Ad immagini-aquila io non chiedo
più di portarmi a rupi inaccessibili,
o su splendenti cime di cristallo,
dove immenso è lo spazio, eterno il tempo.
anche se là, lo so, risveglierei
a nuove forme una passione antica,
suonando un plettro datomi da un dio.
Né, vecchia come lui, m’attendo il cèrilot (*)
imitare, che, sulle ali delle alcioni,
osa varcare vastità di mare:
sempre troppo alta e troppo lunga la via.
Così a immagini-rondini, presaghe
Del brutto tempo che già sta vicino,
chiedo un volo radente, breve breve:
con esse, ormai, mi basti ritornare
a dirti ciò che sai: che ti amo.
*Antigono di Caristo, nell’Eubea (IIIsec. a. Cr.), racconta come il cèrilo, l’alcione maschio, quando per vecchiezza diventa debole, viene portato da alcionesse giovani in volo sulle onde del mare. A prova lo scrittore cita questi versi del poeta greco Alcmane (VII sec. a. Cr.): “Non più, o vergini dalle voci soavi, dal canto divino, le mie membra hanno forza di portarmi. Oh, fossi io un cèrilo che, sulle ali delle alcioni, nel cuore senza paura trasvola sul fiore dell’onda; sacro uccello del rosso colore del mare!”.