N° 11 - Dicembre 2011
Storie dei lettori
  Diario di un parrocchiano di Casano S.Giuseppe
di Giuseppe Franciosi


 
 

Domenica, 31. 10.  2011.

 

            Oggi è domenica. Da tanto tempo avevamo deciso che l’ultima domenica di ottobre l’avremmo trascorsa a Quarazzana. Ad alcuni parenti e amici l’avevamo detto e sembrava che ci dovessimo trovare in tanti, ma così non è stato: una nipote e il figlioletto dovevano arrivare addirittura da Torino, ma il diavolo ci ha messo la coda: a causa di un malessere non è arrivata. L’estate è finita e ora cominciano i malanni. Non è mancata la Maria Elena; lei passa tutto l’anno in giro per il mondo, con le gite-crociere “Costa” e non s’arrende mai. Abbiamo unito questa gita a Quarazzana anche alla festa dei Santi e dei Morti ed abbiamo fatto visita, nel cimitero di Fivizzano, all’Adriana, a Renato Puttamorsi, a Carlo. Siamo andati, poi, a Pognana, al cimitero dove è sepolto lo zio don Luigi. E’ morto da tanti anni, ma la sua tomba è in perfetto ordine: i suoi parrocchiani gli hanno sempre voluto bene e lo stato della sua tomba ci dice che questo bene è tuttora altissimo. Un grazie a tutti da me, nipote affezionato di don Luigi.

Dopo Pognana abbiamo ripreso il viaggio. Abbiamo fatto una sosta nel cimitero di Agnino. Abbiamo pregato soprattutto per Pietro, deceduto quattro anni fa, poco dopo la Giulia. Arrivati a Quarazzana, la casa era ben riscaldata: quando c’è Mimo non ci sono problemi: tutto fila in perfetta regola.

 

Martedì, 2.11.2011.

 

            Oggi è il giorno dei Morti: condivido tutto quello che ha scritto Romano nel “Sentiero” di novembre. Da ragazzo ho vissuto parecchi anni con la mia nonna Giulietta e lei la pensava come Romano. Ricordo ancora la camera da letto: con due letti, uno grande per la nonna e uno piccolo per me. Quella mattina bisognava alzarsi presto e preparare subito i letti perchè sarebbero presto arrivati i parenti.

Nel pomeriggio, tutti a San Martino: prima in chiesa per l’inizio del Rosario e poi trasferimento nel cimitero dove abbiamo continuato la recita percorrendo tutti i vialetti. Al termine si rientra in chiesa e ha inizio la celebrazione della Santa Mrssa. C’è molta gente, c’è molta compostezza; incontro persone che da tempo non vedevo.

 

Domenica, 13.11. 2011.

 

            Oggi celebriamo la festa di San Martino nelle chiesa a lui dedicata. La chiesa è piena di gente e fuori c’è la “sagra”. Negli anni passati abbiamo avuto tempo bello, a volte tempo brutto: ricordo, per esempio, che due anni fa abbiamo avuto pioggia torrenziale; quest’anno invece viviamo una vera “estate di S. Martino” e tutto contribuisce a farcela godere. C’è tanto sole c’è tanto caldo; in chiesa tanto bel canto (la Lucia non si risparmia) e fuori c’è “un sagra”: tanti banchi, tanti fuochi, tante sedie a nostra disposizione e tanta gente in fila per acquistare e portare a casa tante ghiottonerie che tante persone col loro impegno hanno contribuito a preparare: un San Martino, quello di quest’anno, da ricordare.

           

                        
 

  LO ‘SPREAD’ O GESU’?
di Doretto


 
 

Martedì, 1° novembre 2011.

            Oggi, solennità di Tutti i Santi: dove vado stamani a Messa? Telefono a qualcuno? No, vado con la mia macchinina (se così si può chiamare quel mezzo elettrico che mi permette di spostarmi, sempre se non piove) a Messa a Isola. Alle ore 10 parto. E’ ancora presto e allora vado a prendermi il “Corriere” all’edicola, poi torno alla chiesetta di Isola dove posso sedermi in attesa della Messa che inizia alle 11,30: ho tempo di leggere il giornale.

            Mi siedo fuori sulla panchina a lato della porta della chiesa, prendo il giornale che  scorro avidamente per leggere le notizie che in questi giorni interessano molte persone e che rispondono alla grave crisi in atto. E leggo: “Lo ‘spread’ a 430; BTP oltre il 6%!”.  Rifletto: io sono qui fuori della porta della chiesa; all’interno, a pochi passi, c’è il tabernacolo con Gesù… e io che leggo le notizie dello ‘spread’… Ma mi rendo conto di ciò che sto facendo? Invece di venire ad adorarTi e a pregare davanti a Te che sei lì vicino, nel tabernacolo, io leggo lo ‘spread’!!! Ecco, vedi la mia miseria?

            Oggi è mercoledì 2 novembre, e sono qui, in casa, e scrivo queste cose perché questa notte ho pensato a ieri e a cosa ho fatto, non rendendomene conto. E il bello è che poi, alla celebrazione dell’Eucaristia, mi sono nutrito del Tuo corpo e sangue! Gesù, io mi auguro che Tu ti sia meso a ridere: quel sorriso che Tu riservi ai peccatori. Sì perché penso che i Santi non avrebbero preferito leggere notizie sullo ‘spread’ piuttosto che venire a lodarTi nel tabernacolo, lì vicino, a pochi metri! Vedi, come Ti amo? Eh, vedi come sono bravo? 

Gesù, penso che solo Tu con la Tua infinita misericordia potrai perdonarmi per tutte le mie miserie.

Oggi è il giorno della memoria dei Defunti e penso che solo loro non hanno più bisogno di leggere lo ‘spread’ sui giornali, perché sono liberi da questo corpo umano che è pieno di scorie del passato e del presente; questo corpo che ci tiene inchiodati come una zavorra a questa terra; corpo pieno di sofferenze, ma capace, quando Tu sei inserito in esso, di far volare la sua anima in spazi infiniti, dove sono le anime dei Santi ai quali un giorno, nella Tua infinita bontà e misericordia, ci farai ricongiungere!

            E… a proposito dello ‘spread’ esso non è l’effetto della crisi economica ma l’effetto del dio Mammona!

                                                                                                  

 

 

P.S.) Mi è venuto in mente una metafora: io che leggo il giornale con le notizie del mondo fuori della chiesa. Ecco… io sono nel mondo con tutti i suoi problemi, come in un mare in tempesta; ma in questo mare c’è una barca, come l’Arca: c’è la Tua Chiesa. E’ lì, vicino a me. Basta che io salga e sarò salvo! Infatti, quando quel mattino sono entrato è come se fossi entrato in un’altra dimensione: subito mi sono sentito come un verme, poi ho rivolto il mio sguardo verso di Te, nel tabernacolo, e ho scorto il Tuo sorriso compassionevole verso di me, e ho capito quanto Tu mi ami, al contrario di quanto ti amo io! Ancora una volta Ti chiedo perdono: Accetta il mio nulla, Signore!
 
 
 

  DA LUNI MARE
di Paola G.Vitale


 

 

 

30 OTTOBRE 2011.   

 

E’ venuto il vescovo, mons. Francesco, qua a Luni Mare, nel pomeriggio di sabato 30 ottobre. E’ venuto, ha fatto festa con bambini e adulti e ci ha beneficato spiritualmente e materialmente. Il popolo festante spero che assorbirà il messaggio spirituale trasmesso e, soprattutto, spero abbia compreso l’importanza di essere stati affidati al parroco, don Roberto. Abbiamo un parroco a cui rivolgerci,: non siamo abbandonati a noi stessi. E poi l’invito è stato chiaro e semplice: “Vivere l’incontro del Ringraziamento come vera, gioiosa occasione di incontro gli uni con gli altri.

            Non lo so se questo messaggio passerà, ma spero vivamente che lo Spirito Santo soffi tra i giorni che scorrono veloci e renda semplici i cuori. Per me è naturale non rinchiudermi a riccio, ma essere bensì portata all’incontro, alle attese altrui. Lo so, non è facile; costa anche il dono del proprio tempo, e non solo quello; è però gratificante, ti fa assaporare la pace e la gioia interiore.

            Allora, con l’aiuto di Dio, vediamo di farcela; vediamo di riuscire ad essere ancora “cristiani”. I Santi vengano in nostro soccorso a sostenere questa generazione.

 

SABATO 12 NOVEMBRE 2011.    

 

Il cuore è ancora mesto e colmo d’angoscia per le disastrose alluvioni e i lutti che hanno colpito varie zone del territorio, ma ancora sempre in fiduciosa preghiera a Dio per mezzo di Maria Santissima. Così il secondo sabato di novembre anche il nostro gruppo interparrocchiale si è unito al Vescovo nel pellegrinaggio a Cadimare.

            Il profumo del mare, il luccichio dell’acqua che si rifletteva in morbide onde sullo stendardo della Madonna del Pianto e sulla bella statua della Madonna col Bambino posti presso l’altare sembravano invitare a propositi di vita e di speranza. Il Vescovo ci ha spiegato il senso del ”Pianto” che si unisce al “Dolore Divino” e da esso prende forza e significato. Poi, sempre sul piazzale a mare, si è svolto il consueto rinfresco, ma, al termine della Santa Messa, anch’io mi sono unita alla processione che riportava la Madonna all’altare laterale nella piccola chiesa appoggiata alla collina. Sopra l’altare l’immagine della Madonna del Pianto e a Lei ho rinnovato le invocazioni che il cuore suggeriva.

            Poi siamo tornati su per le innumerevoli, numerose scalette che collegano gli edifici alla via percorsa da automobili e bus: all’inizio le avevamo discese per poi attraversare una vasta zona dell’Aeronautica Militare assai interessante.

            Grazie a tutti, dunque, e arrivederci, a Dio piacendo.

           


IL CALENDARIO.

  

C’è un argomento, cari amici, che ho l’impulso di affrontare da tanto tempo; è argomento scomodo poiché il calendario cristiano non è considerato rilevante, per molte famiglie.

            Per me è un concreto aiuto per restare fermi e saldi nella vita. Ne ho due e li tengo sulla parete della in bella vista. Uno è del Bambino Gesù di Arenzano, in onore di Padre Oriano Franciosi che mai potrò dimenticare; l’altro è dedicato a Maria Santissima di Montenero (LI), che tanto mi protegge.

            Ogni tanto, a tavola, scherziamo nel leggere i nomi dei Santi: quelli “carmelitani” e quelli “vallombrosiani”, ma poi concludiamo che quelli più famosi hanno il loro giorno fisso. “Bene, direte tutti, ma comportarsi da cristiani non dipende mica dal calendario!”. E’ vero anche questo, ma rimanere in buona compagnia, a vista e a sprone di preghiera, non fa mai male!

Buon calendario a tutti.

                                                                      

 

         

                                                                      
 

  UN MIO AMICO CHIAMATO MARTINO
di Marisa Lisia


 

 

            Martino non è, per così dire, un amico comune, ma non per questo poco importante, sorprendente nell’economia dell’universo ove tutto è unicità, anche un semplice filo d’erba.

            Dunque, Martino è un bellissimo, giovane asinello dal mantello di un bel grigio pulito. Gli asini sono animali intelligenti e sensibili, ingiustamente bistrattati ed io mi faccio per loro paladino.

            Martino, in estate, bruca liberamente in un grande prato chiuso da un recinto che rasenta la strada comunale, mentre in autunno, inverno e parte della primavera vive al chiuso in una stalla. Vi dirò come ho conquistato la sua amicizia del tutto particolare: allungandogli erbetta fresca da lui evidentemente gradita.

Passa l’autunno, il lungo freddo inverno e parte della primavera: ora Martino ritorna a pascolare tranquillamente nel prato. Ma esso ha anche una vivida memoria. Mentre passo di lì, subito mi riconosce e, dalla parte opposta della strada, galoppando e ragliando con quanto fiato ha in gola, mi corre incontro facendosi docilmente accarezzare.

Ed ogni qualvolta mi trovo a passare vicino al recinto, anche se non ci penso, lui mi chiama con foga con il suo, purtroppo, penoso ragliare.

            Ora il mio pensiero corre ad una fredda stalla con un Piccino appena nato e soprattutto infreddolito, scaldato da un compiacente asinello e da un mite bue; ed il mio cuore si commuove rammentando l’Evento lontano.

                                                                                             

 
 

  Lettera a Babbo Natale
di Veronica Balboni


 

 

 

Caro Babbo Natale, io lo so che sono già cresciutella ed indosso ho il grembiule dei piatti, ma pensavo di chiederti un dono, un dono soltanto che ho meritato alla fine di una giornata passata fra pentole, stracci e ginocchia sbucciate. Ti prego, è una cosa da poco, ma stanotte, provando a dormire, vorrei ancora indietro tornare, sognare, si sognare la casa di quando, bambina, mangiavo la neve leggera, condita con mele e limone ed il pane con panna di latte ancor caldo di stalla. Vorrei riveder il mio nonno, con l’abito buono, da festa ed il grande orologio a catena, che magiche note emanava; vorrei la mia mamma, serena, ma a volte con gli occhi velati di pianto, che presto celava se io nella camera entravo; e gli amici, compagni di burle bislacche, di sassi tirati ai lampioni, di calci sferrati ai portoni, le fughe, i dispetti, le eterne promesse di sempre, con dita incrociate, “lo giuro”: ripenso alle sere di veglia, fra intrecci di paglia e di sogni. Illusioni perdute. Bruciate col legno nel fuoco, e alla gioia di vivere insieme la vita, i racconti paurosi, le streghe, gli amori già nati, gli amori finiti. Le dolci castagne rubate. Rivedo il ricetto impaurito, salire sul pero ed il cane abbaiare, selvaggio, Risento ancor chiaro suono, la radio di legno del babbo, con grossi pomelli e canzoni gracchiate, e i pulcini in ceste di paglia, tra stracci, vicini alla stufa ben viva, in attesa di crescere forti. La domenica a messa con scarpe lucenti (un sol paio) e un curioso cappello di paglia con l’elastico, che il volto cerchiava a fermarlo ed or che son nonna penso ai tesori perduti che vorrei i miei figli avessero, perché i sogni nessuno li ruba, perché i sogni appartengono al cuore.

 

 
 

  SOLIDARIETA’ E VOLONTARIATO
di Marta


 

 

                Solidarietà: magica parola. Cosa non riesce a fare la solidarietà!

Questo anomalo autunno si è presentato con un clima più che mite (20° e oltre) creando un vortice sopra le nostre terre, spalancando le cateratte del cielo e quindi franano i monti, esondano i fiumi inondando paesi e città. Tutto questo cataclisma è passato in un tempo assai breve, senza dare il tempo alle persone di mettersi al sicuro.

In un attimo, l’apocalisse. Sui volti della gente lacrime, disperazione,ma anche rassegnazione, consci di aver salvato la vita e pronti a ricominciare.

Chi, invece, ci ha lasciato la vita, ha pagato un duro prezzo: morire per inerzia dell’uomo è cosa davvero grave. Già, in Italia vi è una mortalità molto alta per cataclismi naturali e come si guasta il tempo viviamo nell’ansia.

Volontariato - Monterosso al mare e Vernazza, due perle delle Cinque Terre, sono ricoperte di fango. Per fortuna ci sono subito all’opera i volontari. Abbiamo visto tante scene davvero esemplari: davanti a quello che era un negozio di alimentari vediamo due ragazzi con stivali e tute con pale e carriole; una donnina già anziana  di Bolano, con la manichetta dall’acqua in mano, è venuta anche lei qui a levare e lavare quel fango. Si è fatta dieci ore nel pantano, poi, in silenzio com’è venuta, se n’è tornata a casa. In silenzio c’era anche un ragazzo di Reggio Emilia, anche lui con stivali e pala che si è portati da casa. E come ci sapeva fare, tanto che altri seguivano il suo esempio. Durante la pausa pranzo si è messo in un angolo senza chiedere acqua e pane a nessuno e, tirato fuori dalla tasca un cartoccio si è messo mangiare. Fatta sera se n’è andato ringraziando tutti. A meta mattina era giunto un ragazzo di 15/16 anni: non era andato a scuola per venire a spalare. Avvicinatosi ad un gruppo ha detto: Mi volete qui, a spalare con voi? Ero più su, in un altro negozio, ma il padrone mi caricava tanto la carriola che non riuscivo a muoverla. Allora mi ha cacciato dicendomi di essere un buono a nulla. Benvenuto tra noi: quello lassù si merita di spalare tutto da solo la sua roba!.

Solidarietà - Nei primi giorni di questo sfacelo c’era bisogno di cibo e di altri generi di prima necessità. Una paziente chiama il proprio medico: “Abbiamo perso tutto, gli dice, ci mancano i medicinali; non so se potrò venire in ambulatorio; se trovo un vestito vengo”. Una mamma con due gemellini  è andata in albergo; i bambini avevano la febbre; non aveva di che vestirli. In compenso l’albergatore le ha presentato il conto.

            Comunque sia nell’allerta la gente è accorsa a portare tutto ciò che veniva richiesto. Anche dal campo sportivo di Ortonovo, dove è avvenuta la nostra raccolta, sono partiti dei container  pieni di roba. A Caffaggiola e nelle altre parrocchie sono stati raccolti indumenti e viveri da inviare a quelle popolazioni. Un grazie di cuore a tutti quei volontari che si sono adoperati per alleviare il disagio di quella gente.

                                                                                                     

 

 
 

  ARRIVA LA NOSTRA OPPORTUNITA’
di Un’assidua lettrice


 

 

 

 

            Arriva per tutti noi, come da oltre 2000 anni, l’ennesima opportunità di prepararci alla Venuta di Gesù, aprendogli il cuore, l’anima, e la famosa ‘porta’ (quella indicataci da Giovanni Paolo II), ma soprattutto dimostrando la nostra coerenza.

Ci prepariamo alla nascita dell’Emanuele (Dio con noi) ma spesso, però, dimentichiamo questo significato poiché Egli è sempre con TUTTI NOI, senza distinzioni di razza e quant’altro. Sì, quando andiamo a Messa la domenica ci sentiamo tutti cristiani; ma uscendo la portiamo veramente quella pace? Rendiamo veramente grazie a Dio o diventiamo ‘atei’ per una settimana? Penso che in questo periodo di attesa, dell’avvento della sua nascita, dobbiamo mettere tutta la buona volontà per essere cristiani sempre.

Il nostro fine sulla terra è, sì, convertirci, ma anche quello, attraverso la nostra conversione, di riportare al Signore tanta gente.

Come ha detto il Papa ad Assisi, alcuni non credenti non hanno chiuso la porta a Cristo, ma sono solo alla sua ricerca: quale grande responsabilità abbiamo quindi tutti noi!

            Mi ripeto: noi che andiamo in chiesa dobbiamo sentire il dovere anche di ‘aiutarlo’, Dio; non dobbiamo tenerlo nascosto; dobbiamo farlo conoscere col nostro comportamento coerente, attraverso il nostro modo di rapportarci con gli altri.

            Devo però essere sincera, anche se a volte mi sento scoraggiata, sono anche sempre ottimista e speranzosa che le cose miglioreranno, poiché ognuno di noi ha la propria carta vincente in mano; abbiamo quel Dio misericordioso che ci permette di voltare pagina in ogni momento. E per aiutarci in questo ha mandato (come dice lo scrittore Gaeta nel suo ultimo libro) da trentuno anni Maria, nostra Madre, sulla terra (Medjugorie).

            Dobbiamo sempre tenere a mente che tutti noi siamo compagni di viaggio, che sulla terra di Dio c’è spazio per tutti e che noi camminiamo e viviamo nella Casa di Dio (il mondo): da Lui siamo stati creati e a Lui ritorneremo, non per un breve periodo come qui sulla terra, ma per l’eternità.

Dobbiamo quindi convertirci per arrivare alla pace chiesta da Maria; tutto dipende da ciascuno di noi: non diamo la colpa agli altri, al mondo.

Ognuno dia il proprio contributo coerente e tutto girerà per il verso giusto.

            Buon Natale a tutti noi.

                                                                                                         
 

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