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A Padre Anselmo Morra
di Maria Angela Albertazzi
Padre Anselmo, la tua dipartita
ci ha addolorato,
ma sappiamo che, senza ostacoli,
lassù, dove gli angeli, sei arrivato.
Ci hai lasciato un bel ricordo
di persona buona, colta e buon predicatore;
padre sensibile al bisogno
e di tanto carisma dotato.
Anche se incompreso da alcuni
sei andato avanti con umiltà
e forza d’animo nella tua missione.
Ti ricordo tenero coi bambini,
portatore di buone e giuste parole
con ciascuno che con te dialogava.
Ti voglio ricordare col tuo indulgente sorriso
pensando che tu sei già in Paradiso.
Padre Anselmo, che sei davanti al Signore,
pregalo per tutti noi,
per diventare degni del Suo amore.
Da tutti noi sarai ricordato con affetto
e nel nostro cuore con grande rispetto.
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L'ars'naloto
di Mario Orlandi
La mogh’era
La ‘mplor ‘l dotoro
D’far presto, d’ v’nir a v’sitar
‘l su Carlin chi treme,
che p’r la freva i svarie.
‘L dotoro, a v’derla preocupà
i gh’a cons’gnà ‘na bustina
con drent do aspirina
tant p’r com’nzar la cura,
anc se la situazion la n’è dura.
Pas carc m’nuti
Ec la pov’ra dona n’altra vota
Urland da la disperazion:
“Oddio che situazion nera!
Tuto gh’è ‘ncomenzo arsera!
‘L mi Carlin,’ l mi pov’r Carlin gh’è morto!”
‘L dotoro, mentre i mont i scalin
a do a do p’r far ‘n fulinin prima,
i domand quala gh’er d’l pov’r omo l’ocupazion,
tant p’r dars ‘na spiegazion.
S’ntù la r’sposta i sclame:
“Ho capito: dopo tanti anni d’arsenale,
pur sentendosi veramente male,
anzi che rischiare di sudare,
ha preferito crepare”.
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L’ARSENALOTTO
(Lavoratore presso l’arsenale di La Spezia) – La moglie implora il dottore di far presto, di venire a visitare il suo Carlino che trema, che per la febbre delira (svaria). Il dottore, nel vederla preoccupata le ha consegnato una bustina con dentro due aspirine tanto per cominciare la cura, anche se la situazione non è dura. Trascorsi pochi minuti ecco la povera donna un’altra volta urlando dalla disperazione: “Oddio che situazione nera! Tutto è cominciato ieri sera! Il mio Carlino, il mio povero Carlino è morto!” Il dottore, mentre sale gli scalini a due a due per fare un pochino prima, domanda quale era del povero uomo l’occupazione, tanto per darsi una spiegazione. Sentita la risposta esclama: “Ho capito: dopo tanti anni d’arsenale, pur sentendosi veramente male, anzi che rischiare di sudare, ha preferito crepare”.
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Sussurri nel vento
di Maria Giovanna Perroni Lorenzini
Chi di noi due sussurrerà nel vento
dolcezze all’altro a ogni alito di foglia?
Se tu, dirai parole di ricordo
di un amore che, rosse, imporporate,
a ogni incontro le gote e palpitanti
rendeva i nostri cuori; e, ad ogni addio,
lasciava in noi limante nostalgia.
Se io, dirò parole di certezza
Di un amore più forte ad ogni ostacolo:
solo appena velato e, poi, ancora
robusto più di centenaria quercia
ed ai baci tenace più che edera.
Chi di noi due sussurrerà nel vento
dolcezze all’altro, nel fruscio di fronde?
S e tu, dirai parole di conforto
lieve, che inganni la mia lunga attesa,
che calmi la mia sete, la mia fame,
ridandomi la pace che mi davi,
da lunga ombra di cipresso annoso.
Se io, dirò parole di speranza,
di fede: non può perdersi un amore
da te a me, da me a te; ma viva
oltre la vita in un fluire eterno,
nuova creatura, spirito d’amore.
Chi di noi due sussurrerà nel vento?
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LE NOSTRE CENTO E UNA PRIMAVERE
Mia cara Nanna.
Ed ora le nostre primavere sono centouna o centodue (le tartarughe centenarie di ‘Insieme’, ricordi?). Non so. Ma che importa? Se è ancora mattino e la cucina profuma di caffé e i gatti, non curandosi che è Natale, hanno preteso da mangiare e hanno mangiato, alla faccia di chi si preoccupa per loro? E che importa, se tu sei lì di fronte a me con la tua cassetta e il tuo piccolo registratore in mano e mi dici che hai composto un’altra poesia d’amore e mi dici anche che sei contenta perché il pranzo di Natale è pronto: antipasto, primo, secondo e dolce? E che importa, se anche oggi con la tua poesia mi farai piangere perché quei versi esprimono un cuore irriducibile, che non la smetterà mai di essere come se lui di primavere ne avesse solo quindici o sedici? E che importa, se poi, comunque, ci sussurreremo nel vento le cose più dolci che mente umana possa immaginare, come, metti, ‘mia cara’, ‘mio caro’, ‘ti amo’?; e se nel vento a renderci immortali rimarrà il canto della nostra poesia? se rimarrà la gioia di quei tuoi “giorni belli del sole e del grano” e lo stupore del mio Sereno di fronte alla grazia femminile della Pina? E se oggi il Signore ci concede di essere ancora qui a dirci: “Buon Natale!”, “Buone Feste!”, “Buon Anno!”, “Buon compleanno di matrimonio!”. Vedi? In fondo, come dici tu, è piacevole dono lo “spartire vecchiezza insieme”. Anche se dono difficile. Un abbraccio.
Tuo Carlo.
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Uomini ed ombre
di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi
UOMINI E OMBRE
Le ombre di una storia più vicina e inquieta animano questo sonetto ceccardiano. La forza evocativa del paesaggio “materno” non si soddisfa con il solo richiamo a glorie del passato, come alle radici della famiglia Bonaparte. Ad esse Ceccardo contrappone i più concreti uomini: una rude gente come quella dei lavoratori delle cave, sacra a la morte e legata (per l’autore del fiammeggiante Dai paesi dell’anarchia) a figure di nuovi predicatori e agitatori, come l’anarchico Carlo Caffiero.
Metro: sonetto (ABAB, BABA, CDC,EDE).
E non il Bonaparte io chieggo e i tardi
suoi Avi,1) e le lor greggi ad un dirùto
ovile tra ‘l tonfar d’umidi cardi:
favola de la storia io ti saluto!
Altri tuoi figli or col pensier aiuto,
o popol d’Apua: operatori e bardi2)
di novel Tempo, ch’aprono nel muto
sasso lor prima pagina, gagliardi.
L’ombre dei Re s’inchinino! Tal rude
gente è sacra a la morte: in tra ‘l fragore
di mine i fianchi d’Appennin dischiude,
e i marmi ne di scheggia ardui, il fiero
oprar cantando. E tra lor va minore
fratello di Danton3), Carlo Cafiero4).
1) Ceccardo si rifà a una diffusa tradizione che voleva i Bonaparte originari di Marciaso.
2) Celebratori.
3) Il celebre rivoluzionario francese Georges-Jacques Danton (1759-1794) vittima degli scontri interni alla Repubblica.
4) Carlo Cafiero (1846-1892), abbandonata la carriera diplomatica, si impegnò nella diffusione del socialismo e, in seguito, dell’anarchismo. E’ autore del diffusissimo Compendio del Capitale.
Tratto dal libro “Questa di castelli nobil terra”: poesie scelte a cura di Lorenzo Vincenti (Ed. Giacchè).
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A San Gabriele
di Padre Maurilio Montefiori
Quando il suo sguardo Ti chiamò
Non resistevi a quel volto
Di severa bellezza.
T’indicava selve profonde
Ove asceti Vivono il Cristo totale
E il pentimento e l’estasi
Si dilatano negli spazi di cielo.
E Lei
Mistero Trinitario Mamma Maria
Vivente carne di Dio
Ti accompagnava
Lungo l’aspro cammino
A cogliere fiori di sangue
E a unirsi al suo pianto.
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Com'è strana la vita !
di Berni
Che strana la vita:
ti fa cadere, distratta,
da qualcosa
che non ti è dato sapere.
Poi apri gli occhi:
tutti son felici
ma il tuo corpo non risponde
a quel che tu gli dici.
E’ un momento:
ancora tu sorridi
a colei che ti ha tenuto
con i vivi.
Poi, la realtà!
Vedi la tua vita,
il suo egoismo innato:
maledici colei che non ti ha ceduto
alla sorella nera cui eri destinato.
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Figlio ti raccomando
di Ugo Ventura
Se tu potessi un giorno, figlio mio,
scambiare l’onestà per la dovizia
saresti stolto, benedetto Iddio,
e perderesti onore e amicizia.
La povertà è un dono del Signore
perché arricchisce l’uomo di saggezza,
mostrare soldi non vuol dire amore
avere cuore significa ricchezza.
Fra le virtù l’uomo può vantare
la rettitudine, l’onor, l’intelligenza,
la volontà di sempre lavorare
e la salute intesa come scienza.
La vita è un labirinto di sorprese
e l’uomo lotta con forza e gagliardia,
subisce torti, inganni a più riprese,
perché segnato da antica profezia.
…Al posto del coltello e del fucile
prendi una rosa…ti farà fiorire!!!
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A Te
di Annamaria Venturini
Occhi profondi
Verdi come il mare
Profumo folleggia
Sento odore d’erba e fieno
Di bosco e terra bagnata
Fragranza di mosto
Che bolle nei tini
Riverbero lucente, dorato
D’olio cadente, fluido, dal torchio
Odo merli, passeri, fringuelli
Li accarezzo col pensiero
Penso...Vivo...Respiro
Quest’aria satura d’onestà
Che mi hai lasciato,
Babbo
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Nessuno......ha tempo
di Adriana Polla Luciani
Ogni giorno una guerra
Che lascia il segno
Al suo passare.
Nazioni che combattono,
Giovani che muoiono,
Terroristi che crescono
E invadono la terra;
Eroi che passano
Alla storia,
Gente che soffre.
Mah!
Chi troverà il tempo
Per la pace nostra? Nessuno… ha tempo!
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