N° 10 - Dicembre 2010
Spiritualità
  10 Segni e Simboli cristiani
di Antonio Ratti


 
 
 

  10      Segni  e  Simboli  cristiani    

L’ ALTARE  

            “ Altare”  è una parola composta da “alta” e “ara”. Il verbo latino arere, da cui deriva ara, significa bruciare, quindi ara è il “luogo del fuoco” dove si brucia la vittima offerta in sacrificio a Dio. Fin dalla preistoria l’ara è il fulcro di ogni rito religioso. Nell’Antico Testamento è largamente attestato l’impiego dell’ara: Noè fu il primo a erigerne una ( Gn 8, 1 ) che, oltre ad essere luogo del sacrificio, diventa anche luogo d’incontro con Dio ( Gn 12,1 ).  Nel Nuovo Testamento l’altare rappresenta la mensa sulla quale Cristo celebra l’Eucarestia con i suoi discepoli. L’ara latina nella tradizione cristiana diventa altare per indicare un luogo posto in evidenza per il suo ruolo sacro. Anche se l’altare cristiano è il centro di tutto il rito liturgico con la duplice valenza di ara e di mensa, esso non trae origini formali dagli altari dei culti precristiani, bensì dalla tavola dell’Ultima Cena. I primi altari, infatti, erano le comuni tavole familiari di uso quotidiano nelle domus ( case ) dove in origine si riunivano i cristiani per fare memoria della Cena del Signore. E’ solo con la formazione di vere e proprie comunità e la ritualizzazione del convito cristiano ( vedi la Messa, nr. di novembre del Sentiero ), che la tavola di uso domestico diviene esclusiva delle celebrazioni del culto e quindi altare. I primi erano normalmente di legno, di piccole dimensioni, di forma circolare, semicircolare e, anche, a ferro di cavallo. In seguito, con la costruzione di specifici luoghi di culto, si preferirà l’uso della pietra, documentato ovunque dal IV secolo. All’epoca dei martiri si diffonde l’abitudine della  celebrazione eucaristica sulle loro tombe, facendo prevalere l’aspetto sacrificale del rito su quello conviviale di memoria dell’Ultima Cena. Da questa consuetudine nasce l’uso ( oggi, Canone, cioè obbligo canonico ) di consacrare l’altare  con la presenza di reliquie di santi martiri poste al centro di essa, cioè, dove il sacerdote appoggia il calice e l’ostia. Tra il VI e VII secolo, a partire dalla Gallia e poi da Roma, si prende l’abitudine di posizionare l’altare contro la parete di fondo, affinchè anche il celebrante possa volgere lo sguardo verso oriente (la Palestina) come i fedeli. La riforma promossa dal Concilio Vaticano II riposiziona l’altare in modo che il sacerdote sia rivolto verso l’assemblea al fine di favorire la piena partecipazione e coinvolgimento dei fedeli, che sono Chiesa orante come il celebrante, alla ricchezza dell’azione liturgica ( non dimentichiamo che liturgia vuol dire preghiera pubblica della Chiesa ) Siamo ritornati, dopo tanti secoli di sovrastrutture non sempre in linea con lo spirito evangelico, alle origini: l’altare è il luogo  del convito e del sacrificio nell’incontro corale dell’intera comunità con Dio, così come intendevano i primi cristiani che si riunivano nel Cenacolo e nelle case private.

Per concludere, l’altare è il centro focale del convito eucaristico e del sacrificio, ormai, incruento, di Gesù che si trasforma in Corpo e Sangue da offrire per la salvezza di ogni uomo.

 

 

 
 

  PAROLA DI VITA
di Chiara Lubich


 
 
 

“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).

         La domanda di Maria, all’annuncio dell’Angelo: “Com’è possibile questo?” ebbe come risposta: “Nulla è impossibile a Dio” e, a riprova di ciò, le venne portato l’esempio di Elisabetta, che nella sua vecchiaia aveva concepito un figlio. Maria credette e divenne la Madre del Signore.

         Dio è onnipotente: questo suo nome si incontra frequentemente nella Sacra Scrittura ed è usato quando si vuole esprimere la potenza di Dio nel benedire, nel giudicare, nel dirigere il corso degli eventi, nel realizzare i suoi disegni. C’è un solo limite all’onnipotenza di Dio: la libertà umana che si può opporre alla di Lui volontà rendendo l’uomo impotente, mentre sarebbe chiamato a condividere la stessa forza di Dio.

“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).

         E’ una Parola che ci apre ad una confidenza illimitata nell’amore di Dio-Padre, perché, se Dio è e il suo essere è Amore, la fiducia completa in Lui non ne è che la logica conseguenza. Tutte le grazie sono in suo potere: temporali e spirituali, possibili e impossibili. Ed Egli le dà a chi le chiede e anche a chi non chiede, perché, come dice il Vangelo, Egli, il Padre, “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” e a noi tutti chiede di agire come Lui, con lo stesso amore universale, sostenuto dalla fede che:

“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).

         Come vivere dunque questa Parola nella vita di ogni giorno? Noi tutti dobbiamo affrontare di quando in quando situazioni difficili, dolorose, sia nella nostra vita personale, sia nei rapporti con gli altri. E sperimentiamo a volte tutta la nostra impotenza perché avvertiamo in noi degli attaccamenti a cose e persone che ci rendono schiavi di legami da cui vorremmo liberarci. Ci troviamo spesso di fronte ai muri dell’indifferenza e dell’egoismo e ci sentiamo cadere le braccia di fronte ad avvenimenti che sembrano superarci. Ebbene, in questi momenti, la Parola di vita può venirci in aiuto. Gesù ci lascia fare l’esperienza della nostra incapacità, non già per scoraggiarci, ma per aiutarci a capire meglio che “nulla è impossibile a Dio”; per prepararci a sperimentare la straordinaria potenza della Sua grazia, che si manifesta proprio quando vediamo che con le nostre povere forze non possiamo farcela.

“Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).

         Ripetendoci questo nei momenti più critici, ci verrà dalla Parola di Dio quell’energia che essa racchiude in sé, facendoci partecipare in qualche modo della stessa onnipotenza di Dio. Ad un patto, però, e cioè che si viva la sua volontà, cercando di irradiare intorno a noi quell’amore che è deposto nei nostri cuori. Così saremo all’unisono con l’Amore onnipotente di Dio per le sue creature, al quale tutto è possibile, ciò che concorre a realizzare i Suoi piani sui singoli e sull’umanità.

         Ma c’è un momento speciale per poter vivere questa Parola e per sperimentarne tutta l’efficacia: è la preghiera. Gesù ha detto che qualsiasi cosa chiederemo al Padre in nome Suo egli ce la concederà. Proviamo dunque a chiedergli ciò che ci sta più a cuore con la certezza di fede  che a Lui nulla è impossibile: dalla soluzione di casi disperati, alla pace nel mondo; dalle guarigioni da malattie gravi, alla ricomposizione di conflitti familiari e sociali. Se poi siamo in più a chiedere la stessa cosa, in pieno accordo per l’amore reciproco, allora è Gesù stesso in mezzo a noi che prega il Padre e, secondo la Sua promessa, otterremo.

         Con tale fede nell’onnipotenza di Dio e nel suo Amore, anche noi chiedemmo un giorno per"N" che quel tumore, visto su una radiografia, “scomparisse”, quasi fosse un errore o un fantasma. E così avvenne.

         Questa fiducia sconfinata che ci fa sentire nelle braccia di un Padre al quale tutto è possibile, deve accompagnare sempre le vicende della nostra vita. Non è detto che otterremo sempre ciò che chiederemo. La Sua è l’onnipotenza di un Padre e la usa sempre e soltanto per il bene dei suoi figli, che essi lo sappiano o no. L’importante è vivere coltivando la certezza che a Dio nulla è impossibile e questo ci farà sperimentare una pace mai provata.
 

  Appunti di Novembre
di Walter


 
 

 


Lunedì, 1° novembre. 

 Un po’ prima delle ore 11 entro in chiesa per partecipare alla Santa Messa: La nostra chiesa parrocchiale è grande, ha una bella facciata, tanti altari (10 laterali più l’altare maggiore), ma l’interno è abbastanza disadorno: ci sarebbe bisogno di risistemare tante cose.

         Questa mattina però c’è qualcosa di nuovo: su tutti gli altari sono stati messi due bei candelieri con due grossi ceri accesi. Sono sorpreso e mi fermo ad osservare. Mi viene incontro la Temi (una delle donne che si occupa della chiesa) e mi dice: “E’ stato padre Carlos, è venuto giù presto e ha fatto tutto da solo!”. Ho capito: oggi è la festa di Tutti i Santi e il parroco ha pensato bene (nessuno lo aveva mai fatto) di rendere omaggio ai Santi raffigurati nei vari altari.


Giovedì, 4 novembre.

Stasera, 1° giovedì del mese, con i padri del Santuario (Carlos, Onildo, Vittorio) più il loro coordinatore in Italia, padre Mario ed alcune donne sono andato in Seminario per partecipare all’ora di adorazione per le vocazioni. I nostri seminaristi hanno bisogno delle nostre preghiere ed anche di sentire la nostra vicinanza…e ce lo fanno capire.


Sabato, 6 novembre.

Oggi partecipo (come quasi sempre) al pellegrinaggio del 1° sabato del mese. Oggi si svolge a Sarzana a conclusione delle Visite Pastorali del Vescovo in questo Vicariato. Si parte dalla chiesa di S. Francesco e, recitando il Rosario, attraversiamo il centro-città fino alla concattedrale dedicata a S. Maria Assunta. Come ormai consuetudine c’è il pullman che, partendo da Casano,  raccoglie i pellegrini di Isola, Caffaggiola e Luni Mare. La mattina i partecipanti sono un po’ silenziosi, forse assonnati per la levataccia; al ritorno, invece, sono trasformati: allegri e gioiosi. Penso (l’ho pensato già anche altre volte): sembrano gioiosi come i discepoli dopo aver incontrato e parlato con Gesù (come ci raccontano i Vangeli). Ma forse sto esagerando. Durante il ritorno a casa già si pensa al prossimo incontro e tanti già si prenotano.


Giovedì, 11 novembre

Festa di San Martino.  Stasera dovevamo trovarci nella chiesa di San Martino per l’adorazione interparrocchiale per le vocazioni ma ci siamo radunati, invece, nella chiesa del Preziosissimo Sangue attorno alla salma del parroco, don Lodovico Capellini. Era già da un po’ di tempo che stava male. Ieri, mercoledì 10, il Padre lo ha chiamato a sé. Siamo in tanti fedeli delle varie parrocchie e diversi sacerdoti. Già ieri sera abbiamo recitato il Santo Rosario e i Vespri dei Defunti nel “suo” oratorio, dove era stata allestita la camera ardente. Tantissima gente in questi giorni è passata per un saluto e una preghiera al caro Don.


Sabato, 13 novembre. 

 Oggi ho partecipato a due orazioni funebri. La mattina, alle ore 10, nella chiesa di Caffaggiola, per il saluto a don Lodovico. Il rito è stato presieduto dal vescovo Francesco e hanno concelebrato tantissimi sacerdoti. Il Vescovo all’omelia ha tracciato in breve il percorso sacerdotale del defunto ed ha letto lo stralcio di una bella lettera scrittagli proprio da don Lodovico alcuni mesi fa: un vero testamento spirituale (spero che quel testo possa essere pubblicato).

         Al termine della celebrazione, dopo il saluto del Sindaco e di una rappresentante della parrocchia, i celebranti, in processione sono usciti sul piazzale e al passaggio della salma hanno intonato il “Credo in unum Deum…”. E’ stato, forse, il momento più significativo di tutta la cerimonia: mentre tutti erano indaffarati a mettersi d’accordo per accompagnare il “Don” o per i vari convenevoli, i sacerdoti (più alcuni laici) cantavano la loro professione di fede (mi torna alla mente l’episodio dell’incontro di Gesù con Marta e Maria).

         Nel pomeriggio, alle ore 16, ho assistito ad un’altra commemorazione funebre di un altro sacerdote: don Giancarlo Gramolazzo, orionino ortonovese, morto l’8 novembre a Roma dove esercitava il suo apostolato dalla sua Ordinazione. Giancarlo aveva solo 66 anni, era un bravo esorcista ed era anche presidente dell’Associazione internazionale degli Esorcisti. A don Giancarlo spedivo mensilmente “Il Sentiero” che, come tanti paesani che vivono lontano da qui, apprezzava molto (in altra pagina un ricordo più ampio del sacerdote).


Domenica, 21 novembre. 

Oggi, con diverse persone di Ortonovo alto, ma anche di Casano, Isola, Molicciara… e con tutta la mia famiglia, ho partecipato al pranzo (alle ore 13) organizzato dall’ANSPI “Madonna del Mirteto” al fine di ricavare un cospicuo contributo da offrire a padre Carlos, che lo porterà personalmente ai bambini bisognosi del Guatemala ed anche per il Seminario della sua “Fraternità”.

         Come ormai è risaputo il nostro parroco, molto presto, farà ritorno al suo Paese definitivamente. Ne siamo tutti dispiaciuti: noi, lui, i seminaristi, il vescovo Francesco e tanti altri che lo hanno conosciuto ed apprezzato. Noi, qui a Ortonovo, sapevamo dell’esistenza di una Associazione di volontari (presieduta dallo stesso padre Carlos) che raccoglieva fondi da destinare ai bimbi di Chacaltè (Guatemala), ma non abbiamo mai organizzato una raccolta per quello scopo:  abbiamo sempre rimandato “al prossimo anno”. Lo stesso parroco non ci ha mai chiesto direttamente aiuti per quella finalità, sa bene che la nostra piccola comunità è da tempo impegnata per altre finalità tipo questa, inoltre c’è da pagare il mutuo della facciata di S. Lorenzo, il mutuo per il rifacimento del muro presso il Santuario, poi ci sarà da mettere mano al tetto e agli interni della parrocchiale… Ecco quindi il perché di questo pranzo.

         Nel pomeriggio ci siamo intrattenuti con il parroco per vedere un filmato sul Guatemala, mentre alcune donne sistemavano la cucina, altre visitavano i locali del Santuario e, alle 16,30 è iniziata la recita del Santo Rosario seguito dalla Santa Messa solenne. All’altare, oltre al vicario foraneo, don Andrea, ai confratelli p.Onildo e p. Vittorio, c’erano anche tre padri brasiliani “Araldi del Vangelo” che da qualche tempo seguono le comunità parrocchiali di Limone e S. Venerio. Il servizio liturgico, come al solito ben curato, è stato eseguito dai seminaristi. Numerosa la partecipazione di tanti rappresentanti di tutto il vicariato di Luni. All’omelia don Andrea ha ringraziato padre Carlos per la bella collaborazione in tutti questi anni di permanenza in Italia e in modo particolare in questi sette anni trascorsi ad Ortonovo.

         Al termine è stato padre Carlos ha rivolgere il suo saluto e i ringraziamenti a quanti lo hanno aiutato a svolgere il suo apostolato in questi anni. Nel suo discorso ha anche ricordato la solennità odierna: festa di Cristo, Re dell’universo. Ci ha ricordato però che la Regalità di Cristo è sempre accompagnata dalla Croce: Cristo è Re sulla Croce.

         E sarà proprio su questo tema che venerdì, 10 dicembre (vigilia della sua partenza), nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, alle ore 21, la corale “Cantus Firmus” terrà una meditazione musicale. Sarà questa anche l’occasione per rendere omaggio all’antico crocefisso fatto restaurare e voluto fortemente al centro dell’altare proprio da padre Carlos.

 

 
 

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