Mi dà pace il cadere della neve:
coeva della gioventù del mondo,
si sfrena, sempre giovane, alla danza,
volteggiando ad un ritmo inafferrabile,
chiuso ai semplici orecchi dei mortali;
ma, in quel silenzio, narra degli arcani
racchiusi nei suoi splendidi cristalli;
sussurra dei primordi della vita,
che vide, e del mistero della morte…
Lei sa darla alle cose, ad una, ad una
con un abbraccio morbido e suadente;
forma ad ognuna un nido, che l’accolga,
la separi dalle altre, la protegga
e, misericordiosa, l’addormenti.
Io so che il suo tepore è tutto inganno:
se le cedi, vorrà gelarti il cuore;
pure invidio l’uccello che s’affida,
stanco, all’invito dolce, insinuante.
E anche la neve è pronta alla sua morte
(solo un cambio di forma, un’apparenza?):
perché, da questa, nascerà la vita
della Stagione Prossima, in eterno.