Avanti l’ora di apertura dell’ambulatorio, dopo il cappuccino e la pasta nel bar profumato di sigarette, di caffè e di vaniglia, abbiamo girovagato per le antiche vie, abbracciati, nella fresca e dolcissima mattina del caldo luglio di Sinalunga. Il tuo volto era bellissimo e splendido di giovanile incanto. I tuoi occhi riflettevano l’intima beatitudine di essere assieme a me, in giro per il mondo; come in altri tempi. Ed erano pieni di riso. Ed erano ardenti e luminosi.
E a me, in quel tuo appassionato fervore; in quei tuoi limpidi sguardi; in quelle tue continue risa, nervose di femminile compiacimento; in quel tuo non smettere mai di avere il tuo viso a ridere al mio viso; a me, in quella tua gioiosa esaltazione dello spirito e dei sensi; in quella tua ostinata e tenera dedizione di moglie e di amante: sembrava di contemplare ancora la fanciulla dei nostri primi incontri d’amore.
E, mentre ti stringevo al mio cuore in quella tua indifesa ebbrezza di felicità, e mentre ti guardavo, pensavo che i tuoi occhi sarebbero rimasti così, ardenti e luminosi, sempre; anche se si fossero avverate le angosciose paure che ci conducevano a quell’appuntamento oculistico nel tempo di piena estate.
Carlo
IL MIO LUNGO AMORE
Mentre s’addorme ogni vitale slancio,
resta nel fondo un fioco fuoco cremisi,
un tizzo ricoperto ormai di cenere,
che, pur, traluce come fulva lava,
che brilla, intatta, sotto bianca neve…
E sai che parlo del mio lungo amore.
Maria Giovanna