N° 9 - Novembre 2010
Spiritualità
  IL RITO DELLE ESEQUIE:Un atto di fede nell’aldilà
di Silvano Sirboni, liturgista.


 
 
 

Tante le circostanze della vita che mettono a dura prova la nostra fede, ma è la morte che suscita gli interrogativi più lancinanti. Per questo il cuore della rivelazione evangelica è la risurrezione di Gesù e l’apostolo Paolo scrive: “Se Cristo non è risorto, vuota è allora la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1Cor 15,14).

         Pertanto il funerale cristiano, pur nella tristezza causata dalla morte, celebra in primo luogo la fede luminosa nel Cristo risorto. Il rito delle Esequie prevede, infatti, che accanto alla bara sia collocato quel cero solennemente acceso durante la veglia pasquale, mentre l’assemblea immersa significativamente nel buio acclama: “Cristo, luce del mondo!”.

         Di fronte alla morte il Risorto è l’unica speranza che può vincere le tenebre di questo insondabile mistero. Il funerale cristiano non è una semplice “cerimonia” di condoglianze. E’ un atto di fede. E’ con questa consapevolezza che i Vescovi italiani hanno voluto rivedere qualche parte di questo rito perché i gesti, gli oggetti e le orazioni esprimano più chiaramente e alimentino più intensamente la fede e la speranza cristiana; tenendo presente anche il funerale in caso di cremazione.

         La sepoltura del corpo è certamente una prassi preferita dalla Tradizione cristiana perché evoca la sepoltura di Cristo. Tuttavia la scelta della cremazione non è di per sé contraria alla fede cristiana nella resurrezione, per mezzo della quale Dio ci dona una vita nuova ed eterna.

 

                                                          
 

  PAROLA DI VITA
di Chiara Lubich


 
 
 

“Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22, 39).

         Questa Parola la si trova già nell’Antico Testamento. Per rispondere ad una domanda, Gesù si inserisce nella grande tradizione profetica e rabbinica che era alla ricerca del principio unificatore della Torah, e cioè dell’insegnamento di Dio contenuto nella Bibbia. Rabbi Hillel, un suo contemporaneo, aveva detto: “Non fare al prossimo tuo ciò che è odioso a te, questa è tutta la legge. Il resto è solo spiegazione”.

         Per i maestri dell’ebraismo l’amore del prossimo deriva dall’amore a Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, per cui non si può amare Dio senza amare la sua creatura: questo è il vero motivo dell’amore del prossimo, ed è “ un grande e generale principio nella legge”.

         Gesù ribadisce questo principio e aggiunge che il comando di amare il prossimo è simile al primo e più grande comandamento, quello cioè di amare Dio con tutto il cuore, la mente e l’anima. Affermando una relazione di somiglianza fra i due comandamenti Gesù li salda definitivamente e così farà tutta la tradizione cristiana; come dirà lapidariamente l’apostolo Giovanni: “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”. Prossimo -lo dice chiaramente tutto il Vangelo - è ogni essere umano, uomo o donna, amico o nemico, al quale si deve rispetto, considerazione, stima. L’amore del prossimo è universale e personale al tempo stesso. Abbraccia tutta l’umanità e si concreta in colui-che-ti-sta-vicino.

“Amerai il prossimo tuo come te stesso”.

         Ma chi può darci un cuore così grande, chi può suscitare in noi una tale benevolenza da farci sentire vicini - prossimi - anche coloro che sono più estranei a noi, da farci superare l’amore di sé, per vedere questo sé negli altri? E’ un dono di Dio, anzi è lo stesso amore di Dio che “è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.

         Non è quindi un amore comune, non una semplice amicizia, non la sola filantropia, ma quell’amore che è versato sin dal battesimo nei nostri cuori: quell’amore che è la vita di Dio stesso, della Trinità beata, al quale noi possiamo partecipare.

         Dunque l’amore è tutto, ma per poterlo vivere bene occorre conoscere le sue qualità che emergono dal Vangelo e dalla Scrittura in genere e che ci sembra poter riassumere in alcuni aspetti fondamentali. Per prima cosa Gesù, che è morto per tutti, amando tutti, ci insegna che il vero amore va indirizzato a tutti. Non come l’amore che viviamo noi tante volte, semplicemente umano, che ha un raggio ristretto: la famiglia, gli amici, i vicini… L’amore vero che Gesù vuole non ammette discriminazioni: non distingue tanto le persona simpatica dall’antipatica, non c’è per esso il bello, il brutto, il grande o il piccolo; per questo amore non c’è quello della mia patria o lo straniero, quello della mia Chiesa o di un’altra, della mia religione o di un’altra. Tutti ama quest’amore. E così dobbiamo fare noi: amare tutti.

“Amerai il prossimo tuo come te stesso”.

         Chi ha un altro credo religioso cerca pure di fare così per la cosiddetta “regola d’oro” che ritroviamo in tutte le religioni. Essa vuole che si faccia agli altri ciò che vorremmo fosse fatto anche a noi. Gandhi la spiega in modo molto semplice ed efficace: “Non posso farti del male senza ferirmi io stesso”.

         Questo mese, dunque, deve essere un’occasione per rimettere a fuoco l’amore del prossimo, che ha così tanti volti: dal vicino di casa, alla compagna di scuola, dall’amico alla parente più stretta. Ma ha anche i volti di quell’umanità angosciata che la TV porta nelle nostre case dai luoghi di guerra e di catastrofi naturali. Una volta erano sconosciuti e lontani mille miglia. Ora sono divenuti anch’essi nostri prossimi.

         L’amore ci suggerirà volta per volta cosa fare, e dilaterà a poco a poco il nostro cuore sulla misura di quello di Gesù.
 

  I VANGELI DEL MESE
di Stefania Grassi


 
 
 

1° novembre: Solennità di Tutti i Santi (Mt. 5,1-2).


         Il Vangelo odierno spezza il senso comune del rapporto col mondo e scandisce con chiarezza quale deve essere lo spirito del cristiano e quale il vero comportamento dell’uomo di fede.

         Gesù salì sul monte e si mise a sedere e parlò ai suoi discepoli dicendo: “Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei Cieli…”. Con le Beatitudini Gesù ha fatto noi beati, poiché Dio ci fa dono della Sua Santità ed essa è da condividere con gli altri uomini per la realizzazione di una comunità di santi che ci fa familiari di Dio ed eredi del Suo regno. Oggi siamo particolarmente beati perché ci è dato in un solo giorno di celebrare e cantare la gioia che Dio manifesta nei suoi Santi. Beati noi che possiamo guardare alle nostre famiglie, ai nostri vicini e scoprire che ci sono uomini e donne che vivono i Vangeli nella quotidianità e ci rendono orgogliosi di appartenere alla Chiesa.

 

Domenica, 7 novembre  (Lc. 20,38-73).


         L’interrogativo sulla vita ultraterrena ha sempre inquietato lo spirito umano ed anche ai tempi di Gesù il problema veniva particolarmente avvertito come si evince dal racconto evangelico odierno..

         Un giorno alcuni Sadducei si avvicinarono a Gesù ponendogli un quesito su di chi sarebbe stata moglie una vedova che, nel corso della vita, aveva sposato per sette volte i fratelli del primo marito morto, dopo la morte e la resurrezione.

         La risposta di Gesù dissipa ogni dubbio, dopo la morte non c’è più continuazione di rapporti terreni, avviene una trasfigurazione dove si diventa uguali agli angeli, poiché si è figli della resurrezione e figli di Dio.

 

Domenica, 14 novembre  (Lc. 21,5-19).


         Davanti al caos e alla contraddizione degli uomini il Signore ci rassicura. Non sono questi i segni della fine come insiste qualche predicatore.

         Già il Signore ha dovuto confrontarsi con questa follia e sorridendo ci dice di cambiare il nostro sguardo, di vedere le cose positive, di gustare il bene e il bello che ha creato intorno a noi.

         Non dobbiamo scoraggiarci, la nostra fatica può essere l’occasione di crescere nella fede, non mettiamoci sulla difensiva e con la logica di questo mondo, ma affidiamoci allo Spirito.

 

Domenica, 21 novembre  (Lc. 23,35-43).


         La chiave di lettura del Vangelo di oggi è tutta in quell’inquietante richiesta della folla a Gesù: “Se Tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!”.

         No, il nostro Dio non salva se stesso, salva noi. Dio si autorealizza donandosi e aprendosi a noi.

 

Domenica, 28 novembre: 1^ domenica di Avvento  (Mt. 24,37-44).


         Il brano evangelico di oggi è faticoso perché ci invita a vegliare, a essere sempre pronti alla venuta del Signore, perché nessuno conosce il giorno e l’ora della Sua Venuta.

         Bisogna essere vigili come il padrone di casa che, non sapendo quando arriverà il ladro, sta desto per evitare che gli venga svaligiata la casa.

         Ancor più dobbiamo essere vigili noi perché nessuno sa quando il Figlio dell’uomo giungerà.

         I tempi forti come l’Avvento possono essere per noi l’occasione per intensificare la preghiera e per non essere travolti dal diluvio di parole ed eventi che ognuno di noi vive.

 

 

 
 

<-Indietro
 I nostri poeti
 Storie dei lettori
 Spiritualità
 I nostri ragazzi
 La redazione
 Galleria Foto
 E Mail
Lunae Photo
Archivio
2022
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2021
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Settembre-Ottobre
n°6 Giugno/Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2020
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°6 Settembre-Ottobre
n°5 Giugno
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2019
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2018
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2017
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Settembre
n°7 Luglio-Agosto
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2016
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2015
n°11 Dicembre
n°10 Novembre
n°9 Ottobre
n°8 Agosto-Settembre
n°7 Luglio
n°6 Giugno
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2014
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2013
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2012
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2011
n°11 Dicembre
n°10 Numero speciale
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2010
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
2009
n°11 Edizione speciale
n°10 Dicembre
n°9 Novembre
n°8 Ottobre
n°7 Agosto-Settembre
n°6 Giugno-Luglio
n°5 Maggio
n°4 Aprile
n°3 Marzo
n°2 Febbraio
n°1 Gennaio
 
     
 Copyright 2009 © - Il Sentiero. Bollettino Interparrocchiale di Ortonovo (SP) Crediti