Domenica, 6.9.2009 - Mc 7, 31-37).
Ci viene presentato, oggi, il miracolo della guarigione di un sordomuto. Il fatto avviene nel territorio della Decapoli che era abitato prevalentemente da pagani, seguaci di religioni politeiste. Gesù però non compie il miracolo per farsi riconoscere come il Messia profetizzato da Isaia (35, 5): “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi…griderà di gioia la lingua del muto”: guarisce il malato “in disparte” e comanda ai presenti “di non dirlo a nessuno”.
La folla però non riesce a trattenere lo stupore per il bene che Gesù faceva. Gesù rimetteva in funzione ciò che non funzionava più nel corpo dei malati. Nel caso del sordomuto gli apre i canali della comunicazione, gli offre l’opportunità di ascoltare e di riferire il proprio pensiero.
La Chiesa nella liturgia del sacramento del Battesimo ripete in parte i gesti di Gesù sul battezzando, auspicando per lui l’ascolto della Parola di Dio e la professione di fede.
NOTA: talvolta troviamo nei Vangeli parole o brevi frasi in lingua aramaica. La lingua aramaica era diffusa tra il popolo e presente in Palestina in diversi dialetti. Gesù parlava in aramaico, conosceva l’ebraico (per poter leggere le Sacre Scritture) e forse un po’ di greco (che era usato per gli atti amministrativi e nel commercio).
Domenica, 13.9.2009 – Mc 8, 27-35).
Dopo aver condiviso con i discepoli molte esperienze, dopo averli istruiti con le parabole e con i miracoli, Gesù chiede loro: “La gente chi dice che io sia?”.
La risposta dimostra che vi è ancora molta confusione nel popolo. Allora pone la domanda direttamente ai Dodici: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Pietro fa la sua professione di fede e lo riconosce come “il Cristo” (cioè l’unto, il prescelto, il consacrato, il Messia atteso da secoli!).
Ci si aspetterebbe un momento di festa, di esaltazione per il compiersi della promessa messianica e invece non è così. Gesù ordina SEVERAMENTE di non parlare di Lui ad alcuno e rivela ciò che Gli accadrà nel futuro prossimo: DOVRA’ SOFFRIRE MOLTO…ESSERE RIFIUTATO…VENIRE UCCISO…RISORGERE.
Pietro probabilmente non ascoltò fino all’ultimo verbo: la sua istintività, colpita dalla negatività della futura vita del suo Maestro, così diversa da come se l’era prefigurata, lo spinse a rimproverare Gesù per quello che stava dicendo. Si meritò così un: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Quante volte pensiamo come ha pensato Pietro, progettiamo felicità, serenità, benessere basandoci sulla nostra umana materialità!... Come è normale guardare la vita dal proprio punto di vista e impegnarsi fino alla fatica per raggiungere i propri personali obiettivi!... Ma per far sì che i nostri progetti siano sulla via della salvezza dobbiamo essere umili (rinnegare noi stessi), caricarci della nostra croce e avere Gesù come guida.
Non è facile, non è impossibile.
Domenica, 20.9. 2009 - (Mc 9, 30-37).
Gesù si sta dirigendo con i discepoli verso Gerusalemme: il suo cammino non è soltanto uno spostamento fisico ma è un percorso spirituale del quale rende partecipi i discepoli. Gesù ripete l’annuncio della sua morte e resurrezione per la seconda volta (la prima volta lo abbiamo ricevuto domenica scorsa).
I discepoli sono lontani dal comprendere il significato di quelle rivelazioni e hanno timore a chiedergli spiegazioni. Quello stesso timore che ancora oggi prende le persone che non vogliono sapere la verità (sul decorso di una malattia, sulla moralità del proprio comportamento, sulla propria vocazione…) e che, come i discepoli, si distraggono a pensare a più futili questioni.
La questione che interessa i discepoli è chi tra loro si possa ritenere “il primo”, il più importante. Gesù, giunto a Cafarnao, dà loro la risposta: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. Gesù dona poi piena dignità a chi, in quel tempo, non era portatore di diritti: abbraccia un bambino dicendo che accogliendo un bambino nel suo nome è come accogliere Lui stesso e il Padre.
Accogliere significa provvedere a tutti i bisogni materiali e spirituali della persona senza aspettarci nulla in cambio: è un richiamo ad amare gratuitamente.
Domenica, 27.9.2009 – (Mc 9, 38-43-45-47.48).
Gesù tratta altri aspetti che servono a dare un’immagine chiara del discepolo di Cristo. Il vero discepolo accoglie il bene ovunque esso si riveli: “Chi non è contro di noi è con noi” (v. 40) o, come dice Mosè a Giosuè: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore…” (Nm 11,29).
Ogni atto d’amore, anche il più quotidiano come offrire l’acqua all’assetato, fatto al discepolo è come se fosse fatto a Cristo. Ogni atto che “scandalizza”, cioè che impedisce di camminare nella fede a “uno di questi piccoli che credono…” (intendendo con il sostantivo “piccoli” le persone semplici e umili) sarà duramente punito.
Il simbolo della Geènna (luogo impuro, la “discarica” di Gerusalemme), quello del fuoco inestinguibile e quello del verme che rode (cfr. Is 66, 24) raffigurano l’inesorabilità del giudizio divino. Di fronte al pericolo di perdere la fede l’uomo deve essere disposto a sacrificare ciò che gli è d’inciampo (“scandalo”), fosse anche una mano, un piede o un occhio (organi che tutti noi riteniamo indispensabili).
“Il vero miracolo che dobbiamo compiere: tagliare ciò che in noi è doppio e ipocrita, e che scandalizza il fratello, per unificare la nostra vita nell’amore” (Fra Luca Fallica).