N° 8 - Ottobre 2009
I nostri poeti
  Invocazione
di Paola G. Vitale


 

 

 

Come tramonta il sole,

mio Signore,

un filo roseo si stende

sopra il monte

e poi avvampa le nuvolette sparse

nel vasto cielo.

E subito s’imbruna, e allora scorgi

la falcetta di luna.

Se resti a contemplare, non passa

tanto tempo,

che la luna, cala sul monte

e subito scompare.

Resta muta la notte, finché appare

la stella più lucente

e poi, pian piano, i lumi del Gran Carro

e la Stella Polare.

Questo agosto, Signore, dei grandi Santi tuoi,

ricco ricordo;

dell’amore per Te, ci avvampi il cuore!

 

 

 

                                                                           25 agosto 2009         

  La p'scina
di Mario Orlandi


 

°°°°°&°°°°° 

 

Quand a Nicola capitev la p’scina

I s’n’acorgev’n tuti:

p’r i gati ‘n corsa

e p’r Spartan che, crol’on,

i c’rchev d’ far ‘na bela colazion:

i s’ fev dar do bela sardina,

i g’ cavev apena i buzi e la resca,

i la st’ndev sun t’n crosted d’ pan

e i discev chi n’av assè fina a doman,

anc se p’r ‘n bich’ero brusco o bon

la gh’er semp’r n’ocascion.

 

                                                              Mario Orlandi

 

 

 

 

LA PESCINA (PESCIVENDOLA) -  Quando a Nicola capitava la piscina se ne accorgevano tutti: per i gatti in corsa e per Spartan (Narciso Dal Punta) che, barcollante, cercava di fare una bella colazione: si faceva dare due belle sardine, levava le interiora e la lisca, le stendeva sul pezzetto di pane e diceva che  ne aveva abbastanza fino a domani, anche se per un bicchiere di vino brusco o buono c’era sempre un’occasione.

 

 

 

  L'amore
di Patrizia Giacchè


 

 

 


                                                                                              

L’amore è incontrarsi, trovarsi.

E’ giocare a carte scoperte, quando il mondo c’ insegna a proteggerci, a non esporci, a nasconderci.

 Ad usare qualsiasi mezzo pur di non essere comprati, feriti, uccisi.

L’amore è verità.

Non ama  i sotterfugi, i compromessi, le doppie e triple comunicazioni.

E’ diretto, essenziale.

L’amore è progetto.

E’ destinato a morire, se non entra in un percorso, in un cammino.

Rendiamolo vivo!

 

 

  Notturno
di Ceccardo Roccatagliata Ceccardo


               

 

 

                Scritta a Ortonovo (in data 12 luglio 1891, poco più di un anno prima della morte della madre) questa poesia, dalla ricercata struttura metrica, rivela uno degli atteggiamenti di Ceccardo nei confronti della terra ortonovese, più in generale della “materna” Val di Magra e Lunigiana: un’intimità raccolta che, partendo da immagini paesaggistiche già di gusto pascoliano (ma non solo) trova nel “notturno” il riflesso o forse il corrispettivo di una inquietudine in cui si intrecciano trasalimenti e stupore. Dunque suggestioni di colore o comunque visive (da perleo a bruna, da pallido a bianca a celeste ed argentee) talora contrastanti ed espressioni verbali sospese (da lenta sale a guardano mute) esprimono ed evocano un senso di assorto raccoglimento, segnato dalla ricorrente metafora del fiore e dall’inquieto trasformarsi della incantata visione (il ripetuto guardano) in muto svanire (nel silenzio sognano).

 

Metro: tre quartine di settenari (abcb, defd, ghhi).

 

 

 

Da l’Oriente perleo

Su la chiomata, bruna

Massa de’ monti boccia

Guardano le foreste

La bianca meraviglia

Che lenta sale il diafano

immenso arco celeste;

guardano mute, argentee

-erte le rame al cielo-

quel gran fior d’asfodelo (1)

e nel silenzio sognano.

 

                          1) Un fiore dal colore pallido, associato

                                       dai Greci al regno dei morti.

 

 

                                                        Ceccardo Roccatagliata Ceccardi

 

Tratta  dal libro “Questa di castelli nobil terra” di Lorenzo Vincenti (Edizioni Giacchè).

 

 

 

 

  Postino c'è posta ?
di Maria Angela Albertazzi


 

 

 

Su in soffitta, tanto tempo fa

Ho ritrovato una scatola di cartone:

dentro c’erano i miei sogni, le mie illusioni.

Lettere ricevute e, per ricordo, conservate;

quante volte lette e rilette;

quante emozioni e lacrime versate;

sogni e dolci attese mai più tornati.

La lettera era di sentimenti espressi protagonista

E metteva il cuore in prima lista.

Fiumi di parole vere o menzognere

Sono state scritte

E in ogni parte del mondo erano spedite.

Pagine bianche, colorate e profumate;

in tanti modi abbellite;

anche un fiore o un cuore,

con una matita disegnati,

diventan oggetti pregiati.

“Postino, c’è posta?”.

Si sperava fosse: “Sì”, la risposta.

E poi con la busta nascosta in seno,

ci si nascondeva per leggere, con ansia,

quelle dolci parole.

Lettere che viaggiavan nel tempo

Anche se molto a rilento.

Così era: ora non esiste più:

è cambiato con un ‘tu tu, tu tu…’.

Un ‘pronto?’ che corre

su un freddo filo o nell’aria:

altri ascoltano quel che di privato vien detto

e subito può essere sbandierato.

La parola più importante in quelle buste

Che faceva battere o illudere il tuo cuore,

era una breve e magica parola: amore.

 

 

 

  Al mio paese
di Padre Maurilio Montefiori


 

 

 

 

Oh, quante volte

torno col pensiero

al mio paese

piccol frammento

dell’antica Selene

emerso sul colle

a innamorarsi di sole.

Vorrei ancora

contemplare il mare

dai severi bastioni

sotto la meridiana

quando la sua potenza e l’onde

sembrano cavalcare

ad inghiottir la terra.

 

                             

  Calma di sensi
di M.G.Perroni Lorenzini


 

 

Sotto un velo

D’azzurro

Svaporato.

Stormiscono

Le fronde

Dei pensieri;

Rinfresca

La risacca

I desideri;

I sogni

Sono uccelli

Ai primi voli.

 

                              

  Il Medico
di Adriana Polla Luciani


 

 


 

Guardo quell’uomo

Dal camice bianco,

Nei suoi occhi

Nessun rimpianto

Per quel che dietro ha lasciato.

 

Per lui esiste solo

Il suo malato.

 

Pronto in ogni momento

A dare il meglio di sé;

Pur di salvare una vita

Trascura la propria.

 

Eppure a volte

Non è capito

Quanto sia grande e prezioso

Il suo sacrificio.

 

Castelnuovo Magra, 23 maggio 1977  

 

 

                                                      

  L'Infermiere
di B.M.


 

 

 

 

E’ un moto continuo:

tu accogli persone col loro destino…

Passi gommati, in abiti bianchi,

 porti cure e parole rassicuranti.

Con sorriso sincero doni il buongiorno:

per il tuo paziente sei l’eroe del giorno.

 Giorno, alba, mattino, notte, sera,

sono i tuoi turni, ed è fatica vera.

Carattere, professionalità…

Hai scelto il tuo mestiere:

sei il nostro infermiere.

 

 

 

                                                   

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