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Michelo
di Mario Orlandi
Lento,
picolin,
puntualo ogni domen’ga
‘n fondo a la Pià
spuntev Michelo
e don Tito i cominzev la Messa.
I stev ‘n t’la montata d’l Cantinon
ma i pref’riv salir a d’ort d’ Rochi,
girar la Madona Granda,
afaciars al Coll’etto…
tant che i ragazzi
i sonev’n d’ut’ma campana. Dop la Messa
‘n saluto a tuti ‘n t’l sagrà,
‘na sreta d’ man al preto
e po’… ‘l rientr’a cà,
tut’n discesa,
ocasjon p’r amirar ‘l pian,
i campi luntan,
‘l mar sch’umà,
e pasar la festa ‘n cà
‘nsema a la vech’a e ai figh’oli.
MICHELE – Lento, piccolino, puntuale ogni domenica in fondo alla piazza spuntava Michele (Minucciani) e don Tito cominciava la Messa. Abitava nella montata del Cantinone ma preferiva salire dall’Orto di Rocchi, girare alla Madonna Granda, affacciarsi al Colletto.. mentre i ragazzi suonavano l’ultimo rintocco. Dopo la Messa, un saluto a tutti nel sagrato, una stretta di mano al parroco e poi… il rientro a casa, tutto in discesa, occasione per ammirare la piana, i campi lontani, il mare schiumoso, e passare la festa in casa insieme alla sposa e ai figlioli.
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Due pianti
di Carlo Lorenzini
Quando tu mi guardi,
e i tuoi occhi brillano
d’amore,
e nella luce,
sono velati di malinconia,
io lo so che tu piangi,
moglie;
e vorresti che io fossi felice.
E, allora, anch’io
Vorrei essere felice
con te
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Tre semplici parole
di Maria Giovanna Perroni Lorenzini
Voglio rubare ancora tre parole,
le più semplici, a esprimere un amore,
che dura da cent’anni, e sempre vive;
anzi è un amore che non sa morire.
S’abbevera a sorgenti misteriose
e riprende il suo corso come fiume,
che, finito sotterra, poi riappare.
Si nutre di una foglia, come fuoco
che, divorando tutto il combustibile,
sprizza, per quella foglia, dalla cenere.
E germina di nuovo come il seme
antico, dentro il campo che è a riposo,
che s’apre in non mai visti girasoli.
Il mio amore è quel fiume, il fuoco, il seme.
Sono tre le mie semplici parole
per un amore che non sa morire.
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La Maddalena
di Padre Maurilio Montefiori
Ti ho sempre creduta
Una bimba troppo cresciuta,
piccola ombra
sotto lunghi capelli. Ti tenevano sepolta
Sotto le lor pietre
I custodi del tempio Fino al giorno
in cui ti fermasti da Simone
a piangere
sui piedi di Gesù
la tua nostalgia d’infinito
e il mesto
desiderio di candore.
Quel giorno
sentivi il cielo aprirsi
sulla tua vita
morta. Breve la tregua
da quel tuo pianto
e la tregenda
che ti portava
con la Vergine al Calvario
a vederlo morire tra due ladri
ed a comporlo
(e ti parea per sempre)
nel sepolcro.
E quando il primo sole del terzo giorno
illuminava il volto dei due angeli,
non li credesti.
Ti folgorò il Risorto
chiamandoti “Maria!”.
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Apua Mater - III Luni
di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi
APUA MATER – III LUNI
Tra i sonetti che costituiscono Apua mater, quello dedicato a Luni raccoglie, nel breve e al tempo stesso ampio giro dei quattordici versi, una riflessione sulla storia della terra “materna”. Dalla vitalità di quella piaggia solatia Ceccardo coglie (con carducciana nostalgia) il passaggio a un plebeo tedio mortale cristiano, capace di travolgere quel mondo, di cui un’estrema eco risuona (per chi la sappia cogliere) nell’azzurra ombra vocale del fiume.
Metro: sonetto (ABAB, ABAB, CDE, EDC).
Poi che dischiuse un impeto sonoro
di scuri alle romane aste la via,
candida dal georgico lavoro
Luni sul Macra sinuoso uscia.
Dietro il carro di Bacco e il giovin coro
il popol nella piaggia solatia,
danzando, a l’autunnal quiete d’oro
i dolci amor’ a Ipperion offria.
Ma quando tra ‘l plebeo tedio mortale
s’affacciò Cristo a lacrimar sul mondo,
un ribollir impetuoso d’acque
Luni travolse: quella immota giacque
Coi templi, i riti, il popolo giocondo,
del fiume ne l’azzurra ombra vocale.
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E Tu stai lì.....
di T.P.
Te ne stai lì,
Appeso,
Con le braccia aperte.
Tutti ti vedono,
ma pochi ti salutano.
Parlano di te,
ma non parlano con te.
E tu sei lì che li guardi,
Con le braccia aperte,
Tacciono sgomenti davanti
Agli sconquassi inspiegabili
Dai letti intrisi di dolore
Su questa palla di terra che gira
Sospesa nel vuoto.
E tu stai lì, a braccia aperte.
Prima o poi la corsa finirà:
Non avremo altro luogo ove andare
E tu sarai lì, ad aspettarci,
Con le braccia aperte.
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Primavera
di Ugo Ventura
Il profumo dei tuoi fiori
È un olezzare della vita.
Nei tuoi campi dipinti
Da mille colori
Volano le rondini
E volano i sogni
Di una realtà futura.
Cara primavera,
Come dolce armonia,
Tu sei per me
Dolce poesia.
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Alleluia, Gesù
di Angela Albertazzi
Alleluia, Gesù:
dalla morte sei risorto
e della tua morte
tutti ne abbiamo torto.
Alleluia, Gesù:
che sei tornato alla vita
volendo restare con i Discepoli
e segnare ancora il cammino
della vera vita e della verità.
Alleluia, Gesù:
dopo tre giorni gli Angeli
ti han portato lassù,
dove Dio, tuo Padre, ti aveva
preparato il più bel trono.
Alleluia, Gesù:
gli uomini avevano spento gli occhi
della persona più pura sulla terra.
Ma col suo cuore, Gesù
irradia di luce tutta la terra
e tutti gli uomini nel suo cuore rinserra.
Alleluia, Gesù:
nella gioia e nel dolore
cessino le guerre
su tutti i fronti e in ogni cuore.
Alleluia, Gesù:
Ti ringraziamo ogni momento,
Tu ci perdoni ad ogni pentimento.
Alleluia, Gesù:
Ti ringraziamo, noi penitenti,
con tutto il nostro ardore
per il tuo generosissimo cuore,
pieno d’amore.
Alleluia, Gesù:
aiutaci a vivere in pace
e volendoci bene
senza più l’angoscia delle guerre.
Buona Pasqua a tutti i lettori
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