LA RELIQUIA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE
Verso la fine del secolo VII, partiva dal Piemonte per la Palestina un pellegrinaggio guidato dal Vescovo Gualfredo. Arrivato a Ramla un angelo gli svelò che in quel luogo era nascosto il crocifisso scolpito da Nicodemo. Era in una grotta per sottrarlo all’ira degli iconoclasti. Si scoprì a tergo della croce un tabernacolo dove il discepolo aveva riposta un’ampolla contenente il sangue di Gesù. Gualfredo, conoscendo i pericoli per la reliquia, si affrettò a Joppe, trovò una navicella senza remi, né vele, né uomini; vi salì e depose nella stiva il crocifisso e si pose sulla spiaggia in adorazione. Il venerdì santo del 782 la piccola nave apparve senza vele e senza equipaggio al porto di Luni.
“LO VEDI TU LAGGIU’ SULL’ORIZZONTE
LA’ DOVE IL MARE INCRESPA L’ULTIM’ONDA?”
Mi disse un giorno il nonno:
“Or ti racconto”.
Mi prese sui ginocchi e sì mi disse:
“Oh, guarda il più lontano coi tuoi occhi.
Là in fondo c’è una vela di un colore
d’alto mistero.
Quando alla sera accendon le lampare
e il mar diventar tutto d’un fuoco
là non s’accende
rimane come un’ombra sopra l’acque
ormai così da secoli a guardare.
Santa è la storia.
Quando apparve solenne all’orizzonte
era uno scafo solo senza vela
e non aveva remi ad avanzare
nessuno vide un uomo al suo timone
e l’albero maestro era una croce
che dava luce intorno alla marina.
I bucanieri Pisani
s’avvicinaron al bordo a depredare
si ribellaron l’onde assai furenti
e i bucanier fuggiron trasaliti.
Ma intanto d’ogni colle ed alti monti
da ogni sparsa alla pianura
scendevano le torme alla riva
salmodiando.
Un angelo chiamò fino da Lucca
e scese allor il Vescovo Giovanni
con mille che teneano torce ardenti
a raggiungere il nostro Apollinare
Santo di Dio.
Apollinare ornò come per festa
un bastimento pien di fiori e trine
salì il governatore e il clero antico.
Con Giovanni di Lucca voce di Dio
presero il largo e giunser nella notte
dove finisce l’ultim’orizzonte
e furono davanti a una visione.
La nave del mistero allor si mosse
ad aprire i segreti ai nostri Santi
a palesare il volto del Signore.
Giovanni da Lucca ed Apollinare
sul bastimento tutti ginocchioni
offrir l’incenso muti ad adorare.
Subito raggiunser terra le due navi
e la luna fece aureola sulle Apuane
alon di fuoco illuminò la gente
e arrivò un vento tepido costante
che accarezzava il volto dei cristiani.
Facevan cerchio tutti quanti orando
un diacono di Luni fino all’alba
scandiva la Passione dai Vangeli
taceano sin l’onde ad ascoltare.
Ma quando giunse al fine del racconto
quando Gesù morì e piegò il capo
fu come un tuono su nell’alto cielo
una nube parlava all’assemblea
che rimaneva ancora prona a terra.
I presuli balzar insieme in piedi
come profeti antichi a Dio che chiama
e Dio chiamò ognun per nome.
Arrivaron dal porto i mastri d’ascia
aprirono il gran cedro molto antico
ma voleano entrambi il crocifisso.
Giovanni da Lucca risentì la nube:
“Prendi tu il cedro, ch’è per la tua sede.
Un angelo lo incise a Nicodemo
scavate nel profondo di quel petto
toglietegli il bitume e liberate
un cristallo che appare come un cuore.
Cercate nel cristallo: è pien di sangue.
Giuseppe e Nicodemo che schiodaron
il corpo di Gesù dalla sua croce
l’avean lasciato al pianto di sua Madre.
Riempiron più di un’anfora del sangue
che usciva ancora tepido dal cuore”.
Apollinare alfin strinse il cristallo
lo sollevò solenne sulla folla
il “Vexilla” intonò con forte voce
e fu una processione senza fine
dalla riva all’antica cattedrale.
E da quel venerdì del sacro sangue
Per oltre i mill’anni dura ancora
I Cristiani di Lucca
avevan preparato un grande carro
v’avean posto il Cristo e il Gonfalone.
Avevano aggiogati trenta buoi
i maremmani da corna falcate
che ornarono di fiori e di ghirlande.
Eran divisi a schiere sull’Aurelia
squillò l’Exultet a Santamaria
fu un unico scrosciare di campane.
Partirono così da noi per sempre”.