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Atmosfera
di Mario Orlandi
D’ vera gh’è armast d’atmosfera,
ma la vita la n’è pu quela vera:
la campana la son’n luntan,
la tirulesa i n’ san pu cos gh’è,
‘n t’la pià la n’ gh’è pu’l ch’ach’rio,
vespa e motocarri i port’n pericolo
p’r la via streta e aciotolà.
‘Na vota, ma non ai tempi d’Isaca,
‘n t’la pià la gh’er la vita d’ paeso:
la notizia la r’mbalzev’n svelta
dal forno ala bottega, dal barbiero al sarto;
la mà la ch’amev,n i ragazi,
i bà gh’arv’niv,n a sera dal pian
o da l’oliva in Vala o Picion;
Scilvio, apogià al porton d’la ch’esa,
gh’arcontev bela storia ai picolin
e la Iolà, ass’tà con d’altra dona ‘nt’l sagrà,
la sf’rev magl’on p’r l’inverno
svelta come ‘n pescio.
ATMOSFERA- Di vera è rimasta l’atmosfera, ma la vita non è più quella vera: le campane suonano lontane, la “tirulesa” non san più cosa sia, nella piazza non c’è più chiacchierio, “vespe” e motocarri portano pericolo per le strade e le vie acciottolate. Una volta, ma non ai tempi di Isacco, nella piazza c’era la vita del paese: le notizie rimbalzavano svelte dal forno alla bottega, dal barbiere al sarto; le mamme chiamavano i bimbi, i babbi ritornavano la sera dal piano o dalle olive in Valle o Piccione; Silvio, appoggiato al portone della chiesa, raccontava belle storie ai piccolini e Iolanda, seduta con altre donne sul sagrato, sferruzzava maglioni per l’inverno svelta come un pesce.
N.B.) La “tirulesa” è un modo caratteristico di suonare le campane, con le mani: ci sono i rintocchi ravvicinati della “campanetta”, i suoni cupi della “mezzana”, per smettere quando il “campanone”, tirato con la fune e, a volte, fermato in alto, fa sentire il suo forte rintocco, in una successione veramente festosa.
Silvio e Iolanda erano fratelli, nato cieco il primo e diventata cieca verso i sette/otto anni la seconda. Silvio ha svolto la funzione di campanaro fino alla fine dei suoi giorni; Iolanda svolgeva da sé le faccende domestiche ed eseguiva maglie ai ferri su commissione.
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Quel pastore
di Maria Angela Albertazzi
Nella sua grotta il pastore,
prima di uscire – fuori era tanto freddo -,
mise il cappello e si avvolse il mantello
per tornare al suo paesello.
Due persone da tempo erano in cammino,
avevan bussato a tante porte
ma tutti avevan loro negato
il calore di un camino.
La donna era in attesa di un bambino,
erano ormai stanchi, sfiniti,
ma con forza misteriosa avanzavano uniti.
Era notte fonda, il freddo pungeva
e quel bimbo nascere voleva.
Trovarono rifugio in quella grotta
Riscaldata da un bue e un asinello,
stesero lì, sulla paglia, un telo di bianco lino
ove, dopo poco, giaceva il santo Bambino.
Il padre s’ inginocchiò e scoppiò in pianto
ringraziando Dio di avergli dato tanto.
Il primo ad arrivare fu il buon pastore
e si pose ad adorare il suo Signore.
A quella grotta giunsero subito in tanti,
portando doni e adorare Gesù Bambino,
il più santo dei Santi.
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L'estate di dicembre
di M.G.Perroni Lorenzini
E’ gradita l’estate di Dicembre…
Ma non illude il boccio della rosa
Dagli orli secchi, e quasi senza odore
Né il ronzante vagare del moscone
Uscito al lieve tiepido del sole,
strano in mezzo a quel vuoto e a quel silenzio;
né il turgore di gemma su di un ramo
che tenta una precoce fioritura.
Vince l’inverno: nelle foglie secche,
al suolo a mucchi, ormai terrose e marce;
in quell’erba sottile che rispunta,
giallastra, senza forza di colore;
in quella luce d’alba senza aurora
del cielo, sgombro e solo, senza voli.
Non illude l’estate di Dicembre.
Ma è grata al cuore questa pausa breve
Tra le piogge autunnali e le bufere
Di vento, d’acqua e grandine o di neve
(se ne coglie nell’aria già un sentore).
E’ un miracolo effimero, di vetro;
è fragile farfalla quest’estate
dai brevi giorni e dalle notti eterne.
Somiglia al nostro amore che s’attarda,
e non illude mentre ancora scalda:
ha visto primavera, estate e autunno,
ma sa che dovrà cedere all’inverno,
la stagione implacabile, che schianta,
e separa per sempre i cuori amanti…
Ma ancora c’è l’estate di Dicembre.
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Nicolò V
di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi
Tra i personaggi più illustri della terra attraversata dalla Magra è certamente Tommaso Parentucelli, nato a Sarzana nel 1397, papa dal 1447 al 1455 col nome di Nicolò V. Ceccardo ricorda l’impulso del pontefice umanista sarzanese ad un’impresa straordinaria, come la promozione della Biblioteca Vaticana e richiama con intento celebrativo l’impegno di collaborazione da parte di Leon Battista Alberti e l’ideale assenso della grande eredità classica (qui rappresentata da Platone, in ideale fuga da un Oriente malsicuro). Ma certamente l’impressione più vivida suscitata dal sonetto è rappresentata (più che dalla fremente ombra di Stefano Porcari) dall’innalzarsi in su la cattedrale della statua di Nicolò, un innalzarsi aereo e nello tempo affiso al verde pian natale.
(Metro: sonetto (ABAB, BABA, CDC, EDE).
Non qui con la fremente ombra il Porcari(1)
t’insegue: aereo, in su la cattedrale, (2)
tu ristai, per i pioppeti ardui e in chiari
rivoli affiso al verde pian natale.
E pensi:”Qual gentil Maggio ideale
di rose inanellò gli itali acciari,
quando Beltà con fremer ampio d’ale
reduce scese i cristiani altari!”.
Ecco: a te porge le studiate carte
Leon Battista (3) -E tu: “Oh al sol latino
potessi io rilevar e i Numi e l’Arte
de’ Padri, e il cor de la rinata gente!”.
Platone, fuggitivo dal divino
Egeo che Maometto(4) arde, t’assente.
1) Umanista e uomo politico, Stefano Porcari fu impiccato a Roma, in Castel Sant’Angelo, nel 1453, in seguito a una fallita insurrezione contro il potere papale.
2) Nel 1735, sulle estremità del timpano della Cattedrale di Sarzana, S. Maria Assunta (prima S. Basilio), tre grandi statue raffiguranti Nicolò V, Eutichiano e Sergio IV.
3) L’umanista, scrittore, architetto Leon Battista Alberti (1406-1472), curatore, auspice Nicolò V, dei dieci libri De re aedificatoria (1452).
4) E’ un rferimento alla crescente pressione turca su Bisanzio, culminata nella conquista della città.
Dal libro ‘Questa di castelli nobil terra’ di Lorenzo Vincenti.
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Mille luci di speranza
di R.G.
Scende la sera e la collina imbruna
Di gelo è l’aria e trepida l’attesa
Ma... ecco che s’accende la campagna
Di mille luci sotto il chiar di luna.
Son luci che rivelano a ogni cuore
Il mistero più antico e sempre nuovo
Di un Dio che si fa uomo per amore.
Son luci di speranza che sfavillano
Su un mondo che rincorre un sogno vano
Che cerca ansioso, s’illude e ancor
S’affanna, che si aggira smarrito
E non sa \più quel che cerca
E lì, poco lontano, in quella
Semplice, misera capanna che
Calda brilla contro un cielo blù.
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Natale
di Padre Maurilio Montefiori
NATALE
Quando l’onnipotente
Umiltà di Dio
Si fa luce
A illuminar l’amore
Portando con sé una Madre
Per tutti noi umani.
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Santo Natale
di Ugo Ventura : dal lbro "Un volo di pensieri"
Lassù nell’infinito cielo
una cometa d’oro
brilla più delle stelle.
E’ tanto grande e bella
eppur non la guardano
i terrestri mendicanti.
Nel caminetto ardente
scoppiettan le legne ancor verdi
e sale in alto il fumo nerastro.
Le brace sono rosse e scaldano
le castagne, bruciano le speranze.
Manca, in tanta festa,
il vecchio calore umano,
manca l’amore andato
che era la ricchezza del cuore,
il Natale dell’anima.
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