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AI CASTAGNI
di Paolo Bassani
A voi ritorno, amici miei castagni,
in questo afoso giorno dell'estate.
La nostalgia d'un tempo mi sospinge
alla magica terra dell'infanzia.
Allora voi placaste la mia fame.
S'aprivano le ricce come scrigni:
generose e lucenti le castagne
furono il nostro pane quotidiano.
Non ho più fame, ma solo sete adesso.
Con le foglie preparerò il bicchiere,
ché l'acqua pura dell'antica fonte
possa spegnermi in cuore quest'arsura.
Ho tanta sete d'alba e di rugiada.
Voi solo ormai serbate di quegli anni
liete stagioni e giorni spensierati,
dolcezza di profumi e di memorie.
Datemi ancora un poco di quel tempo!
E quando stanco poserò il mio passo,
non cercherò ombra cupa di cipressi
ma il vostro fresco, tenero di verde.
Paolo Bassani
Prima classificata Premio Nazionale
“L’Ambiente” 1999 – Tarsogno (PR)
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IL VESTITO NUOVO
di Ugo Ventura
Una giacca a doppio petto
con il bavero appuntito,
d’uno scempio garantito.
Pantaloni stile vecchio
con la riga ben marcata,
mi son visto nello specchio:
ero un’anatra sciancata.
Le mie scarpe rumorose
dalla pelle di capretto,
le ricordo sì odorose
ma non certo di mughetto.
Sedici anni avevo allora,
tanti grilli per la testa,
lo indossavo qualche ora
la domenica e la festa.
Quel vestito è consumato,
non rimane nulla più,
solo un pezzo ho conservato
con la scritta:”Gioventù!”.
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IN MORTE DI P. PIETRO RINALDI
di Padre Maurilio Montefiori
IN MORTE DI P. PIETRO RINALDI
(a sua mamma)
Povera mamma!
ti ho mandato
soltanto dei fiori
una foto!
Ma tu aspettavi
tu aspetti
tuo figlio!
Era giovane,
bello,
dal piglio deciso possente,
come la forza dell’uragano.
Un’ora l’ha vinto
l’ha rapito violenta…
E tu peni
e tu aspetti…
perché chi è madre
aspetta oltre la morte.
Ma noi cresceremo
attorno alla sua tomba
fiori bianchi e vermigli
a calice, a campanule
e dalle mille
altre forme tropicali.
Olezzeranno al vento del kiangazi*
o piangeran durante la mashika*
rimormorando a lui sommessamente
le nostre preci
in sul mattino e a sera.
E se arriverà
come un lamento fioco
fin qui la voce
spinta dal tuo cuore,
egli risponderà dalla foresta:
“Sarà dolcezza, o madre,
a te l’odierno pianto
Il dì che nella luce mi vedrai
teco ridente
di novella vita.
*Kiangazi = stagione asciutta
*Masshika= stagione delle piogge
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RIFLESSIONE
di Andrea Valentini
RIFLESSIONE
Mettiti di sera, in silenzio
e ascolta il tuo cuore,
ascolta cosa dice.
In quel momento tutto si crea e
tutto si distrugge, in una magia,
in un miraggio felice
del nostro essere.
Tutto in quel momento è costretto a essere messo da parte,
l’ego, l’amor proprio,
i problemi costruiti sul nulla.
E si sogna, umanamente,
sugli amori, sulle speranze,
sulle ambizioni,
sui sorrisi mancati, sulle abitudini rotte.
Fuori finalmente c’è il sole
e i canarini si pavoneggiano tra canti soavi.
Un bambino rincorre un pallone rosso
e giunge tra le braccia del nonno che in braccio lo bacia.
Alla finestra sta la gioventù sperata,
e fissa l’orizzonte pieno di speranze.
(da Gocce di speranza)
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‘L BEN DI MORTI
di Mario Orlandi
Er picolo, ma l’omo
i m’è semp’r ar’mast ‘n menta:
v’stì d’ nero,
giacheta e cape’o,
i paseev’ ca p’r ca
p’r ‘l ben di morti.
‘N po’ d’ farina d’ gran o d’ granon,
quarc fasjioli sechi,
d’la patata o d’il vin
chi pasev po’ a pigh’ar con calma
e Spartan, ‘l b’chin d’ Nicola
gh’ascicurev pù che ‘na pr’ghiera,
‘na bela pulizia d’l camp’santo,
di vialeti fra la lapida
e…bidon pien dacqua
p’r mant’nir i fiori.
E, prima d’ partir
P’r n’altr ben di morti,
‘n bich’er d’ vin
Gh’er semp’r gradì,
i gh dev ‘n po’ d’ forza
p’r lung’ gir d’l pian.
Mario Orlandi
IL BENE DEI MORTI- Ero piccolo, ma l’uomo mi è sempre rimasto in mante: vestito di nero, giacchetta e cappello, passava casa per casa a cercare il bene dei morti. Un po’ di farina di grano o di granturco, fagioli secchi, delle patate o del vino che passava a ritirare con calma e Spartan (Narciso Del Punta), il becchino di Nicola, assicurava, più che una preghiera, una bella pulizia del camposanto, dei vialetti fra le lapidi, e…bidoni pieni d’acqua per mantenere i fiori. E, prima di partire per un altro bene dei morti,un bicchiere di vino era sempre gradito, gli dava un po’ di forza per il lungo giro della pianura.
P.S.) ‘L ben di morti venne praticato per molto tempo, mi ricordo il periodo di Spartan becchino. Venne man mano abbandonato tanto che non mi risulta praticato da Ballotto (Cornelio Cervia), becchino succeduto a Spartan. ‘L ben di morti è stato invece “resuscitato” in questi ultimi anni a Castelpoggio dove, quanto raccolto tra la popolazione come ben di morti, viene dato in beneficenza o consumato dagli alunni delle scuole elementari, in comunità con i genitori e parenti nel ricordo dei cari defunti che ci hanno lasciato.
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SENSAZIONI D‘AUTUNNO
di M. G. Perroni Lorenzini
Sono qui, sulla sdraio, nel giardino,
nel verde non più verde, ché l’autunno
già lo tramuta in ocra od in marrone.
Ma io mi scaldo ancora al tenue sole
mentre osservo, assonnata dal tepore,
il girotondo d’oro di un vespone
attratto dalla veste a fiori viola;
o il bianco trasvolare di un piccione
che splende contro il cielo azzurro scuro;
poi mi scuote di colpo un litigio
nero di corvi sulla quercia annosa…
Sono colori e suoni di stagione
piena ancora di vita e di fervore,
che vorrei fosse in me poter fermare
nel tempo, un poco, prima dei rigori.
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