo paese,
la gente amica…
E, come in sogno,
rivedi il biondo grano
che oscilla al vento,
e un brivido t’assale
di nostalgia e rimpianto.
Un nuovo sole sorgerà,
amico mio emigrante,
e pronto col suo calore
riscalderà le tue giornate.
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L BOCALO
di Mario Orlandi (dal libro “Pane per la memoria”)
P’r ‘l balo ‘n t’l Popolo la sorpresa
la v’niv sempre da la Maria d’ Piran
o da ‘Ndrè e la Sevè
che gh’arivev’n dal Biotanel’o.
A Carnovalo, anuncià ‘l balo dato,
coperti d’ v’stiti colorà
con ‘n mantel’o alargà,
ec ‘ntrare i nostri amici
pronti col valzerino
‘n mezo a la genta alargà,
pronta a bat’r la man.
La musica la n’enc f’nì
e dal mant’l’on
ec spuntar ‘n bocalo colorà
pien d’ tordei al sugo…
Ogni bal’arin i gh’a la su forcina
e…infilza e magna,
‘n mezo a gh’aplausi e risata coi lagr’mon.
Ai pu, daprincipio, ‘l bocalo
ris’rvà a altri lavori
i fev ‘n po’ efeto, ma po’
v’dend’li magnar tranquili
forse i gh’an ‘n po’ ‘nvidià
e ‘l premio gh’è stà
un urlar bis a volontà.
IL PITALE- Per il ballo del Popolo la sorpresa veniva sempre da Maria (Gherardi) di Piran o da Andrea e Severina che arrivavano dal Biotanello. A Carnevale, annunciato il ballo riservato, coperti di vestiti colorati, con un mantello allargato, ecco entrare i nostri amici pronti col valzerino, in mezzo alla gente allargata pronta a battere le mani. La musica non era ancora finita e dal mantellone ecco spuntare un pitale colorato pieno di ravioli al sugo… Ogni ballerino ha la sua forchetta e…infilza e mangia, in mezzo agli applausi e risate con i lacrimoni (agli occhi). Ai più all’inizio il pitale, riservato ad altri usi, faceva un certo effetto, ma poi, vedendoli mangiare tranquilli, forse li hanno un po’ invidiati e il premio è stato un urlare bis a volontà.
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OGNI BIMBO HA DIRITTO AL SUO NATALE
di Anonimo
Non mi uccidere Mamma
Fammi vedere la luce,
fammi ammirare il cielo,
il sole, la luna, le stelle,
le piante, i fiori, il mare.
Non spegnere la vita che Dio mi ha dato,
frutto del suo eterno amore
sangue del tuo sangue,
favilla ardente di un più grande fuoco
che brucia nel tuo seno.
Non sopprimere un figlio
alla tua famiglia, alla Chiesa,
alla Patria, alla società intera.
E se fossi un genio, un santo, un eroe?...
Comunque, il tuo bambino sarò sempre.
Per pietà, fa’ ch’io ti veda, fa’ che ti accarezzi il viso
con le mie piccole mani, delicate come piume,
fa’ che rallegri la tua casa con i miei trilli gioiosi.
Su di essa e su di te scenderanno copiose le grazie del Signore.
Ascoltami, ti prego: soprattutto non mi chiudere la bocca.
Non m’impedire di gridare,
insieme agli altri bimbi del mondo che giocano al sole:
“Mamma….Mamma…, tienimi con te.”
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PERCHE’ VORREI
di M. G. Perroni Lorenzini
Perché vorrei tornare nel mio cuore
ad avere la fede di bambina,
viva e intatta ed, in più, speranza e amore?
Perché la mia, oggi, è fede che non crede,
è speranza, tradita, che non spera
ed è amore, malato, che non ama.
E vorrei ritrovarli come allora,
ingenui sì, però pieni di fiori,
come albero di pesco a primavera;
pure so che, se avessi ora quei fiori,
morrebbero di gelo dentro un’ora.
(dall’ultimo suo lavoro “Raggiungere l’Eden”, ed. Golden Press -Ge)
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TERRA PROMESSA
di Paolo Bassani
Siedi
sullo scalino
di pietra...
Lontane voci di bimbi
udrai
e rari suoni di passi
nell'eco di chiuse vie.
Odore di legna,
di pane ancora caldo,
ti porterà
alle antiche case
ove brilla ancora il fuoco
e il geranio adorna
minute finestre
esposte all'infinito.
Profumo di vino nuovo
ti condurrà
nella penombra quieta
di volte e di cantine linde.
Stupito
ancora
sarai
del tuo paese,
malinconico emigrante.
Struggente
sentirai
l'attesa del ritorno.
In questi colli
aperti sulla Magra,
rossi di vigne
e placidi d'olivi,
ecco, splendida nel sole,
la terra tua promessa.
Prima classificata – Premio Nazionale
“Val di Vara” 1980 – Varese Ligure
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