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Per un sorriso....
di Andrea Valentini
Per un sorriso....
Sogno nel pavido infinito,
sogno nei loro occhi blu.
Sogno nelle loro bocche
sorgenti di un vecchio amore.
Ti ho lasciato un foglio
sulla scrivania,
manca solo un verso a quella poesia,
puoi finirla tu....
Ma di più....
Mi hai lasciato un tocco,
candido,
in una tempesta di rose,
verde
nella tua forte ed esile speranza.
Una mano sicura,
di un triste cuore,
il mio braccio stringe
e del Suo amor capisco
quanto della mia vita tinge....
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ALLELUIA…
di A.Maria De Ghisi
Bianchi, neri, e d’ogni colore.
Veniamo a ricevere
il Vincolo Sacro
che ci rende tutti fratelli;
nessuno resterà estraneo
perché noi Ti amiamo, Signore.
Bianchi, neri, e d’ogni colore.
Sappiamo il bene
che dona il Tuo Pane;
è dolce il legame, ci ravviva
il Tuo cibo perché luce
d’aurora
spande nel cuore.
Nutrìti della Tua Vita
sentiamo i Tuoi spazi infiniti
che sono il cielo dell’animo,
nel quale, gioiosi, vogliamo
cantare il Tuo Amore.
Bianchi, neri, e d’ogni colore.
Noi, tutti fratelli,
in libertà di cieli, Signore!
Alleluia! Alleluia! Alleluia!
(dal libro “Fra incantevoli silenzi” ed. Giacchè)
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PENTECOSTE
di Padre Maurilio Montefiori
Lunghe le veglie oranti
allo spezzar del pane
e della Parola
ai prodigi
e agli smarriti.
Vergine divina
in novella attesa
espansione di trinitaria bellezza
irradiazione casta
di energie superne
dalle sponde dell’infinito
il Padre col Figlio
ti aprivano alla Pentecoste
quando l’uragano tonante
chiamava la terra
ad altezze del cielo
e il Fuoco accendeva
riverberi
trasfiguranti volti umani
in roveti ardenti
di luce
e di forze deificanti.
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TRITTICO D’ESTATE
di M. Giovanna Perroni Lorenzini
TRITTICO D’ESTATE
Nel torpore, mi lascio vegetare;
ma, nella pelle, sento i pori tendersi
a percepire il primo fresco alito.
Nell’aria che ristagna, gravida di sopore,
son brevi refrigerii
frulli d’ali dorate di tortore nel sole.
Oggi è afa anche all’ombra del mio tiglio;
ma qui, protetta, posso immaginare
un bruire di pioggia sulle foglie.
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VECCHIO CALAMAIO
di Ugo Ventura
Non eri bello,
non avevi alcun valore,
eppure mi eri tanto caro,
vecchio calamaio
pieno d’inchiostro blu.
Quel pennino ruvido
attingeva da te
le frasi d’amore,
tutti i pensieri
di giovinetto
che io stendevo
sulla carta bianca.
T’ho conservato vuoto
e col tappo arrugginito,
illuso d’aver rinchiuso
dentro di te
i segreti e le speranze
del mio cuore,
le frasi pensate
e mai più scritte.
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FESTA DELLA MAMMA
di Marisa Lisia
Guardo ammirata
la scarlatta rosa
che mi è stata donata:
essa sussurra al mio cuore
tutto l’amore filiale
ed anche l’ebbrezza
della mia giovinezza
ormai tramontata.
Gioisce la mia casa
per un sì nobile fiore
emblema dell’amore,
ma il regno sovrano
della perenne mia rosa
è il cuore grato
di una madre amorosa.
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LA BARBORA
di Mario Orlandi
La Barbora
con la zaz’ra
fata col mortalo
ogi la ‘n sarei pù mirà,
la sarei con tropa normalità.
D’ ch’oca a la Barbora
ormai gh’né tropa:
rasà a zero,
baseta alla Pasquetta,
codina a la cinesa,
ciuf chi scend ‘n ti och’i,
rasà a zero ma con ‘n ciuf moicano
chi m’arcord tant l’Umberta
che ‘l pov’r Stagnin
i m’ fev semp’r da picolin.
Anc i ciufi e la p’t’nata,
mò pù che ‘na vota,
i disj’n com a scian:
furbi o tambach’an.
Mario Orlandi
(dal libro “Pane per la memoria”)
BARBARA- Barbara con la zazzera (frangetta) fatta col mortaio (in testa) oggi non sarebbe più guardata, sarebbe con troppa normalità. Di teste a Barbara ormai ce ne sono troppe: rasate a zero, basette alla Pasquetta (Silvano Boggia, barbiere), codino alla cinese, ciuffo che scende negli occhi, rasate a zero ma con un ciuffo moicano che mi ricorda tanto l’Umberta che il povero Stagnin (Ferruccio Lorenzini) mi faceva sempre quand’ero piccolino. Anche i capelli e la pettinatura, adesso come una volta, ci dicono come siamo: furbi o tambacchiani (tontoloni).
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