N° 3 - Marzo 2011
Spiritualità
  LETTERA DAL CIELO
di Autore sconosciuto


 
 
 

Alla mia famiglia più cara: ci sono alcune cose che devo dirvi;

ma prima di tutto vi dico che sono arrivato e sto bene.

Vi scrivo dal Cielo; sono con Dio, ora.

Qui non ci sono più lacrime di tristezza ma solo Amore eterno.

Vi prego di non essere tristi solo perché sono lontano da voi;

ricordate che sono con voi ogni mattina, mezzogiorno e sera.

Quel giorno che la mia vita sulla Terra è volta al termine

Dio mi ha preso, abbracciato e detto: “Che tu sia il benvenuto;

è bello riaverti nuovamente; ci sei mancato quando non eri presente;

la tua famiglia cara ti raggiungerà più avanti;

ho davvero bisogno di te: fai parte del mio piano.

C’è così tanto da fare per aiutare i nostri fratelli mortali!”.

Dio mi ha dato una lista di cose da fare, che desidera io faccia

Ed in cima a questa lista c’è scritto di preoccuparmi ed occuparmi di voi.

E quando la notte siete nei vostri letti e tutte le preoccupazioni svaniscono,

io e Dio vi siamo vicini, nel cuore della notte.

Quando pensate alla mia vita sulla Terra, a tutti questi amati anni,

è perché siete solo umani e vi lacrimano gli occhi.

Ma non dovete aver paura di piangere: vi aiuta ad alleviare il dolore.

Ricordate che non ci sarebbero i fiori senza la pioggia!

Vorrei potervi dire tutto quello che Dio ha pianificato,

ma se ve lo dicessi non potreste capire.

Ma una cosa è certa: adesso che la mia vita mortale è finita,

vi sono più vicino, più di quanto lo sia mai stato prima.

Ci sono tante strade tortuose davanti a voi, tanti ostacoli da superare,

ma insieme, giorno per giorno, possiamo farcela.;

è sempre stata la mia filosofia e vorrei che fosse anche la vostra:

quello che tu dai al mondo, il mondo te lo restituisce.

Se puoi aiutare qualcuno tormentato dal dolore e dalla disperazione,

potrai poi dire a Dio la notte: “Questo giorno non è stato vano”.

Ed ora so che la mia vita è servita a qualcosa;

so che durante la mia esistenza ho fatto del bene per qualcuno.

Allora, se trovate un uomo che è triste e si sente giù,

tendetegli la mano per accoglierlo;

quando camminate lungo la strada e pensate a me

io sono dietro di voi: solamente un passo dietro di voi.

E quando verrà il vostro momento, quando lascerete libero il corpo,

 ricordate che state svanendo, ma state tornando da me.

 

 
 


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  ECUMENISMO E UNITA’ DI POPOLO
di Giuliana Rossini


 

 

 

            Già da alcuni anni, in diverse parti del mondo, si celebra la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dal 18 al 25 gennaio.

            La divisione tra le varie Chiese cristiane rappresenta uno strappo lacerante e doloroso, una frattura che chiede di essere superata con l’impegno costante di tutti. Gesù, in quello che si può considerare il suo testamento, perché pronunciato poco prima di morire, chiede ripetutamente al Padre “che tutti siano una cosa sola. Come Tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch’essi in noi una cosa sola” (Gv. 17,21). E negli Atti degli Apostoli si legge “la moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola” (At. 4,329. Si può quindi considerare l’unità, fortemente voluta da Gesù, come elemento centrale del Nuovo Testamento ritenerla come una priorità alla quale tutti i cristiani dovrebbero pendere.

            In realtà, oggi, sono stati fatti molti passi in questa direzione rispetto al passato, tuttavia il cammino è lento e lontano dalla meta. Ciò che accomuna cattolici, ortodossi e protestanti non è poco: un solo Battesimo, una sola fede e lo Spirito ricevuto appunto nel Battesimo. Sarà compito dei teologi e dei capi religiosi appianare le numerose difficoltà che continuano a persistere. Ma mi preme qui sottolineare che nessuna unità potrebbe avere un valore autentico senza una vera e propria unità di popolo. Cioè è dal basso che occorre stabilire rapporti sinceri di accoglienza, ascolto e condivisione.

            Forti dell’amore dell’unico Gesù, che ci ha amati fino a dare la vita per noi e che ci chiede di amarci come Lui ci ha amati, dobbiamo vedere in chi ha idee e atteggiamenti diversi il fratello che può arricchirci e può accogliere da noi, in uno scambio che è dono reciproco.

            Quest’anno il versetto biblico scelto per pregare per l’unità dei cristiani è il seguente: “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli Apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera” (At. 2,42). E’ un invito pressante per tutti, la chiave per giungere all’unità.

 

 

 

 

  LA CHIESA: IERI, OGGI, DOMANI
di Don Romeo Rossetti, già parroco di S. Martino di Iliolo


 
 

LA CHIESA: IERI, OGGI, DOMANI


La Chiesa di ieri 

Il mio sacerdozio è iniziato a Casano, prima Casano alto (Annunziata), poi Casano basso (S. Martino), dopo le dimissioni di don Parma, ed è cominciato nella massima umiltà e nella povertà assoluta, proprio francescana, e con ciò mi sono sentito proprio sacerdote secondo il Vangelo e mi sono così affezionato alla chiesa di S. Martino, anticamente Abbazia di Iliolo, che ancora oggi, dopo 5° anni, mi sento ancora, almeno spiritualmente ed interiormente, Parroco di S. Martino.

            In quella chiesa ho celebrato, ho pregato, di giorno e di notte, in essa avevo trasportato anche il mio ufficio; quella chiesa era diventata, insomma, il centro della mia vita. A poca distanza avevo una specie di canonica, dove andavo solo a dormire perché per quanto riguarda il sostentamento, c’era qualche famiglia che mi manteneva quasi completamente. Per quanto riguarda la parrocchia, dopo il suo difficile passato, la massa dei fedeli era ridotta ad un gruppetto di fedelissimi (che non nomino per salvare la loro umiltà), che però andavano aumentando di giorno in giorno; mi sono trovato in una situazione proprio evangelica: Umiltà-Povertà-Carità (reciproca)- Evangelizzazione e perciò presenza di N.S. Gesù Cristo (“dove ci sono 2 o 3 riuniti nel mio nome, lì ci sono io”), cioè lì c’era la Chiesa, quella  voluta da Gesù, la vera ed unica Chiesa: in pratica avevamo, amando S. Martino, anche imitandolo nelle sue virtù, e senza accorgercene avevamo dato vita ad una nuova “Chiesa Primitiva”, quella descritta negli Atti degli Apostoli. Così, penso, dovrebbe essere tutta la Chiesa, perché la Chiesa non è nelle cose grandi, ma “dove due o tre sono riuniti nel mio nome”.

 

La Chiesa di oggi  

Le grandi cose della Chiesa di oggi, dai raduni di massa, al Papato, all’Episcopato, a ogni statistica del numero e delle opere, sono senz’altro necessarie ma non è in esse che troviamo l’essenziale della Chiesa. Le strutture, le opere, il diritto, il ministero, il governo hanno lo scopo di rendere possibile la lettura della Parola di Dio, la celebrazione dell’Eucaristia e una qualche continuità nel servizio della carità e specialmente della evangelizzazione, scopo principale dell’attività della Chiesa. In questi ultimi anni non è solo il problema politico a condizionare pesantemente l’evangelizzazione ma bensì certi fatti di comune conoscenza che hanno logorato gravemente l’autorevolezza morale della Chiesa (così si è espresso il Santo Padre). Poiché le umiliazioni vengono dall’interno, la Chiesa umiliata è chiamata a diventare una Chiesa umile.

 

La Chiesa di domani  

In questo cammino verso una Chiesa umile e quindi anche povera e caritatevole, bisognerà che Essa non trascuri il problema delle forme esteriori, come immagini di splendore, ricchezza, potenza, sia nell’apparato liturgico, sia in quello degli ambienti… Certamente la nostra Chiesa è destinata nel prossimo futuro a ulteriori spoliazioni: cadranno molte cose, spariranno molte Istituzioni, frutto di residui del Potere Temporale, durato in pratica fino al secolo scorso. Dovrà essere applicato più seriamente il Concilio Vaticano II che, per esempio, stabilisce che il Papa deve reggere la Chiesa attraverso la collegialità con i Vescovi. La Chiesa, oltre che umile e povera, dovrà essere caritatevole e contribuire a salvare quei poveri cristiani e non cristiani (come già avvenuto ad Haiti) che in certe zone di certi continenti muoiono ogni giorno, a milioni, di fame, sete, malattie, guerre insensate; zone magari ricche di materie prime, che vengono però sfruttate dalle grandi potenze europee ed americane. La Chiesa dovrà presentarsi al mondo come S. Lorenzo alle autorità romane: con un grande numero di poveri, dicendo : “Ecco le mie ricchezze”. Chiesa ricca ma di poveri: così acquisterà credibilità ed autorevolezza.

 

Concludendo

Nella Chiesa di oggi è quindi necessaria, sia in alto che in basso, un’azione energica, decisa per il grande ritorno nella povertà, nell’umiltà e così facendo acquisterà una più ampia libertà e quindi l’entusiasmo e l’audacia per andare incontro a tutti, non con l’ansia di doversi scontrare con degli avversari ma con la Parola del Signore, come gli Apostoli dopo la Pentecoste da donare al mondo. Tutto quanto sopra mi auguro sinceramente come sacerdote di Cristo e così ogni Chiesa sarà simile alla Chiesa di S. Martino, povera, umile, dove ci sono veramente “due o tre riuniti nel nome di Cristo”.

 

            In fede con tanti affettuosi saluti ed auguri.

                                                   

 

 
 

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