N° 2 - Febbraio 2011
Storie dei lettori

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  Pellegrinaggio a S.Maria degli Angeli
di Paola G. Vitale


 
 
 

            Con il pellegrinaggio mensile, sabato otto gennaio, monsignor Vescovo ha dato inizio alla Visita Pastorale in Arcola, antico centro collinare, la cui pieve risale ai primi secoli del cristianesimo. La prima emozione, usciti dal pulman, è stata la preghiera nell’oratorio dedicato a S. Rocco. Al lato destro, la non grande immagine di Maria Santissima circondata da angeli: immagine che parla subito al cuore, nella sua delicata dolcezza statuaria. Ho desiderato subito accendere una candela sul candeliere sottostante l’immagine, a suggello della preghiera con cui il vescovo Francesco ha avviato la processione, tutta in salita, attraverso poderose e suggestive antiche mura, tra le quali si aprono archi e porte delle abitazioini. Giunti al Santuario, davvero ricco di bellezza e di storia, in palpabile raccoglimento e con nutrita presenza di sacerdoti e di popolo, dopo la processione con tutto il clero e la salita al soprastante altare, è iniziata la Santa Messa. L’altare sovrasta la grotta che racchiude il luogo dell’apparizione alle giovani veggenti, come premessa di Paradiso: e davvero, tutto il Santuario è uno squarcio di Paradiso, che fa di Arcola una terra benedetta, dove Maria è voluta apparire a piedi scalzi, posata su di una pianta di rosmarino con un angelo a ciascun lato della sua persona.
La Regina degli Angeli apparsa alle cinque fanciulle chiedeva al suo popolo devoto la dedicazione e costruzione del tempio. Sono passati cinquecento anni circa dal terzo documento attestante tale impegno e anche ora sale un palpito gioioso e fiducioso da ogni cuore, all’interno del Santuario, così armonioso nella sua delicata ricchezza. Dopo la Santa Messa, siamo saliti per la via asfaltata, fino al numero civico 28, all’interno del quale si trovano un salone e i servizi. Devo dire che pure i dolci preparati dalle signore arcolane sono delicati e soffici, e armoniosi nella composizione.
Ho pensato che in Arcola c’è un popolo speciale.
E’ stato un incontro tra fedeli, alti prelati, seminaristi, giovani devoti, molto molto piacevole. Noi di Ortonovo ci siamo incamminati presto, questa volta in discesa, per raggiungere il pulman, in sosta alla “rotonda” alla base del paese.

 
 

  I GATTI DI UNA VOLTA
di Carlo Lorenzini


 
 
 

Questi nostri gatti di un tempo! Che non erano ‘giovani signori’, alunni degli dèi, come i figli del ‘kitekat’, oggi. Allora (li ricordo, quando in paese veniva la pesciaia), allora il profumo del pesce li ubriacava e li rendeva petulanti e aggressivi; oggi, abituati all’abbondanza e alla raffinatezza dei loro industriali ‘bocconcini’, il pesce lo ignorano, o addirittura lo disdegnano. Allora la loro vita era una continua battaglia, e la guerra era per la sopravvivenza. Era la continua guerra contro i topi. Il gatto allora aveva soprattutto una funzione sociale (ecco il suo mestiere!): quella di estirpare i topi. Oggi ha solo una funzione ornamentale, il suo compito è quello di essere bello, perché oggi il gatto fa i calendari, come le miss o le veline. Il gatto dunque allora acchiappava i topi. E di topi si nutriva. Erano il mezzo suo principale di sopravvivenza. E ogni casa aveva il suo gatto o i suoi gatti. Ma senza nessun disagio economico. Oggi invece, a causa del loro cibo sempre più speciale e costoso, costringono le famiglie a spese sempre meno sostenibili. Allora, qualche avanzo di pasto, qualche lucertola acchiappata per gioco da noi ragazzi; non più di tanto. Per il resto doveva arrangiarsi da solo, acchiappando topi. Era padrone della casa, dalle cantine alle soffitte, nella casa poteva entrare e dalla casa poteva uscire liberamente, per la così detta gattaiola, che era un buco, il buco del gatto,   che veniva praticato ad ogni porta principale d’entrata, in un angolo in basso, della dimensione che ci potesse passare un gatto. Ma nella casa, oltre gli eventuali topi, per lui non c’era niente; e, ad onor del vero, c’era poco anche per le persone: il bicchiere di latte, avanzato dalla colazione del mattino; il pezzetto di lesso, residue del pranzo di mezzogiorno; lo spicchio di pecorino secco da"grattare" (più economico del parmigiano); il pezzo di lardo, per condirci il minestrone... se c’erano, erano ben custoditi nella moscaiola, al riparo dalle mosche e dai gatti.

Ma, devo dire, il gatto, nonostante questa sua funzione altamente sociale, generalmente non era amato. Era tollerato, perché era utile e poi perché l’averlo in casa non comportava nessuna ulteriore spesa. Irritava generalmente quella sua natura di animale egoista e indipendente. Poi, nei suoi confronti, c’era sempre una certa diffidenza. Per giudizio generale, era ritenuto ladro e traditore. E inoltre, se nero, nell’immaginario popolare,  era considerato di natura malefica. Per cui se un gatto nero ti attraversava la strada oppure se passava sotto la scala, e tu c’eri sopra, addio tranquillità di spirito: le più avverse previsioni venivano fatte dal malcapitato, il quale, suggestionato dal pericoloso vaticinio, entrava in un terrore capace, questo sì, di provocargli conseguenze drammatiche. Per cui non era raro che, prendendo a pretesto il fatto che avevano sporcato in casa o che avevano sottratto un pezzetto di carne alla distratta negligenza della padrona, noi, eccitati da spirito di rivalsa, ci si vendicasse del gatto, facendolo oggetto di scherzi crudeli, oltre che bersaglio di calci, di colpi di scopa; o del tiro di veloci proiettili contundenti. Ho assistito io stesso, divertito, assieme ai miei compaesani che guardavano anch’essi ammirati, allo spettacolo di gatti che correvano terrorizzati e impazziti, trascinandosi dietro due o tre barattoli di latta legati con uno spago alla coda. Scherzi crudeli. Oggi quasi inconcepibili. Oggi il gatto, l’ho detto, è trattato come un ‘giovin signore’. Diversamente che allora. Solo che allora, pur nell’indifferenza e anche nella crudeltà, era rispettata la sua natura di gatto, capace di cacciare e di acchiappare topi. Oggi, con tutta la nostra premurosa attenzione nei suoi riguardi, ne abbiamo fatto un piacevole soprammobile, coccolato e viziato. Ma lo abbiamo ridotto ad un animale non più capace di autonoma sopravvivenza.
 
 
 

 

 

  

  APPUNTI DI GENNAIO
di Walter


 
 

 

Sabato, 1 – Maria SS. Madre di Dio.  

 Oggi alla Santa Messa delle ore 11 siamo in pochi. Tanti hanno fatto le ore piccole per festeggiare l’arrivo del Nuovo Anno e sono ancora a letto. Ieri sera,però, eravamo in molti alla Messa di ringraziamento, alle ore 17, nella chiesa di S. Lorenzo.
            Da diversi anni anche qui ad Ortonovo si celebra questa Messa in forma solenne concludendo col canto del ‘Te Deum’. Ieri sera non c’era l’organista, Renato, per cui abbiamo cantato lo stesso Kirie, Gloria, ecc. , ma il “Te Deum” l’abbiamo recitato in italiano e, per certi aspetti, è stato forse meglio. Padre Victorio  al termine della celebrazione ci ha detto che lui pensava che questa Messa solenne si svolgesse solo nelle grandi cattedrali poiché nel paese vicino ad Ancona dove era stato prima di venire qui da noi, tutto questo non succedeva ed è rimasto, quindi, sorpreso ma molto soddisfatto.


Mercoledì, 5 – Vigilia dell’Epifania.  

 Stasera in tante piazze e locali  vari arriva la Befana per la gioia di tanti bambini e anche di tanti adulti. Nella chiesa di Cafaggiola (Luni), invece, si rievoca l’arrivo dei Magi con un suggestivo spettacolo organizzato dal neo-gruppo interparrocchiale di bambini; ma di questo ne parla Ottavia in altra pagina.


Domenica, 9 -   

 Oggi, alle ore 17.30, nella chiesa del Preziosissimo Sangue di Luni, si celebra la Santa Messa in suffragio dell’anima del parroco, don Lodovico, a due mesi dalla morte. E’ anche l’occasione per l’assegnazione, alla memoria, del premio “Il Sentiero 2010” a questa persona che per tanti anni si è dedicata alla cura della nostra comunità sia spirituale che materiale. Il premio, o meglio un riconoscimento simbolico, consiste in un quadro in argento raffigurante l’affresco della miracolosa lacrimazione della Madonna del Mirteto ed è stato consegnato dal sottoscritto, quale rappresentante della Redazione, al Vicario foraneo e Amministratore parrocchiale, don Andrea.

            La Redazione avrebbe voluto consegnare il riconoscimento in forma più solenne e commemorativa ma, per motivi che non sto qui a spiegare, ciò non è stato possibile.


Gioved’, 13 -   

 Stasera -ore 21- si svolge il consueto incontro mensile per l’ora di adorazione interparrocchiale per le vocazioni. Questa sera l’appuntamento è nella chiesa di Isola, dedicata a San Giovanni Bosco (31 gennaio) e a Maria Ausiliatrice. Avevo promesso al “preside” che sarei passato a prenderlo a casa col pulmino del Santuario ma, per motivi di salute, non mi è possibile. Quando gli comunico, per telefono, del mio impedimento, mi dice che anche lui non parteciperà: sarà presente con la preghiera personale; ed anch’io mi associo al suo pensiero.


Lunedì, 17 – S. Antonio abate, 

 Patrono della chiesa dell’Annunziata.  Alle ore 11 si celebra la Santa Messa in onore di questo esemplare monaco vissuto in Egitto nei primi secoli del Cristianesimo. Celebra l’Eucaristia don Renzo Cortese, parroco della chiesa di S. Francesco in Sarzana. All’altare ci sono anche don Romano e i padri Onildo e Victorio, del Santuario, e il diacono Agostino, “padrone di casa”.

            Don Renzo, all’omelia, ci ha descritto, in breve, le opere di questo grande santo e come noi tutti dobbiamo cercare di essere santi: noi siamo stati scelti da Dio e non dobbiamo deluderLo. Al termine della Messa ci siamo spostati (una ventina tra laici e sacerdoti) al Santuario, dove è stato preparato, dai soci dell’ANSPI, un bel pranzo per concludere gioiosamente questo incontro.  


Giovedì, 27 - 

 Stasera - ore 21- c’è l’adorazione Eucaristica in parrocchia (San Lorenzo). Padre Victorio dopo l’esposizione del Santissimo ci dice che è molto soddisfatto di questi incontri, anche se siamo pochi, proprio per continuare il percorso iniziato da padre Carlos. Anche lui è sempre presente (anche se non fisicamente) in mezzo a noi. Giovedì prossimo andremo a pregare nella cappella del seminario: nel corso di quest’anno dovremmo avere altre tre Ordinazioni sacerdotali.


Venerdì, 28 -  

 Dopo cena seguo su TLS (Tele Liguria Sud) un dibattito: si parla della “Giornata della Memoria” che si è celebrata ieri a La Spezia (ma anche in tutto il mondo). Durante il dibattito scorrono le immagini della manifestazione del giorno precedente. Ad un certo punto inquadrano  il manifesto  celebrativo scelto per quest’anno: io l’ho già visto, penso. Poi mi ricordo che alcuni giorni fa, passando dalla Antonella all’ufficio anagrafe del Comune, lei, un po’ di nascosto e sbrigativamente, mi ha fatto vedere un foglio con un disegno dicendomi: “Ti piace?”, ed io, osservandolo: “E’ bello, è per la “Giornata della Memoria?”, e lei: “Sai chi l’ha fatto?”. Subito intuisco: “Tua figlia, Noemi!” (so che è brava in queste cose). E lei annuendo ha subito messo via il foglio.  Quel disegno è stato scelto dagli organizzatori per il manifesto della “Giornata della Memoria” dell’anno 2011.
E’ motivo di soddisfazione per tutta la nostra comunità sapere che qualche nostro giovane si fa notare per queste belle esperienze per cui, anche contro la volontà della Antonella, ho voluto scrivere due righe su questa bella prestazione di sua figlia. Grazie, Noemi e complimenti dalla Redazione de “Il Sentiero” e, penso, da tutta la cittadinanza ortonovese. 

 

  LA MANDURIA: UNA MASSERIA
di Angelo Brizzi


 
 
 

 

            Di quella masseria il ricordo è sempre vivo. La magione era dipinta di bianco; ornava il davanti un’aia lastricata a mattoni rossi posti in figure losangate; ai due lati basse mura arabescate con pietra grigia davano sostegno a vasi di foglie verdi; un pozzo con alla catena una “ramina”, stazionata al gancio del parapetto, pronta per attingere acqua alla bisogna; un tavolo in marmo e due panche rifinivano l’arredo. Le rose coltivate in giardino nel fianco dell’imponente casa, emanavano nell’aria un profumo intenso ma gradevole; lunghi filari di vigne ricoprivano la proprietà.

         L’ospite della casa varcando il cancello d’entrata per immettersi sul viale, trovava refrigerio dall’ombra fornita da un pergolato di uva ‘frolina’ (fragolina); i piccoli grappoli pendenti dai tralci erano un invito ad un assaggio dei dolci e neri acini. Il risuono dei passi sulla mattonata faceva da campanello per la Gisella, figlia della signora bianca, proprietaria della masseria, di nobile discendenza. L’esile figura di Gisella si stagliava nel vano della porta tinteggiata di verde montagna, i cui cardini, tinti di nero, imponenti, la sostenevano, ben piantati negli stipiti di sasso sormontati da un arco; al di sopra faceva bella mostra uno stemma di marmo bianco, raffigurante uno scudo con due spade incrociate.

         La Gisella era una graziosa adolescente con una silhouette morbida ed attrattiva se non fosse per sopravvento deformante che aveva su di lei la grave malattia. Gli occhi marrone chiaro, un tempo irradianti di gioia e vitalità,ora erano quasi chiusi per le palpebre abbassate e immobili come di vetro. Difficile cogliere il suo animo in quello sguardo; tristezza e incandescenza si fondevano con una gentilezza inaudita; le incorniciava la bocca un sorriso a fior di labbra appena aperte, come le persiane della sua casa: mai tutte chiuse, mai tutte aperte. Gisella aveva dentro di sé tanta voglia di cantare, di gioire alla vita, com’è giusto a quella età. A differenza dei suoi coetanei non le era dato di vivere la sua giovinezza spensierata, non potendo partecipare ad un ballo, ad una festa campestre, o correre lungo i filari delle vigne, raccogliere frutta… La malattia, sgraziando il suo giovane corpo, l’aveva costretta a deambulare con estrema fatica aggrappata a due stampelle. Gisella parlava con serenità della sua malattia sapendo anche che la guarigione era insperabile, ma pregava ugualmente il Signore.

         A volte sognava: sognava un principe che, salendo al trono, sceglieva la sua regina fra le tante aspiranti. Ecco, è lei la prescelta; gli corre incontro e lui la solleva da terra, ponendola sul trono accanto a sé.   Ma è tutto solo un sogno.

         Arriva maggio, principe della primavera, amato dalla natura e dagli uomini; in un suo giorno il cuore di Gisella cede: cede alla preponderanza del suo male, il quale abbandonando il suo corpo, lascia spazio alla morte che, mettendo fine ai suoi sogni e ai suoi dolori, ammira la serenità di quel trapasso; la ricompone dandole le sembianze di un angelo e lasciandole quel suo sorriso a fior di labbra, appena aperte come le sue persiane,

        

ooooooo

 

 Mors acerba!  “…Sconsolata arriva la morte ai giovanetti, e duro è il fato. Di quella speme che sotterra è spenta” (G, Leopardi).

                                                                                                                   
 

  Diario di un parrocchiano di Casano - S.Giuseppe
di Giuseppe Franciosi


 
 
 

Venerdì, 31 dicembre 2010

         Oggi salutiamo il 2010 che se ne va. Tante giornate, tante date da ricordare e altrettante da dimenticare. Nella mia vita quest’anno non ci sono state date né particolarmente gioiose, né particolarmente dolorose. Il “Sentiero” (anch’io collaboro) è in ottima salute. Stampiamo oltre 500 copie, ma nelle chiese dopo qualche giorno dall’esposizione è difficile trovare ancora delle copie. Oggi, ultimo giorno dell’anno, nella mia parrocchia ho partecipato alla funzione di chiusura; alle 17 è iniziata l’ora di adorazione. All’inizio eravamo pochi, ma poi, piano piano, è arrivata altra gente e quando è incominciata la Santa Messa, alle ore 18, la chiesa era tutta piena. Abbiamo cantato il “Te Deum” di ringraziamento per l’anno appena terminato; la Lucia anche stasera si è impegnata perché tutto riuscisse nel migliore dei modi; padre Onildo ha distribuito un numero adeguato di fogli che ci hanno permesso di partecipare attivamente alla preghiera.


Sabato, 1° gennaio 2011.

         Oggi è iniziato il nuovo anno. Io l’ho festeggiato da mia sorella Maria. Alle ore 20 c’era a tavola tanta allegria creata dai nipoti e pronipoti: una bella serata. Matteo e il suo cane sono uno spettacolo.


Giovedì, 13 gennaio 2011.

         Questa sera, alle ore 21, nella chiesa di Isola ci sarà l’incontro mensile di preghiera per le vocazioni. Io sono in casa in attesa di Walter: l’accordo prevede che alle 20,45 lui sarà davanti a casa mia e insieme raggiungeremo la chiesa di Isola. Questa era l’intesa, ma la realtà (purtroppo) è diventata ben diversa: Walter non è arrivato, è arrivata invece questa sua telefonata: “Ieri sono stato a Milano (dove di tanto in tanto vado per motivi di salute) i medici mi hanno massacrato e stasera non me la sento di venire a Isola”. Caro Walter, tu non sei uno che per niente si butta giù; no, no: tu resisti reagisci sempre e allora devo dedurne che questa sera le cose non vanno bene e a me non resta che confidare nella preghiera. Il Signore ti dia tanta salute, tanta, tanta; se ti fermi tu non so quante cose si fermeranno incominciando dal “Sentiero”.


Domenica, 23 gennaio 2010.

         Anche oggi, con i miei cari, sono andato a Quarazzana. Non abbiamo avuto una giornata come quella magnifica di domenica scorsa, ma comunque una giornata tranquilla; così, almeno, mi era sembrata, ma quando, verso le ore 22, sono rientrato a casa, ero stanco, faticavo a reggermi in piedi: eppure tutto il giorno l’avevo trascorso su una sedia, vicino al caminetto, e col riscaldamento in piena funzione. Ne ho dedotto che, vicino ormai al compimento dei 90 anni, il giorno in cui potrò riabbracciare la mia Giulia si avvicina galoppando.


Lunedì, 24 gennaio 2011.

         In questi giorni, ascoltando (come sempre) Radio Maria, ho sentito padre Livio prendere posizione contro chi più o meno correttamente con quanto affermato dalle Sacre Scritture, sostiene che l’Inferno è vuoto.

         Io non mi ritengo un teologo e quindi non intendo né confermare né contraddire alcunché; come uomo  non mi scandalizzo quando qualcuno si esprime contro l’ergastolo perché, dice, se non hai la speranza di uscire, un giorno, dal carcere non hai stimoli per migliorarti. Pena eterna vuol dire che fra un miliardo di secoli sarai appena all’inizio. Per una Messa perduta per un altro peccato non è forse eccessiva questa pena? A me dà molto conforto quello che il Vangelo dice del “buon ladrone”. Era stato condannato  alla morte in croce per i delitti che aveva commesso, eppure gli è bastato dire a Gesù : “Ricordati di me” perché si sentisse rispondere da Gesù: “Questa sera sarai con me in Paradiso”. Nei momenti di crisi ricordo sempre, con tanta fiducia, queste parole di Gesù.


Mercoledì, 26 gennaio 2011.

         Anche questa mattina, come quasi tutti i giorni, mi sono collegato con Radio Maria ed ho ascoltato il messaggio che ieri, da Medjugorje (come tutti i mesi) la Madonna ci ha inviato. Padre Livio era felice per questo “messaggio”; mentre nei mesi scorsi la Madonna ci stimolava a procedere nella via del bene, questa volta la Madonna si compiace con noi per il cammino che abbiamo fatto e ci esorta a proseguire su questo cammino. Padre Livio che nei messaggi dei mesi scorsi aveva colto l’insoddisfazione della Madonna e lo stimolo a cambiare, oggi coglie, invece, la soddisfazione della Madonna e il suo invito a proseguire: “Oggi la Madonna è contenta di noi; siamo sulla buona strada e allora proseguiamo così.

 

 
 

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