UN NATALE SOLITARIO
Tra pochi giorni arriverà il Natale.
Sarà per noi un Natale solitario:
l’inferma da accudire, ogni momento;
i figli in Baviera, per lavoro:
“Tanti auguri e un abbraccio”, virtuale;
i parenti, lontani, per telefono;
il segno di un presepe, in terracotta;
l’albero? no, ci basterà una stella;
un pranzo semplicissimo e poi, forse,
torrone ed un bicchiere di spumante;
e, dopo, il quieto scorrere del tempo
(molti i silenzi e rare le parole)
incontro a sera, qui, nella campagna,
vestita del suo abito d’inverno.
Il Natale che viene sarà, certo,
un Natale in sordina, solitario;
ma son sicura che non sarà triste.
Sarà, per me, sereno, confortevole;
perché, se non possiamo averne un altro,
so che tu vuoi dividerlo con me.
Maria Giovanna
LE MIE PASTICCHE E IL TUO SORRISO
Mia cara Nanna.
Prima una pasticca di Mirapexin; poi mezza pasticca di Sinemet. Era circa il mezzogiorno del dodici di dicembre di questo anno 2005. Ed eravamo nella sala d’aspetto della stazione di Piacenza. Reduci dai nostri ‘successi’ letterari. Prima di mangiare il nostro panino in attesa del treno per il ritorno. Io, ormai in crisi di astinenza, prendevo le mie pasticche, che hanno il compito ormai di sostituire le funzioni di certe mie cellule cerebrali che sono uscite un po’ matte. Tu eri seduta accanto a me. Ed eravamo rivolti l’uno verso l’altra. Tu, per agevolare i miei incerti movimenti, tenevi in mano la bottiglietta dell’acqua opportunamente stappata e me la porgevi ad ogni mia assunzione di pasticca. Un sorso ogni volta.
E, seduta accanto a me, rivolta verso di me, mi guardavi nella mia stanchezza e nella mia malattia e nella mia incertezza dei movimenti. E mi sorridevi. E avevi negli occhi, quei tuoi occhi che ormai anche loro fanno i matti come le mie cellule cerebrali, avevi negli occhi la luce di chi guarda una cosa preziosa e bella. E anch’io ti guardavo come una cosa preziosa e bella. E pensavo al tuo cuore, quel tuo cuore grande di poeta, che ha saputo dare i pensieri e i ritmi del nostro ‘Natale solitario’, la poesia premiata al concorso.
E ti ho fissata così nella mia mente e nel mio cuore, mentre ogni volta mi davi l’acqua, in quella tua attitudine piena di grazia femminile e di premurosa affezione, piena di bellezza. Ed è una delle immagini di te, ma sono tante e tutte care, che porterò nel mio cuore nei giorni della mia vita. Grazie.
Carlo