LA “MISSIONE IMPOSSIBILE”
Voglio raccontarvi un altro 11 settembre (non quello delle torri gemelle). Un 11 settembre che il tempo e la poca memoria storica hanno completamente rimosso.
Dopo la grande battaglia navale di Lepanto e un secolo di preparativi per smaltire la batosta, un esercito di trecentomila musulmani guidati da Mustafà Karà parte da Istambul e muove verso Occidente. Non più dal mare ma dalla terra arriverà la vittoria finale. Un esercito poderoso. Il più potente che l’Europa abbia mai visto. Un’impressionante massa di uomini e cavalli e cammelli e carri. Devastano villaggi e razziano di tutto. Rapiscono migliaia di donne: una tenda con un immenso harem segue la lunga marcia (la tenda finirà a Loreto). L’obiettivo dichiarato di Maometto IV è quello di conquistare Vienna e scendere fino a Roma e, una volta lì, trasformare San Pietro in una Moschea, come la grande basilica di Santa Sofia a Costantinopoli. Vienna, la “Mela d’Oro”, è il cuore dell’Europa (coincidenza? Le Torri Gemelle erano il simbolo della “Grande Mela”). Vienna è la porta che aprirà la strada verso Roma, centro della cristianità. Se questo disegno fallirà, se in quel lontano 1683 l’Europa non viene islamizzata, è grazie ad un grande italiano, che il coraggioso papa Wojtyla porterà sugli altari il 27 aprile 2003 (“Un beato che non piacerà all’Islam”). Si chiamava, fra Marco d’Aviano, un frate cappuccino. A lui Innocenzo XI affida la “missione impossibile”: ricreare la “Lega Santa” (così come Pio V nel 1571, il Papa intuisce che il mondo musulmano sta per riprendere la sua marcia di conquista). Marco convince i principi cristiani, in lotta fra di loro, che l’Europa è in pericolo e che è arrivato il momento di fermare l’avanzata musulmana.
Percorre l’Europa in lungo e in largo. La forza della parola è coadiuvata dalla potenza taumaturgica della sua figura. La sua fama corre per l’Italia, l’Austria, la Germania, l’Ungheria, la Spagna, la Polonia, la Francia, l’Olanda. Parla molte lingue, promette l’Indulgenza e raccoglie 80.000 volontari. L’unico sovrano ad aderire in prima persona, però, fu Giovanni II di Polonia a cui fra Marco affida il comando delle operazioni.
Vienna, sotto assedio dal 14 luglio, è persa. Le cannonate di Mustafà Karà hanno aperto voragini nei bastioni di difesa. Le vie d’acqua sono inquinate. Topi infetti sono gettati oltre le mura. La peste dilaga. L’Imperatore fugge in battello lungo il Danubio. La storia dell’Europa sta per cambiare. L’occidente è sull’orlo del baratro. La mattina dell’8 settembre fra Marco recita la Santa Messa con ai lati il re di Polonia e il duca di Lorena, e l’ 11 settembre “sguaina la Croce” e dalla “Montagna Calva” di Kahlemberg, sopra Vienna, “nel Nome di Maria”, parte l’attacco. Il 12 la battaglia infuria e, contro ogni previsione, la Lega Santa vince. L’esercito turco perde 20.000 uomini e fugge allo sbando, inseguito in ogni dove. Per l’impero ottomano inizia un lungo e inesorabile tramonto (ma solo in Europa). Papa Innocenzo XI, proclamerà il 12 settembre festa universale del “Santissimo Nome di Maria”.
L’anno dopo il Papa invita fra Marco a proseguire nella liberazione dell’Europa tutta e fra Marco si adopera per coordinare l’alleanza dei principi Cristiani e interviene personalmente nei piani di battaglia. Partecipa alla liberazione di Budapest (1686). Ricolloca lui stesso la statua di Maria nella chiesa di Santo Stefano, dove vi intona il Te Deum; così come a Belgrado (1688). Egli attribuì tutto il merito alla Vergine Maria che lo accompagnava sempre. Lo stendardo di Loreto, sventolava su ogni bandiera e a Loreto andranno molti trofei. L’11 settembre del 1683 rappresenta quindi il punto più alto della penetrazione musulmana; ma è stata respinta !
Chi è dunque Carlo Domenico Cristofori detto fra Marco? Un carneade qualsiasi? Nacque ad Aviano (Pn) nel 1631 e morì a Vienna nel 1699. La sua popolarità era enorme. Attorno alla sua leggendaria figura nacquero storie di miracoli e di prodigi. Al suo letto di morte c’erano re e regine e al suo funerale una folla immensa. E’ sepolto a Vienna nella cripta dei cappuccini, accanto ai re asburgici.
La guerra contro i turchi d’Europa finì definitivamente proprio nel 1699, anno della sua morte. Al duca Eugenio di Savoia l’ultima battaglia di Serbia.
Per il mondo musulmano la sconfitta è una ferita lacerante, insanabile. Il rancore, la vergogna, l’odio per i cani infedeli che, dopo lo scoramento di Lepanto, era stato dimenticato, nasce proprio l’11 settembre del 1683 e continua ancora oggi. I francesi ci sfiniscono con Giovanna d’Arco a cui hanno dedicato 23 film, ma era ben poca cosa a fronte di Marco d’Aviano. Senza di lui, oggi le nostre donne avrebbero il chador o il burga. Le sue statue sono presenti in tutte le grandi città dell’est.
“Senza Carlo Martello nel 732 a Poitiers e senza Marco d’Aviano nel 1683 a Vienna, anche l’Europa sarebbe islamizzata”, dice E. Gibbon.