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IL PRETE
di Doretto
09.12.2011 – Oggi vorrei parlare dei preti.
Il prete, questa figura tanto amata e tanto oggetto di sarcasmo o indifferenza!
Quante cose si dicono sui preti. Ricordo quando, da ragazzo militavo nei giovani comunisti (denominati ‘Pionieri’); ci avevano insegnato una canzoncina che terminava così: “Abbasso i preti, viva Stalin…”. E poi la definizione più stucchevole:’mangiapreti’.
Oggi invece sono qui, ho davanti a me la Bibbia regalatami tanti anni fa da don Ercole con tanto di dedica: "A Doretto, focolarino morto di fame"
Con affetto, don Ercole. 20.05.1967.
Penso che quel ‘morto di fame’ si riferisse alla mia fame di conoscere Gesù. L’ho aperta al Vangelo di Matteo, al capitolo 28, paragrafo 19. C’è scritto: andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che ho insegnato a voi.
Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.
Mi ha colpito quel “tutti i giorni”. Ricordo che una volta un amico mi disse, riguardo ai preti: “…Sì, però loro fanno la comunione tutti i giorni!”. Ed è proprio vero. Tutti i giorni il prete fa la Comunione. Cioè, si nutre del Corpo e Sangue di Gesù; il pane della Vita. Mentre noi la facciamo ogni tanto, e la maggior parte addirittura quasi mai. Ecco, loro sono i discendenti degli Apostoli ai quali Gesù affidò quell’incarico.
Ricordo quando mi veniva a trovare il mio amico don Lodovico con quel tonacone da prete di campagna: lo vedevo spuntare tra i rami dell’orto e subito il mio cuore esultava di gioia e mi veniva spontaneo gridargli: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Ed è vero. Il prete è l’Unto del Signore; è colui che ci battezza; è lui che ha la facoltà di tramutare il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo; ed è lui che poi ce lo distribuisce nella Santa Messa e, quando siamo malati, addirittura ce lo porta anche a casa nostra; è lui che ci assolve dai nostri peccati. E alla fine della nostra vita, è sempre lui che ci accompagna all’ultima dimora dopo averci assolto dai peccati, spalancandoci le porte del Paradiso. Che missione meravigliosa hanno questi uomini che hanno saputo rispondere sì alla chiamata del Signore, come Maria, Pietro e gli altri Apostoli: “Vieni, ti farò pescatore di uomini!”.
Nella mia lunga vita ne ho conosciuti tanti di preti: quanti ricordi !
Come dimenticare don Romeo Rossetti, il mio padre spirituale nel momento cruciale della mia conversione, quando scoprii che il comunismo non era l’ideologia per un mondo più giusto, ma bensì una spietata dittatura con al primo posto il compito di togliere Dio agli uomini tramutando le chiese in granai. Poi, come aveva predetto la Madonna a Fatima, prima dell’anno 2000 il comunismo è svanito come neve al sole, senza spargimento di una sola goccia di sangue. E poi c’è gente che non crede ai miracoli.
Ma torniamo a don Romeo. Con lui scoprii e conobbi la figura di San Francesco e i luoghi dove visse: da Assisi alla Verna; da San Damiano alla Porziuncola; dall’Eremo a Santa Chiara. Ci andavamo con la mia potente moto: lui dietro con quel suo tonacone che svolazzava al vento. E poi don Ercole, costruttore della chiesetta di San Giuseppe, a Casano, dove oggi è parroco “il mio amico prete venuto da lontano”. Padre Onildo. E poi don Viani, artefice della ‘cattedrale’ di Caffaggiola; e ancora don Tito Bassi, don Felice Giacometti, don Giovanni Dalla Mora, padre Anselmo Morra, padre Victorio del Santuario e infine don Andrea, il mio parroco, prete super impegnato con la gestione di più parrocchie.
Quanti preti! Per me sono tutti santi: che fortuna abbiamo noi nell’avere tanti preti a noi così vicini! Penso a quelle popolazioni che per assistere a una Santa Messa debbono fare centinaia di chilometri, mentre noi basta spostarci di pochissimo e subito troviamo una chiesa e un sacerdote. Anche questo è un grande dono che Dio ci fa. Ma noi sappiamo apprezzare? Coraggio, amici preti, sappiate che vi vogliamo bene e che vi siamo vicini; e che nonostante la nostra piccolezza cerchiamo di dare anche noi il nostro contributo alla realizzazione del Regno di Dio, sentendoci parte integrante della Chiesa, amando e diffondendo la Parola di Dio anche tramite questo nostro bollettino, “Il Sentiero”.
Confidando che un giorno saremo insieme nella gloria di Dio, dove voi ci avete condotto. Una raccomandazione a voi giovani preti: non diventate mai degli impiegati clericali! Ricordatevi sempre della vostra missione.
Non mi resta che augurare a tutti voi un Anno Nuovo pieno di soddisfazioni spirituali e materiali.
Vostro affezionato Doretto
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IL DONO DEL PERDONO
di Marisa Lisia
Vorrei mettere a fuoco il dono del perdono: esso esula dal mio modesto pensare, lontano da ogni preconcetto razionale; è un sentimento per me quasi irraggiungibile, accolto solo da forti e rari cuori. Ma ora vorrei parlare soprattutto del Padre Buono che, come leggiamo nella parabola del figliol prodigo, vedendo tornare il figlio scapestrato lo accoglie con amore incondizionato.
Il perdono è sinonimo di misericordia, di amore sincero e di completa arresa da parte della persona lesa; è fatto di preghiera e di lacrime amare: quante lacrime amare! Mi viene in mente la figura dell’adultera. Le disse il Signore: “Nessuno, donna, ti ha condannato?”. “Nessuno, Signore”, ella rispose. “Neppure io ti condanno: vai in pace e non peccare più”. E nelle piaghe della Passione Gesù disse: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!”. Le nostre parole non bastano, solo il cuore geme d’immensa compassione per i suoi atroci tormenti.
Dovremmo sempre essere pronti a dimenticare le offese per sentirci fratelli suoi, emuli della sua bontà infinita.
O Padre Buono, tu sia sempre benedetto: aiutaci!
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In ricordo di don Giancarlo Gramolazzo
di Claudio Brusone
Caro don Giancarlo,
per tutto ciò che hai donato: grazie! Per tutto ciò che sarà: sì! Tu, fratello, sacerdote orionino, che hai saputo nascondere la tua sofferenza interiore con la tua allegria e ilarità; che per amore, e con amore ti sei donato a Dio, ai fratelli e alle creature tutte.
Godi la gioia piena del Paradiso; gusta la pienezza, la bellezza totale che è Dio.
Nel nostro cuore la memoria di un fratello gioioso e fraterno.
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1° Sabato del mese al Castellazzo
di Paola G. Vitale
O Santa Madre del Redentore, Porta del cielo, Stella del mare, soccorri il tuo popolo che anela a risorgere… Siamo giunti ai tuoi piedi dopo tanto salire sulla vecchia strada per Genova.
Il Castellazzo è apparso, nudo, squadrato in vetta al colle che domina l’ampio golfo di La Spezia. All’interno però era pura spiritualità. Le suore Benedettine assistevano dal sovrastante coro presso il grande organo ed io non ho saputo spostarmi da dove mi trovavo, davanti al bel tabernacolo, davanti alla sovrastante croce con Gesù. Sembrava, quella tristezza dolente, ricordare la nostra distanza da Lui. Più tardi, volgendo lo sguardo alla mia destra, ho visto un bellissimo Gesù Risorto, a grandezza naturale, in nobile legno; spesso mi sentivo attratta a volgere a Lui il mio sguardo.
Il giovane “conte” Nicola era seduto sotto la Vergine del Mare: posto più bello non c’era nel coro oltre l’altare, e con lui, sacerdoti e alcuni laici. Seguendo il gruppo, verso il salone del rinfresco, ho visto la parte denominata “museo di Itala Mela”. Gran bel luogo per la giovane Itala che ha sperato nel Signore.
La pioggia ci ha accompagnato, ma quasi non ci ho fatto caso perché il mio cuore era entrato in una beata letizia. Le persone erano tante, ho notato le mantelle di una Confraternita, come pure il bel salone del ricco rinfresco.
Buon Anno a tutti.
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EMOZIONI D’AVVENTO
di Walter
Anch’'io (come Giuliana in altra pagina) avevo intenzione di parlare della morte, sia per la recente scomparsa di persone care, sia perché stimolato da alcune riflessioni di padre Victorio durante la commemorazione dei Defunti, il 2 novembre. Siamo però giunti in prossimità del Santo Natale e alcuni incontri e celebrazioni durante il periodo d’Avvento mi hanno fatto gioire per cui racconto anzi di questi.
Il primo sabato del mese il pellegrinaggio al Castellazzo (sui colli di La Spezia) dove c’è il monastero delle suore benedettine di clausura e dove si venera Santa Maria del Mare. Mattinata molto piovosa ma ugualmente intensa e bella. Il vescovo Francesco, all’omelia, ci invita alla preghiera per le vocazioni e in particolare per i prossimi due Diaconi che verranno ordinati tra pochi giorni e ricorda che questo è un periodo veramente propizio per la nostra Chiesa particolare: nel seminario diocesano ci sono ben 16 seminaristi che hanno risposto alla chiamata del Signore.
Il giorno 7 dicembre, in Cattedrale, l’Ordinazione Diaconale; è stata chiamata ad animare la liturgia la corale “Cantus Firmus” di Ortonovo per cui, per noi, emozione doppia. Un altro bel momento, noi della corale, l’abbiamo vissuto anche il giorno seguente, festa dell’Immacolata, al santuario di Roverano. Ci aveva invitato don Giorgio Rebecchi per una Santa Messa solenne celebrata da don Italo. Sempre la stessa sera, alle 21, c’è l’ora di adorazione interparrocchiale a Luni Mare, la nuova parrocchia di don Roberto Poletti. Come al solito a Luni Mare c’è tanto calore e ospitalità, e siamo in tanti nonostante la festività.
Il giorno seguente, venerdì 9, nell’oratorio della chiesa del Preziosissimo Sangue, c’è il secondo incontro in preparazione al Natale curato da padre Marco, carmelitano, superiore del monastero Santa Croce. Questa sera ci parla della visita dei Magi. Padre Marco, si sa, è uno specialista in queste riflessioni e ci tiene incantati per un’oretta. Lo osservo mentre parla; di fianco a lui, seduti, ci sono don Andrea, don Roberto, i padri del Santuario, Onildo e Victorio: cinque giovani sacerdoti, cinque ‘ragazzi’ (due vengono dal Guatemala) che si adoperano per le nostre anime, per la nostra salvezza, per renderci la vita più bella. Quanto dobbiamo ringraziare il Signore di questi grandi doni! Ma ce ne rendiamo veramente conto di questa ricchezza?
Domenica 11: a San Martino, alle ore 17, si tiene una conferenza sulle figure del Presepio; al termine ci sarà un concerto natalizio (sempre della corale “Cantus Firmus”) e verranno declamate, da Paolo Devoti, alcune poesie sul Natale. Tutto questo è stato organizzato dal Comitato dell’Annunziata e dalle comunità di San Martino e San Giuseppe. Sembrava una cosa di poco conto, invece è stato un bellissimo pomeriggio. Bravissimo il conferenziere, Antonio Mitidieri: ci ha tenuti tutti a bocca aperta, per un’ora abbondante, a parlare di personaggi che noi credevamo di conoscere già molto bene, invece abbiamo imparato tante altre cose sui personaggi del Presepio.
Al termine, sul sagrato della chiesa, un momento di agape fraterna. Ho visto padre Onildo molto soddisfatto ed emozionato: forse anche lui non si aspettava una cosa così bella. Anche questo, come quello all’oratorio del Preziosissimo Sangue e quello di Luni Mare, è stato per la nostra comunità un bel momento di interparrocchialità. Spero proprio di vivere ancora più spesso queste emozioni ed invito quindi i Parroci ad organizzare nuovi incontri specialmente nei momenti forti dell’Anno Pastorale.
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UNA PERSONA SPECIALE
di Marisa Lisia
Sono Marisa e vorrei narrarvi un fatto accadutomi qualche tempo fa, abbastanza singolare.
Qualche volta frequento una parrocchia particolare, dove le persone si vogliono un sacco di bene; dire un sacco di bene è dire poco. Fra queste persone, ho notato una signora a mio parere un po’ particolare, si intende in bene, come vedremo. Lei, a differenza di me, è molto silenziosa e riservata (beata lei!) e quindi parla proprio poco, e pensavo, lo confesso, che fosse un po’ troppo ritenuta.
Ma la vita non finisce mai di sorprenderci. Mentre attendevo la corriera per Sarzana (sempre in eterno ritardo) fra tante che guardo distrattamente vi è una macchina con al volante una signora che, sorridendo, mi saluta: è lei; dico di più: ritorna sui suoi passi e mi offre gentilmente un passaggio. Io, con la faccia tosta che mi ritrovo, non me lo faccio ripetere due volte e, ringraziando, salgo sull’auto. Dire che è stata carina è dire ancora troppo pochino; mi accompagna fino a destinazione e questo mi ha colpito molto. Nel tragitto, poi, abbiamo parlato di cose varie e ho scoperto in lei tanta signorilità di tratto e una profonda spiritualità che ci accomuna: provo per lei tanta simpatia ed ammirazione.
Teniamoci per mano, noi sorelle in Cristo, con cuore puro!
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Che tutti siano uno
di Ottavia
E' quasi Natale, il tempo di Avvento è ormai giunto al termine e mi chiedo se l'attesa non è stata vana...
Ecco allora che la memoria va e ripercorre queste ultime settimane così frenetiche e caotiche,ma un momento s'illumina e il ricordo si ferma a domenica 11 dicembre.
L'appuntamento è nella Chiesa di S. Martino alle ore 17.
Il programma prevede una conferenza sui simboli del Presepe e a seguire canti e poesie.
Durante la conferenza, tenuta da Antonio Mitidieri ed Elisa Sebastiani, sono state dette cose meravigliose a proposito del presepe, una tradizione molto più antica di quanto si pensi.
Ogni personaggio, umano o animale, non è lì per caso, ma ogni cosa ci aiuta a capire questa grazia immensa che è la venuta di Gesù Bambino in mezzo a noi.
L'esposizione è stata chiara, semplice e solenne dato che numerosi erano i brani del Vangelo che venivano letti a conferma di ciò che veniva detto.
Poi il Coro di Ortonovo paese che ogni volta accende emozioni anche per chi, come me, non è un gran conoscitore di musica.
Ogni canto era intervallato da poesie lette ed interpretate dal “nostro” Paolo, dalle quali esulava l'attesa e la gioia che essa porta con se.
Fuori, sul sagrato, oltre ad un succulento rinfresco, c'erano le bancarelle delle donne di Ortonovo, dei bambini di Caffaggiola e di alcune parrocchiane di S.Giuseppe.
Una serata come tante, tipica di questo periodo e invece.... l'atmosfera è magica, palpitante. Tutte le parrocchie presenti sono una cosa sola, c'è aria di festa e di famiglia, tutti partecipano dando il meglio di se.
E' freddo e comincia a piovere, ma la gente sembra non avere fretta. Quando la compagnia è piacevole non si ha voglia di andare a casa.
Si parla un po' con tutti, poi un abbraccio, un saluto, un grazie speciale a chi ha voluto tutto ciò e la convinzione che è questo il vero Natale:
“che tutti siano uno !”
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Buone cose dall’Anno Nuovo
di Marta
Caro Anno Nuovo, portaci, malgrado il pessimismo di questi tempi, il più roseo incoraggiamento e a non farci prendere dallo sconforto ma, bensì con grinta e tenacia. ad arrancare nella quotidianità con questo nostro essere italiani che, nei momenti duri, sappiamo sempre cavarcela. Certo, i nostri politici non sembrano essere all’altezza della situazione. Calmatevi, cari politici! Non serve far vedere in TV che siete dalla parte della povera gente, quando, poi, per decurtare il vostro stipendio sempre soprassedete. Notizia dell’ultima ora: il Parlamento rimane vacante per 20 giorni “deviato” sulle piste da sci!
Noi, cari politici, poveri eravamo e poveri restiamo. Certo, per quelli abituati al consumismo sarà dura tirare la cinghia, noi un po’ ci siamo abituati; ma non tutto il male viene per nuocere: ritornerà il tempo che darà giusto valore alle cose. E, sul valore delle cose, vorrei sfogliare un quotidiano e leggere tante belle notizie, non solo cronaca nera e violenze: vorrei leggere gesta di altruismo, azioni di bontà riportate in cronaca col valore che meritano. Questo vale anche per la TV che trasmette film pieni di violenze e sproloqui; nei momenti di mettersi a tavola, poi, pubblicizzano pannolini, dentiere, protesi varie, ecc., invece che trasmettere viaggi, documentari di astronomia, geografia, storia, coi quali portare il ‘mondo’ a casa nostra.
Nel mio piccolo territorio, Ortonovo, hanno bisogno di incoraggiamento quanti operano nel volontariato e che sopperiscono alle mancanze delle strutture sanitarie come, ad esempio, i donatori di sangue, i volontari dell’AVO, della Pubblica Assistenza…: per tutti loro un milione di Auguri!
A tutti coloro che hanno un lavoro un incoraggiamento a lavorare con letizia, con serenità; per quelli invece che non l’hanno dico di sperare sempre, di non arrendersi: le cose non andranno sempre male.
Anno Nuovo, porta a tutti i bambini del mondo un sorriso: a loro non deve mai mancare; fa che abbiano tutto il necessario per una crescita sana di corpo e di mente e siano felici. Tanta serenità anche nelle famiglie: la famiglia è un punto di forza magnifico della nostra società: insieme si è sempre vincitori.
Auguro a tutti noi un Buon Anno Nuovo.
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LAVORIAMO PER IL NOSTRO INVESTIMENTO ETERNO
di Un’assidua lettrice
Ieri era l’ultima domenica d’Avvento: anche per quest’anno il periodo dell’attesa (la nostra ennesima opportunità) sta finendo. Il Vangelo di questa domenica ci riporta, per la seconda volta nell’arco di 10 giorni, al sì di Maria. Mi sono chiesta se io ho detto il mio sì, ossia se voglio finalmente accogliere in me Gesù; se voglio farlo nascere nel mio cuore, ma non come voglio io accettandolo o rifiutandolo a seconda dei miei interessi, ma accogliendolo in maniera coerente, seguendo gli insegnamenti del suo Vangelo.
La mia risposta quest’anno è stata: sì, voglio non solo provare, ma mettere tutta la mia volontà per accogliere dentro il mio cuore Gesù.
Ora ho capito che la fede vera è il dono più ricco, più bello, più grande che posso ricevere, perché, grazie alla fede, riesco a comprendere il mondo nel quale vivo e arrivo ad amare di più le persone che Lui mi ha voluto mettere accanto. Ora vorrei che i miei errori non fossero sconfitte personali con relativi sensi di colpa, ma opportunità di crescita per migliorarmi.
Tutti noi facciamo degli errori, ma dobbiamo avere l’umiltà e il coraggio di riconoscerli e non vedere solo quelli degli altri. Ho eliminato anche quei rancori dovuti a torti subiti e sono riuscita ad eliminarli perché ho capito che qualche torto subito mi è servito per farmi crescere poiché, nel momento in cui ricevevo il torto, mi ripromettevo di non fare mai a nessuno la stessa cosa. Certo, il rancore è difficile da cancellare, ma grazie all’aiuto di un padre spirituale e confidando nella grande misericordia di Dio, tutto è risolvibile.
Anche per questo dobbiamo pregare tanto per i nostri sacerdoti, affinché ci aiutino ad accogliere Gesù, a riconoscere i nostri torti e a perdonare sinceramente quelli degli altri.
Quest’anno, quindi, riconoscendo i miei errori, eliminando i rancori dentro di me, ho detto il mio sì: voglio accogliere anch’io in maniera coerente, quotidianamente, Gesù nel mio cuore.
Ora capisco in maniera chiara la risposta che Madre Teresa diede ad una giornalista quando le rivolse la domanda: “Cosa, secondo lei, deve cambiare all’interno della Chiesa?”. La Santa rispose: “La cosa che dobbiamo cambiare nella Chiesa siamo io e lei”. Siamo ciascuno di noi; è la nostra persona che deve cambiare; è il nostro modo di rapportarci con le persone che incontriamo; perché tutti siamo creature di Dio, e Dio è Amore; quindi in ognuno di noi c’è Amore e, come diceva Giovanni Paolo II “…l’Amore è la spiegazione di tutto”.
Ora, quando entro in chiesa non penso più (come facevo anni addietro) a come sono incoerenti alcune persone che frequentano, anche assiduamente, la chiesa; ora penso solo a essere io una cristiana coerente dentro e fuori dalla chiesa, sperando con tutto il cuore che il mio comportamento non faccia mai allontanare dalla chiesa altre persone. In questo 2011 ho voluto portare, anche attraverso questo bollettino, la mia testimonianza di fede, raccontando ciò che mi stava e che mi sta accadendo.
Mi auguro solo che altre persone si aggiungano a tutti noi che abbiamo accolto Gesù e ricordiamoci che abbiamo questa opportunità non solo per Natale, ma tutto l’anno, sempre.
Dio c’è e ci ama tutti: apriamogli il cuore, mettiamo in pratica il suo Vangelo e amiamo il nostro prossimo; solo così la nostra vita avrà un senso. Lavoriamo, quindi, per il nostro ‘investimento’ eterno e crediamoci coerentemente.
Buon ‘investimento’ a tutti.
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Auguri a “Il Sentiero”
di Don Romeo Rossetti
Carissimi della Redazione, ogni mattina alle 8,30 assisto (o meglio partecipo per via televisiva) alla Santa Messa celebrata nella Grotta di Betlemme, tenuta dalle suore Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento e prego per me e per tutti coloro che sono miei fratelli in Cristo e nell’apostolato; fra questi fratelli ci siete anche voi, che tanto vi adoperate per la pubblicazione di alcuni miei articoli sul miglior bollettino parrocchiale che io conosca, soddisfacendo così il grande nostalgico amore che c’è ancora nel mio cuore per San Martino.
A voi tutti e agli altri amici i migliori Auguri di Buon Natale e felice Nuovo Anno. Grazie di tutto e un forte abbraccio in Cristo.
NATALE 2011 Varano de’ Melegari
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UN ALBINO CON GLI OCCHI BLU
di Angelo Brizzi
All’inizio d’autunno di qualche anno fa ebbi occasione di incontrarlo.
Senza alcuna idea di compera, girovagavo per la piazza adibita a mercato rionale. Lo notai fermo davanti a un banco intento a trattare un acquisto. Di alta statura spiccava sui presenti con quella sua chioma bianca. Nato albino, la pelle bianca come la neve, la chioma dai riflessi argentei, i suoi occhi erano di un blu marino intenso; lo sguardo buono, quasi attento per un aiuto a chi ne avesse bisogno; era milite di una Misericordia da diversi anni. Lo raggiunsi, ci abbracciammo. Ogni nostro incontro era sempre motivo di gioia: non vivevamo tanto lontani però ci vedevamo di rado.
La nostra amicizia nacque per un caso fortuito: provenienti da scuole diverse, dopo un corso di formazione ci siamo trovati a salire, in contemporanea, sulla passerella dell’incrociatore “Duca degli Abruzzi”, iniziando assieme l’avventura marinara, per una relazione di lunghi anni. Gironzolando fra i banchi del mercato, sbirciando le merci esposte abbiamo rievocato ricordi di navigazione: come quell’avventuroso viaggio che da Salonicco ci portò sul monte Athos in occasione della Pasqua ortodossa; o quando ad Haifa, in Israele, un vecchio torpedone arrancando faticosamente per la fatiscente strada che saliva al monte Carmelo ci permise la visita al Santuario della Vergine Maria. Erano i nostri ‘melioribus annis’ (i migliori anni, i più felici); ognuno ha qualcosa da ricordare: giornate serene, momenti di vita spensierata…
L’inaspettato incontro con un comune amico ci distolse dalla nostalgia riportandoci alla realtà con vicendevoli informazioni di gioie e dolori delle rispettive famiglie; in particolare l’amico albino volle sapere dello stato di salute di mia moglie che sapeva malata da tempo. Quando gli chiesi della sua Clara il suo volto si rabbuiò e con fievole voce mi disse: “Clara non c’è più. Sono ormai otto mesi che se n’è andata: è tornata alla casa del Padre, da quel Padre in cui ha sempre creduto e amato in silenzio, e in silenzio lo ha raggiunto”. Dopo qualche istante, scacciando una lacrima col dorso della mano, riprese: “Sono rimasto solo, la mia unica figlia, come sai, vive a Portsmouth, troppo lontana per occuparsi di me, io mi sento in salute, ho sempre fatto del volontariato, quindi ho deciso: parto per il Guatemala, a casa di amici; ho conosciuto un sacerdote, missionario in quel Paese; frequentandoci abbiamo stretto una bella amicizia: vado a fargli compagnia. Gli chiesi per quanto tempo. “Non lo so ancora: tre o quattro mesi, forse un anno; vedrò, forse anche di più; ma sì, forse per sempre!”. Aggiunse quel ‘sempre’ come per dare libero sfogo ad un proprio convincimento. Il sorriso era tornato sulle sue labbra.
E’ trascorso un lustro dalla partenza per quella terra. Da lui ho sempre ricevuto delle cadenzate cartoline con i saluti e stringate notizie; due volte l’anno aggiungeva la richiesta di un fiore per la sua Clara. Ho qui, tra le mie mani, una lettera, proviene dalla sede missionaria del Guatemala; la leggo e la rileggo con le lacrime agli occhi; non mi pare vero quello che mi si comunica: “Conoscendo l’amicizia che la legava al nostro fratello in Cristo…., la informo dell’avvenuta sua scomparsa, dopo breve malattia, confortato dai sacramenti cristiani in data…..
La invito a unirsi a me, in tale giorno di ogni mese, per una preghiera a suffragio della sua anima lodevole.
Pur non conoscendoci, confido nella speranza che non cada questa unione spirituale, ma dia inizio ad una fraterna vicinanza nel nome di Gesù, nostro Salvatore.
Con la mia benedizione, un abbraccio fraterno.
............................Sacerdote missionario in Guatemala
Angelo Brizzi
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Diario di un parrocchiano di Casano S.Giuseppe
di Giuseppe Franciosi
Mio figlio mi ha detto che alla Santa Messa di mezzanotte la chiesa era piena di gente. Io sono andato invece alla Santa Messa delle ore 11 del giorno di Natale e ho pensato: questa mattina probabilmente ci saranno dei posti vuoti in chiesa e invece mi sono sbagliato: anche alle ore 11 la chiesa era gremita come non mai. Come mai? Qualche fedele ha partecipato alle due Sante Messe? Oppure qualcuno che di solito non va alla Santa Messa oggi, giorno di Natale, c’è invece andato? Comunque è un segnale buono e c’è da sperare che la frequenza alla Santa Messa, anche nelle domeniche di ordinaria amministrazione, migliori sempre.
In questa pagina credo di dover oggi parlare di due fatti: uno negativo, uno positivo. Il fatto negativo riguarda il “Presepe Vivente”. Gli organizzatori di sempre quest’anno si sono trovati in difficoltà: il numero delle persone disponibili a impegnarsi è diminuito e così hanno ritenuto di non poter far fronte all’impegno e di dovere rinunciarvi: sarà un’interruzione o sarà la fine del nostro “Presepe Vivente”? Era una bella iniziativa, ma impegnava tanta gente e quindi era certamente a rischio. Io non ho mai dato collaborazione per l’allestimento e quindi non ho certo le carte in regola per fare critiche a chicchessia. Comunque abbiamo davanti un anno per decidere che cosa fare per il Natale 2012.
Brutte notizie per il “Presepe Vivente”, ma bella notizia invece per le nuove panche. Chi è entrato della chiesa di San Giuseppe nel periodo di Natale avrà notato che le panche sono belle, sono nuove e alla parrocchia non sono costate niente: alcune signore (bontà loro) sono riuscite a mettere insieme una bella somma di denaro. Non è stata, quella delle panche una scelta approvata con entusiasmo da tutti. Io stesso ero perplesso. Quando la Giulia era viva (se n’è andata il 2.6.2007) anche noi due facevamo il turno mensile per la pulizia della chiesa; lei si occupava del pavimento e io mi occupavo delle panche: le spostavo tutte in modo che lei con gli stracci potesse arrivare dappertutto. Quindi le panche vecchie le conoscevo bene e non mi sembrava che fossero da buttar via. Comunque cosa fatta, capo ha: le panche vecchie ora sono fuori, quelle nuove sono dentro e sono belle e comode. Ringraziamo le signore che ce le hanno donate e proponiamo loro qualche altro obiettivo:
1°) Credo che i forestieri che arrivano a Casano si trovino in piazza XXIX novembre senza essersi accorti che hanno sfiorato una chiesa. 2°) Il nostro Vescovo ritiene che sia l’altare, sia il tabernacolo della nostra chiesa abbiano bisogno di costosi interventi. Queste signore così abili nello scovare denaro hanno voglia di provare a risolvere questi due problemi? Se ci riusciranno noi saremo loro grati per sempre.
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